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Kosuth (Toledo, Ohio, 1945; vive a Roma e New York) è sempre il linguaggio.
Pioniere indiscusso dell’arte concettuale, Kosuth ci ha abituati, già dagli
anni ’60, a leggere in musei, gallerie ma soprattutto piazze e luoghi pubblici
insoliti, frasi al neon intese come modalità di appropriazione del pensiero. Le
scritte luminose – tipiche dell’advertising stradale – sono diventate il mezzo
con cui l’artista ha dato forma a tutte le fonti letterarie della sua ricerca
(tra gli altri, Calvino, Marco Polo, Gian Battista Vico).
Le light quotation sono infatti il risultato di un’indagine sulla
produzione, il ruolo del linguaggio e il suo significato all’interno dell’arte.
“Art as idea as idea”, il leitmotiv
delle più importanti riflessioni teorico-critiche raccolte nei due saggi
L’arte dopo la filosofia (1969);
testi che accompagnano tutta la produzione di Kosuth e che dichiarano come in
futuro solo l’arte potrà continuare il percorso lasciato in sospeso dalla
filosofia, poiché la molteplicità dei mezzi espressivi assicura una maggiore
efficacia comunicativa rispetto a quanto offre il linguaggio verbale.
I Texts for Nothing di Samuel Beckett ripresi e assorbiti da Kosuth –
poco considerati dalla critica poiché interpretati come una pausa letteraria
temporanea – sono invece fra i testi più importanti della produzione del
drammaturgo irlandese, perché costituiscono l’essenza della sua integrità
artistica. Basati sull’analisi puntuale del significato, i testi
sono reinterpretati in 19 opere realizzate in neon bianco a luce calda e
rivestite di nero.
Avvolte in una buia atmosfera, a
tratti funerea al piano terra del mausoleo Lia Rumma, le frasi riportate in
italiano e inglese esaminano l’invisibilità del linguaggio e il suo significato
più criptico. “Luce calore facce bianche
irradianti ma sola irradiante bianca all’infinito se non saputo di no” e “così via all’infinito”, tra le parole a
parete che “rompono il silenzio”,
poiché “tutto il resto tace”, anche
perché il nero che ricopre i neon le rende noiosamente poco accoglienti e
decifrabili.
Negli altri due piani della
galleria è allestita la sezione An Uneven
Topography of Time, con nove opere storiche legate al tema del tempo e
realizzate in un arco di circa quarant’anni. La selezione, oltre a segnare il
lungo sodalizio tra la galleria e l’artista americano, fa riferimento al “nulla temporale” degli scritti di
Beckett. La relazione con la storia, che appare concettualmente più solida
rispetto al rapporto anacronistico dell’artista con il presente, è così espressa
attraverso lavori miliari della sua produzione.
In The Eighth Investigation, Proposition #4 e Clock (One and Five), rispettivamente del 1971 e del 1965, il tempo
è indagato con lo strumento della sua misurazione, la mimesi dell’oggetto e il
suo significato letterale tratto dal vocabolario. Entità accostate e unite
razionalmente dal senso che le accomuna secondo la tautologia logica. Oltre il
tempo.
Le
opere degli esordi in mostra a Milano da Six
mostra visitata il 25 novembre 2010
dal 12 novembre 2010 al 31 gennaio
2011
Joseph Kosuth – Texts for Nothing. An Uneven Topography of Time
Galleria Lia Rumma
Via Stilicone, 19 (zona Cimitero Monumentale) – 20154 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 11-13.30 e 14.30-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0229000101; fax +39 0229003805; info@liarumma.it;
www.liarumma.it
[exibart]