09 maggio 2001

Fino al 18.V.2001 Alessandro Verdi Milano, Fondazione Mudima

 
In mostra i recenti lavori del giovane artista bergamasco. Opere pittoriche che, come una sorta di diario privato, registrano un personalissimo universo drammatico tramite un’ irruente pittura segnica e gestuale...

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I tre piani espositivi della galleria Mudima accolgono la personale del giovane pittore bergamasco Alessandro Verdi, il quale, per l’occasione, presenta le sue opere più recenti.
Lo spettatore si trova di fronte a tele di grande formato che nascono dall’impeto creativo dell’artista: un profondo slancio emotivo con il quale Alessandro Verdi crea veementi superfici pittoriche.
L’artista bergamasco, attraverso l’atto del dipingere, concretizza sulla superficie della tela un personalissimo universo drammatico. Le sue opere nascono infatti da una particolare sensibilità verso le vicende quotidiane che diventano tormentata e sofferta manifestazione pittorica.Come una sorta di diario privato, la pittura di Verdi registra con particolare sensibilità un vissuto intenso dal quale non è esclusa la sofferenza. Ed è per questo che, come sottolinea il curatore della mostra Gianluca Ranzi, la sua pittura è tragica: proprio come la tragedia greca, Verdi interpreta la complessità dell’esperienza umana attraverso la rappresentazione del dolore.
Si tratta di una pittura nella quale forte è il gesto nello stendere il colore e nel delineare, con un segno concitato, figure umane che vanno ad abitare l’universo drammatico creato dal lavoro di questo giovane artista.
Nelle opere presentate per l’occasione fa da padrone il colore rosso ed un tagliente segno nero. Il rosso sanguigno, steso con grande libertà, senza preoccuparsi di definire alcuna campitura, invade le tele, alcune ancora in parte grezze, mentre il segno incisivo, con insistenza, torna ripetutamente a delineare le fattezze umane. Una pittura che, proprio per il tipo di gestualità irruente e l’impatto emotivo dal quale scaturisce, ricorda, a mio avviso, una certa pittura neo-espressionista e in particolare gli interventi pittorici che compie Arnulf Reiner sull’immagine fotografica. Una pittura segnica e gestuale quella di Reiner tramite la quale l’immagine acquisisce un forte impatto drammatico e proprio per questo motivo analoga – da un punto di vista formale ma non per i contenuti – a quella del nostro giovane artista.
E là dove manca il segno è il colore, rigorosamente rosso sangue, che crea le figure, come possiamo vedere nel grande lavoro “Sospesi” del 1999 nel quale vaghi corpi umani fluttuano sulla tela in parte bianca.
Peraltro, diventa quasi maniacale l’insistenza con la quale Verdi torna più volte a ridefinire le forme, un’ostinazione che ritorna in tutte le opere presenti in mostra le quali, proprio per questo, non mancano di una certa ripetitività di motivi, ripetitività che va a caratterizzare di conseguenza la mostra stessa.

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Elena Arosio



Fino al 18 Maggio 2001
Milano, Galleria Mudima via Tadino 26, tel. 02-29409633 fax 02-29409633, mudima@mudima.com
Orari: da lunedì a venerdi, ore 10.00-12.30 e 16.00-19.30, sabato e domenica chiuso.
Ingresso libero.
Catalogo della mostra disponibile in galleria.


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21 Commenti

  1. Superbo l’espressionismo segnico, irruento e gestuale di questo ragazzo. Superbo l’articolo che manca solo di dire l’età di Verdi, che mi interesserebbe molto.

  2. Mi ha colpito quello che dici riguardo l’uso del colore rosso, però, sinceramente, non mi sembra una pittura molto originale; voglio dire: non credo sia sufficiente la volontà di interpretare l’esistenza mediante l’esperienza del dolore anche se vi è – forse – una qualità di fondo nel lavoro dell’artista. Ti dico una cosa che penso quando mi trovo di fronte a personali in cui si cerca un troppo semplice riferimento a ciò che comodamente si definisce “espressionismo”. Ricordi l’Abstraktion di Worringer? a volte penso che il concetto abbia assunto una certa vaghezza, e che sia facile attribuirlo a esperienze in cui un colore particolare – che diviene manifesto espressivo – è utilizzato in modo da confondere i confini degli elementi dilatandosi e squamandosi sulla tela. Patetico inquietante… ma adesso? Però dimmi la tua: non sono un esperto e la mia è solo un’impressione tra un caffè e l’altro.
    Ciao

  3. Io, per quanto può contare il mio parere e con le riserve dovute alla semplice conoscenza di queste immagini sulla rete, sono pienamente d’accordo con Costantino e condivido la sua impressione. Spero di avere l’opportunità di venire contraddetto dall’esperienza diretta con le opere.

  4. Edgar Allan, suppongo… carino…
    Beh, anch’io spero di essere contraddetto da una futura vermiglia visione in stile “Maschera della morte rossa”.
    alla prossima

  5. stampando l’articolo ho un’ottima guida per andare alla mostra. questa non l’ho vista in ogni caso queste immagini mi interessano perché espressive. perciò magari ci andrò
    ciao grazie

    p.s.
    alle amiche e agli amici do la mia nuova originalissima mail:
    per chi mi volesse scrivere sono contrario tullio@gay.it

  6. L’impatto emotivo dei colori e della linea usata da questo artista è straordinariamente incisivo. Un effetto tragico che sicuramente coinvolge verso i dolori personali di ognuno di noi. Da quello che posso vedere dalle foto dell’articolo sembra che le parti umane perse nel mare sinistro ma vivace del colore cerchino aria per respirare. Sono tuttavia d’accordo con Poe e Costantino circa una non originalità, ma sono del parere che non sempre sia necessaria questa innovazione, tanto meno se la passione entra in gioco con la determinazione che il Nostro Verdi dimostra. A mio avviso bisognerebbe tenerlo sotto osservazione…può fare molto!

  7. Elena, l’argomento è molto interessante… le immagini sono espressive, come dice giustamente Tullio; sono questioni da approfondire, penso; intervieni, dai…

  8. “Pelli screziate di cerbiatti, /
    edera fresca, collana /
    per sacri nardi, /
    sferza di sistri, /
    che vibrano nell’aria; /
    capelli al vento, per Dioniso, /
    ridde notturne per Demetra: /
    Frena il tuo orgoglio, Elena, la tua vanità: /
    essere bella non è tutto.”

    Vediamo se c’è verso di stanarla…

  9. Un pò di educazione! Prima di tutto un attimo di pazienza!! Non sono nè una snob nè un animale da stanare, semplicemente esistono anche altri impegni.

    Verdi è nato a Bergamo nel 1960 e ha iniziato l’attività espositiva nel 1983 dopo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Bergamo.

    Per quanto riguarda la discussione circa il concetto di ‘espressivo’e ‘espressionismo’ concordo con l’espressione qui sotto espressa dal lettore.
    Anche secondo me la pittura di Verdi non è molto originale, abbastanza ripetitiva nei motivi e poco aggiunge nel panorama artistico ( per il momento). Poi felice di sbagliarmi.

    Preciso però che, a mio avviso, non è sbagliato parlare di riferimenti ad una pittura espressionista o meglio neo-espressionista, in quanto la pittura di verdi ne ha tutte le caratteristiche formali, sia per quanto riguarda l’uso del colore, sia nel segno e nel gesto pittorico e anche nell’approccio stesso all’arte.
    Secondo me il problema non risiede tanto nel concetto di espressionismo , ma come questo viene oggi usato, o meglio sfruttato e spesso malamente accostato al termine ‘espressivo’.
    Il termine espressionismo è ormai storicizzato e va ad indicare un certo tipo di pittura con determinate caratteristiche. L’espressionismo e il neo-espressionismo hanno una loro ragione storica e occupano una posizione ben giustificabile all’interno del panorama artistico del loro tempo. Posizione che oggi, a mio avviso,sembra diventata esclusivamente di comodo per una facile pittura, favorita anche da un mercato che sembra accoglierla a braccia aperte. Se ne sfruttano le caratteristiche più superficiali tralasciando i principi di fondo dai quali è nata questo tipo di pittura.

    Anch’io sono sempre diffidente verso artisti che sbandierano slanci emotivi di vario genere dai quali nasce poi l’opera, perchè credo che questi siano di relativa importanza rispetto all’opera d’arte in sè.
    Aldilà di tante parolone attorno all’opera , quello che rimane è sempre e solo l’opera: se questa ha un certo spessore allora ben vengano le parole utili per interpretazioni critiche, altrimenti, in caso contrario,queste sarannno soltanto parole inutili per cercare di riempire e giustificare qualcosa di vuoto e poco consistente.Per fortuna sarà la Storia e il tempo a fare giustizia.

    Questo è quello che penso io, non so se giusto o sbagliato, in ogni caso credo sia corretto presentare l’artista, come lavora e i presupposti dai quali sembra nascere il suo lavoro, sarà poi in chi guarda l’accortezza di arrivare ad un giudizio in merito

  10. cari signori… Alessandro un “giovane” da tenere d’occhio? Sono d’accordo con voi, ma non è certo di questi giorni la scoperta!!! Un certo Sig. Giovanni Testori (si, si, proprio lui!) lo scoprì nell’ormai lontano 1987, quando ancora i suoi lavori guardavano a Soutine, e da allora Verdi ne ha fatta di strada … la SUA strada. Lo sanno bene i suoi collezionisti: Alessandro non è tipo da internet, ma se per qualche strana ragione dovesse un giorno leggere questi commenti allora … beh, ciao Sandro, continua così.

  11. che significa “non è tipo da internet”???? Ci sono forse persone che lo sono e altre no? Se si vuole intendere che non è un tipo che usa questo strumento…mbè che impari! Se al contrario si vuole dire che non gli interessa questa nuova forma di comunicazione, allora che si aggiorni! Non essere tipi da internet è alquanto limitativo, specialmente per chi fa arte contemporanea. Non dico che deve adeguarsi a fare net.art o pitture digitali, ma può benissimo trarre insegnamento dalla contemporanetà, e credo che interne lo sia. Si rischia di rimanere chiusi in un mondo che non è attuale (e tanto meno futuro) se non si cerca di sondare cosa l’attualità offra. Speriamo bene

  12. Mi ha fatto molto piacere leggere l’intervento della curatrice dell’articolo. Ora sarebbe l’ora dell’artista. Cosa aspetta? Dove ha un’altra occasione di avere un dialogo cosi su di lui e il suo lavoro?

  13. Secondo me certa gente dopo il caffè dovrebbe al massimo leggere la gazzetta dello sport, e gli risulterebbe difficile capire se è un giornale sportivo o che cosa altro.Comunque ritengo che i collezionisti dovrebbero investire meglio i loro spiccioli.Ma la diversità fortunatamente secondo me è una virtù.

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