26 aprile 2005

fino al 15.VII.2005 Otto Dix – 16 acquerelli per Ursus Milano, Galleria Blu

 
Un esponente della Nuova Oggettività tedesca, tra le correnti definite “arte degenerata” dal Reich. Tra feroce denuncia socio-politica e suggestioni infantili. Iillustrazioni per bambini che si accompagnano a figure allegoriche inquietanti...

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I sedici acquerelli di Otto Dix (Untermhaus 1891, Singen 1969) esposti alla Galleria Blu sono una raccolta di illustrazioni fiabesche, letterarie ed allegoriche dipinte per il figlio Ursus intorno al 1930, da cui trapela la visione di un mondo minacciato dal delirio nazista. Dix infatti, traspone la violenza del mondo reale in una dimensione di avventure fantastiche e di innocenti immagini tratte da racconti per ragazzi. La primordiale ed archetipica lotta tra bene e male, tra uomo e natura, è ambientata in mondi lontani e primitivi abitati da cacciatori e indiani; in foreste artiche e tropicali e montagne popolate da lupi. Le tigri, avviluppate nella lotta a serpenti, sembrano uscire da racconti di Emilio Salgari o dai quadri di Henri Rousseau ed il palombaro di Unter wasser ricorda le Ventimila Leghe Sotto i Mari di Jules Verne, mentre gli eroi buoni sconfiggono mostri più forti di loro, come San Giorgio contro il drago. L’elemento esotico contrasta con una società in decadenza, così come l’atmosfera magicamente surreale del volo del Barone di Munchausen e le sue mirabolanti imprese evocano un senso di evasione dalla realtà e di un’impari lotta contro il male. Il tratto semplice e spontaneo, quasi naif, lontano in parte dal realismo della Neue Sachlichkeit mantiene quella “foga espressiva”, intrisa di una vena espressionista. Le figure sono come fumetti in movimento rispetto allo stile asciutto ed alla statica postura di ritratti come Die Familie des Kunstlers, del 1927, influenzato dai maestri del ‘500 tedesco, come Albrecht Dürer.
Tra le lettere di legno dipinte, che compongono il nome Ursus, giocano putti dispettosi dai tratti non infantili, accentuati ed enfatizzati. Anche nell’acquerello Karneval, l’artista tedesco tende a deformare in modo grottesco i tratti somatici di figure apparentemente giocose, facendo così riferimento alla drammatica realtà politica degli anni Trenta in Germania. Come George Grosz e Max Beckmman, che dipingevano con lo stile delle illustrazioni satiriche, così anche Dix affianca personaggi immaginari ed innocenti a figure inquietanti. L’ambivalenza del carnevale, allo stresso tempo allegro e malinconico, trasmette la desolazione ed il senso di smarrimento, presente anche nel trittico Metropolis, del 1928.
L’eccesso sfrenato di divertimento altro non è che un velo che nasconde il profondo disfacimento politico e morale di un Paese alla deriva, come la nave di Schiffbruch, che naufraga nell’oceano in tempesta. Tra la folla in festa una figura mascherata da scheletro con una falce che ricorda la morte, simboleggia l’accidia. Mentre danza tra coriandoli e stelle filanti, le forme dei suoi arti ricordano una svastica. Come lo scheletro danzante, altri personaggi che popolano Karneval precorrono le figure allegoriche di Die sieben Todsünden, dipinto da Dix nel 1933: un burattino con i baffi, evidente riferimento a Hitler, una figura di animale demoniaca con le corna simbolo della rabbia, e la testa sproporzionata di una figura dal volto caricaturale. Per Dix rappresenta la superbia, uno dei sette peccati capitali, metafora della coscienza civile del popolo tedesco, oramai sopita.

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francesca ricci
mostra visitata il 5 aprile 2005


Otto Dix – Galleria Blu, Via Senato 18, Milano – Tel. 0276022404, Fax. 02782398, e-mail: www.galleriablu.com – orari: 10:00-12:30 15:30-19:00, sabato 15:30-19:00 – ingresso libero – metrò: linea 1, fermate Montenapoleone, Turati – tram e autobus: 1, 2, 94

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