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28
gennaio 2009
fino al 30.I.2009 Santy Milano, Project B
milano
Tekné e poiesis si mescolano, ricamando le pareti della galleria. Una personale dal sapore antico, ma dai rimandi inverosimilmente contemporanei. Dodici opere come dodici saggi di bravura manuale e compositiva...
di Ginevra Bria
“Quotidianamente siamo portati alla ricerca di novità, di qualcosa che ci possa fornire l’idea di vivere il presente costantemente proiettati in una dimensione futura, come se ogni giorno non fosse altro che l’anticamera di quello successivo”, recita, quasi fosse un monito o un memorandum, il testo critico di Davide Giannella, curatore di questa breve esposizione milanese.
L’occasione per far emergere tanto buonsenso rivestito da saggezza è la prima personale del giovane Santy (Napoli, 1979): artista, graffitista (più che graffitaro) e, attualmente, identificabile come un antico-streeter. Con Italian roots, l’incisore partenopeo dà sfoggio di un ottimo bilanciamento tra abilità manuale e studio delle tecniche d’incisione raffigurata, senza però riuscire a completare una narrazione fluente del mondo che immagina e ricrea.
In mostra è esposta una serie di acqueforti e acquetinte, fra le quali si trovano anche alcune lastre di zinco, supporto originale della stampa. Queste ultime, appese alle pareti e incise secondo la pratica cinquecentesca, provengono direttamente dalle matrici del processo di impressione calcografica.
Ciò equivale a una dichiarazione di unicità per i lavori in mostra: incorniciata la matrice come se fosse un’opera anch’essa, non v’è possibilità di riproduzioni ulteriori.
Italian roots, in maniera forse troppo elegante e velata, è un tentativo di rimandare mente e sguardo alla necessità di riprendere stili di maniera. Con limiti interni che attivino le mitologie delle nostre radici, per fornire un codice che dipani l’illeggibilità diffusa del contemporaneo.
La propensione estetica e formale di Santy si dirige propriamente all’osservazione di tradizioni culturali e artistiche del Belpaese in epoca etrusca. L’artista non si fa mancare, dunque, la dedizione all’equilibrio, l’indagine poietica delle tecniche incisorie, l’immaginario pop, il concetto di opera unica, gli stilemi della riproducibilità artistica, il respiro compositivo dei vedutisti napoletani e, infine, l’utilizzo di icone forti tipiche della street art.
Quel che conta in Italian roots sembra essere, senza eccessivi scompigli di poetica, la diretta realizzazione dell’opera da parte dell’artista istruito. Grande attenzione è quindi posta sulla gestione dei materiali, tralasciando una vera e propria narrazione, che permetterebbe ai lavori di decollare al di là della loro immanenza decorativa. Se dunque il tentativo di questa personale è quello di creare un tributo che leghi passato e presente, arte e tecnica, colore e cangianze, miti e stilemi, probabilmente l’obiettivo è centrato.

Ma se il vero motivo operante di Santy era quello di rendere un tributo narrativo all’iconografia delle credenze popolari, probabilmente non è stato rispettato.
L’occasione per far emergere tanto buonsenso rivestito da saggezza è la prima personale del giovane Santy (Napoli, 1979): artista, graffitista (più che graffitaro) e, attualmente, identificabile come un antico-streeter. Con Italian roots, l’incisore partenopeo dà sfoggio di un ottimo bilanciamento tra abilità manuale e studio delle tecniche d’incisione raffigurata, senza però riuscire a completare una narrazione fluente del mondo che immagina e ricrea.
In mostra è esposta una serie di acqueforti e acquetinte, fra le quali si trovano anche alcune lastre di zinco, supporto originale della stampa. Queste ultime, appese alle pareti e incise secondo la pratica cinquecentesca, provengono direttamente dalle matrici del processo di impressione calcografica.
Ciò equivale a una dichiarazione di unicità per i lavori in mostra: incorniciata la matrice come se fosse un’opera anch’essa, non v’è possibilità di riproduzioni ulteriori. Italian roots, in maniera forse troppo elegante e velata, è un tentativo di rimandare mente e sguardo alla necessità di riprendere stili di maniera. Con limiti interni che attivino le mitologie delle nostre radici, per fornire un codice che dipani l’illeggibilità diffusa del contemporaneo.
La propensione estetica e formale di Santy si dirige propriamente all’osservazione di tradizioni culturali e artistiche del Belpaese in epoca etrusca. L’artista non si fa mancare, dunque, la dedizione all’equilibrio, l’indagine poietica delle tecniche incisorie, l’immaginario pop, il concetto di opera unica, gli stilemi della riproducibilità artistica, il respiro compositivo dei vedutisti napoletani e, infine, l’utilizzo di icone forti tipiche della street art.
Quel che conta in Italian roots sembra essere, senza eccessivi scompigli di poetica, la diretta realizzazione dell’opera da parte dell’artista istruito. Grande attenzione è quindi posta sulla gestione dei materiali, tralasciando una vera e propria narrazione, che permetterebbe ai lavori di decollare al di là della loro immanenza decorativa. Se dunque il tentativo di questa personale è quello di creare un tributo che leghi passato e presente, arte e tecnica, colore e cangianze, miti e stilemi, probabilmente l’obiettivo è centrato.

Ma se il vero motivo operante di Santy era quello di rendere un tributo narrativo all’iconografia delle credenze popolari, probabilmente non è stato rispettato.
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dal 10 dicembre 2008 al 30 gennaio 2009
Santy – Italian Roots
Project B Contemporay Art
Via Borgonuovo, 3 (zona Montenapoleone) – 20121 Milano
Orario: da lunedì a venerdì ore 11-13 e 14-19.30
Ingresso libero
Testo critico di Davide Giannella
Info: tel. +39 0286998751; fax +39 0280581467; info@projectb.eu; www.projectb.eu
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