29 ottobre 2010

fino al 31.XII.2010 Thea Djordjadze / Shannon Ebner Milano, Kaufmann Repetto

 
Lettere e manufatti per parlare di ciò che non si vede. Ma si potrebbe vedere. Nuovo spazio e nuovi nomi alla Kaufmann Repetto...

di

Per la prima volta esposte in Italia, Thea Djordjadze e Shannon
Ebner inaugurano con lavori inediti le stanze della Kaufmann Repetto. Luminose
e ancora fresche di vernice. Minimalismo è la parola-chiave dell’intera
bipersonale. Entrambe le artiste sono infatti caratterizzate da una comune
predisposizione all’essenziale, che si risolve in un’attenta depurazione del contingente, volta a stabilire un contatto autentico con
l’osservatore.

Le opere di Shannon Ebner (Englewood, New Jersey, 1971; vive a Los Angeles) scandagliano le possibilità estetiche del linguaggio
partendo dall’analisi del contenuto. Lettere e frammenti testuali, improbabili
sculture fotografate in studio o in aridi paesaggi californiani, si scoprono
documenti urgenti di una storia in divenire e ne denunciano senza filtri le più
scomode verità nascoste. Basti pensare alla serie fotografica Dead Democracy
Letters
, esposta nel 2005 a Wallspace, Shannon Ebner - Gloria - 2010 - 6 c-print - cm 160x122 ognuna - ed. di 4+2 p.d.a.in
cui l’artista s’impegna a mettere a nudo le false illusioni del “sogno
americano” parodiandone la semiotica dei codici visivi con ironia concettuale (Usa, 2003).

Ne risulta un inconfondibile rigore stentoreo,
firma dell’artista anche nei suoi ultimi lavori. Le opere ospitate a Milano
rimangono fedeli alle prime sperimentazioni, seppur nel progressivo
allontanamento dall’intenzione politica. Qui l’esplorazione formale viene di
molto privilegiata rispetto alle componenti del contenuto, e il vero
significato diventa comprensibile solo nella sua trasfigurazione in
significante: un modo “altro” per vedere oltre l’arbitrarietà del segno
saussuriano e aggirare così la scontatezza del concreto. The *as E//or, ETC e Gloria testimoniano dunque
una scelta originale di “fare arte”, ogni volta enigmatica e intrigante da
decifrare.

L’indagine estetica del potenziale semiotico
trova terreno fertile anche nelle sculture e nelle installazioni di Thea Djordjadze (Tbilisi, 1971; vive a Berlino), in un’espressività sempre molto sintetica ma più aperta
alla dimensione evocativa del ricordo. Suggestioni oniriche (P.) e realtà squisitamente geometriche (No Help with the
Map
) si confrontano e talvolta si sposano
nei meandri della memoria, stimolando con la loro unione l’intuizione dello
spettatore (Untitled).

Thea Djordjadze - Light instead of Air - 2010 - acciaio e legno dipinto - cm 22x145x50
Le opere dell’artista georgiana – esposte di
recente al Pompidou – non sono infatti sterili oggetti dal significato preconfezionato,
ma libere associazioni di pensieri e reminiscenze ogni volta scomponibili e
riassemblabili grazie allo sforzo immaginativo. Chi osserva “gioca”, in un
certo senso, con l’opera tridimensionale, la libera dal “sottinteso” e la colma
di significati propri; la memoria del singolo diventa quindi protagonista,
mentre l’installazione si rivela performance. Legno, ceramica, gesso e tessuti
sono solo alcuni dei materiali a cui l’artista si affida per dar vita al suo
universo: vere e proprie “reliquie” di un tempo antico, ma dal profumo ancora
intatto.

Due new entries da tenere d’occhio, Shannon
Ebner e Thea Djordjadze. Kaufmann Repetto parte col piede giusto.

articoli correlati

Ebner
alla Biennale di Berlino 2010

Djordjadze
a Tel Aviv

margherita artoni

mostra visitata l’11 ottobre 2010


dal 10 ottobre al
31 dicembre 2010

Thea
Djordjadze / Shannon Ebner

Galleria Kaufmann
Repetto

Via di Porta
Tenaglia, 7 – 20121 Milano

Orario: da martedì
a venerdì ore 11-19.30; sabato ore 14-19.30

Ingresso libero

Info: tel. +39
0272094331; fax +39 0272096873; info@kaufmannrepetto.com; www.kaufmannrepetto.com

[exibart]

8 Commenti

  1. Galleria che si sposta, si rinnova, si muove eccetera. E poi? Poi presenta un rassicurante clichè, stereotipo della più prevedibile arte contemporanea. Ma attenzione. Essendo questa una galleria di qualità, dobbiamo pensare che ogni proposta rifletta il gusto del suo pubblico, dei suoi clienti.
    La galleria propone quello che vuole il pubblico, immagino.

    Stessi clienti che hanno comprato e venduto titoli di un economia mondiale gonfiata e malata. Questi contenuti standard riflettono questa situazione; e in questa fase storica, di grande pervasività dell’arte e del design, questi standard sembrano modernariato (mi rifaccio all’opinione di Emilio Mazzoli sull’ultimo Flash Art: gallerie come rivendite di modernariato);sembrano perdere l’appuntamento con la contemporaneità.
    Quindi, come forse voleva dire Emilio Mazzoli, nel campo dell’arte la crisi economica non è solo economica ma è anche artistica. E i collezionisti, anche perchè più poveri di ieri, iniziano a fiutare la cosa.

    L’arte contemporanea dovrebbe diventare più “trasgressiva” e recuperare, in controtendenza con questa fase storica, una maggiore autenticità. Non è più tempo di queste suggestioni anemiche e pretenziose. Queste opere rappresentano l’altra faccia della medaglia rispetto al padiglione italia 2009.

  2. rossi – L’arte contemporanea dovrebbe diventare più “trasgressiva” e recuperare, in controtendenza con questa fase storica, una maggiore autenticità. –

    Ad un contesto artistico descritto come caratterizzato da sovraproduzione, interscambiabilità delle proposte e superficialità degli operatori e della fruizione, rossi si produce in un riflesso squisitamente novecentesco/modernista, tacciando i “competitors/colleghi” come “non abbastanza contemporanei” e/o “originali” rispetto ad un apparentemente monolitico sistema internazionale. Da qui struttura un’impalcatura discorsiva anni sessanta sul ripensamento/superamento della figura dell’arista, attraverso “lavori” che ridecodificano grossolanamente le coordinate ontologiche dell’opera/mostra _ quasi una sorta neo-neo-concettualismo lievemente naif_.

    È assolutamente superfluo riferirsi ai specifici progetti di rossi in quanto, come molteplici colleghi contemporanei _ e predecessori degli anni sessanta _, queste operazioni vivono come frammentazione dell’opera nell’informazione, come una moltitudine di segni cangianti e continuamente manipolabili nel blog. (L’argomentazione/critica lineare e puntale circa i “lavori” di un nome multiplo _ rossi, provdo, Jacopo dell. + commentatori fulltime di blog/forum: coda, romolo, ecc. _ non né auspicabile né corretta. Le contingenze dei lavori di rossi (de carlo, gioni, new museum, ecc) sono un estenuante declinazione di un linguaggio intrinsecamente rassicurante, essendo strutturato entro anacronistiche coordinate oppositive: CONSAPEVOLE/INCOSAPEVOLE, vecchio/nuovo, identità/anonimato, successo/fallimento, fruizione tradizionale della mostra/fruizione innovativa della mostra, CHIAREZZA/AMBIGUITÀ, ecc. Forse il rifiuto del dialogo, una delle _ ecumeniche_ finalità dichiarate da rossi, _ ma opportunamente smentibile con modifiche retroattive ai testi del blog, forse il rifiuto del dialogo è una scelta dolorosamente produttiva nella creazione di una reale distanza/complementarità dal sistema).

  3. interessante questa foga nel voler ridimensionare. Comunque ti invito sul blog, perchè sei fuori tema rispetto la notizia. Io stesso non ne posso più di luca rossi figurati gli altri.

  4. Rossi -il blog permette di gestire questa distanza; permette di controllare variabili temporali (quando avviene qualcosa) e spaziali (dove avviene qualcosa). Ma il blog è uno strumento e non il mio obbiettivo di presunta originalità. L’obbiettivo sono i contenuti specifici dei diversi progetti; cosa che tu non riesci ad analizzare perchè preferisci liquidare e ridimensionare tutto velocemente.-

    Il proiettare un proprio legittimo ma banale riflesso sulle analisi/critiche al proprio lavoro è sintomatico di una metodologia stanca e stancante. Non si tratta di liquidare e ridimensionare la progettualità di luca rossi, ma d’individuarne le insostenibili debolezze, l’opacità e le farsesche ripetizioni di varie operatività anni ’60 già rielaborate da una pletora di giovani artisti agli inizi del 2000 (i vari blog, l’intervento nei forum, nomi multipli,…).
    Lo stesso rossi si produce e si è prodotto in superficiali parallelismi tra lavori di artisti (vd l’improprio confronto tra “lavori” di de dominicis e gabellone _ entrambi ridotti a “fotografare una scultura-distruggere la scultura_”).

    La sicumera con qui rossi asserisce una propria improbabile autosostenibilità dal sistema tramite il blog, l’autopercezione che lo stesso blog gli conferisca il fantomatico ruolo del “suggeritore” in grado di “far precipitare X nel palco _dell’arte_”, appaiono come la consueta, ennesima ed estenuante operazione di differenziazioni d’offerta di un “prodotto artistico”, la cui validità è sancita grossolanamente attraverso la sistematica e imbarazzante riproposizione di tatticismi fine anni novanta (autolegittimazione testi blog + commenti anonimi forum/ecc. + presenza riviste + “dialogo” operatori + analisi superficiale/livellante lavori colleghi + …) e poetiche/altro anni sessanta (pedante aggiornamento mail art + azioni non programmate _esserci anche se non invitato_caderè-U-altri + frammentazione informativa con continui ribaltamenti della fruizione delle “operazioni”+ …).

  5. apprezzo e leggo regolarmente quello che scrive lucarossi anche per un fatto informativo ma non lo reputo un artista per quello che ha fatto finora, mandare delle mail fruibili e visionabili da diversi luoghi o ordinare pizze che creano situazioni di attesa per denunciare il fatto che sono più interessanti le pizze di quello che propongono attualmente le gallerie dal mio punto di vista è ESCLUSIVAMENTE critica d’arte ma non arte in senso stretto, critica smart proprio come le opere smart che critica. se si vuole in modo paradossale dire che è arte in senso provocatorio confrontata alla merda che critica Ok posso capirlo e lo accetto, ma solitamente non apprezzo né reputo artista in senso lato chi propone qualcosa inserendosi nello stesso linguaggio che critica (in questo caso comunicati stampa e citazioni ad uso esclusivo di gallerie e operatori) e utilizzando le stesse dinamiche comunicative smart addirittura in modo più retrò (anche la tv propone contenuti fruibili da diversi luoghi ormai da 100 anni e non se ne stupisce più nessuno), mi sembra molto ruffiano e paragonabile allo sputare dove si mangia addirittura molto peggio di quello che si va criticando. quindi se è critica ok ma come prodotto artistico è una truffa. nel caso producesse arte non avrei problemi a riconoscerlo né invidie di sorta (la valuterei per quello che è e basta, non mi interessa la mediocrità né chi propone merda spacciandola per cioccolata), ma finora non si è verificato SORRY.

  6. @ HM: Non ho mai inviato pizze nella gallerie per dire che siano meglio di quello che propongono. Questa è una tua interpretazione che rispetto. Mi trovo anche in imbarazzo con le etichette che volete mettere su ogni cosa. La comunicazione (che voi chiamate “invio delle mail”) è praticata da chiunque e non mi sembra di scoprire nulla: ogni evento è anticipato e seguito da comunicazione. Sarebbe come dire che Peep hole è un organismo artistico perchè invia i comunicati delle mostre che ospita. Ripeto. Guardate il dito che indica la luna. Non volete guardare la luna perchè vi rassicura maggiormente il fatto che siamo tutti mediocri. State tranquilli, Luca Rossi è veramente poco interessante e verrà presto dimenticato.

    @Coda:Il blog permette al blogger di vestire tutti i ruoli del sistema reale: non c’è alcun meccanismo del consenso. La piattaforma è autosostenibile essendo io stesso anche spettatore. Non so se sia una cosa nuova o meno: certo è che permette di muoversi serenamente rispetto ai contenuti che non volete vedere o di cui non parlate. Sicuramente negli anni ’60 non esisteva il mezzo del blog come principio regolatore di spazio e tempo. Mentre recentemente non mi risultano operazioni come Whitehouse che comunque nasce in modo istintivo e senza intenti e obbiettivi programmati. Capisco che questo possa stupire molti aspiranti artisti in cerca di riconoscimento.
    Le cose simili che vedo in giro sono sempre sbilanciate su qualche ruolo, ora l’artista, ora il critico. Ma questo uso del blog lo potrebbe fare chiunque serenamente: si tratta di una grande banalità, non ho inventato nulla. Il punto sono solo i contenuti, l’uso concreto che si può fare del blog.

    Però scrivetemi, non mi sembra bello parlare di cose che non centrano con la notizia.

  7. @lucarossi
    non è così, non mi rassicura assolutamente il fatto che siano tutti mediocri, ma forse a questo punto dovresti ricordare quali sono i contenuti che proponi, perchè a parte una critica molto affilata e metodica e molti reportage anche interessanti che si leggono con piacere io di contenuti veri e propri non ne ho visti, forse l’unico contenuto è stato quando hai postato le foto dello squilibrato contro berlusconi paragonandolo a cattelan e facendo notare la dimensione di fiction globale che si legge sui giornali, quello mi è sembrato un intervento sensato ma gli altri interventi sono stati abbastanza per non dire totalmente inutili e scontati, nel senso che se mandi una mail privata a de carlo o chi vuoi è anche inutile farlo sapere sul blog, che senso ha se vuoi che gli unici fruitori siano loro scriverlo sul blog? che contenuto è? che senso ha che mandi a de carlo una foto di un ascensore, per me può anche farti esporre ma rimane una non mostra tipo il gallerista incollato al muro, la negazione dell’arte stile cattelan, non è questione di etichette è che i contenuti dei tuoi lavori per ora sono esclusivamente la mancanza di contenuti e la smart fiction che usi tu stesso quando cancelli opere da gallerie altrui con atti vandalici virtuali (sostenendo che i tuoi interventi invece sono reali perchè i proprietari delle gallerie hanno rosicato cancellando tutti i lavori dal sito) nonchè il vuoto come tu stesso hai scritto più volte fosse meglio del resto (ikea evoluta etc), poi se ora dici di no e che tutto è una mia interpretazione puoi negare all’infinito tanto non si sta discutendo un problema matematico potrai sempre dimenarti in qualche modo e trovare una spiegazione implausibile impuntandoti sul fatto che vogliamo che tutti siano mediocri

  8. Che noia… Qualcuno che dica se Djordjadze e Ebner sono artiste interessanti, non c’é? Possibile che in ogni circostanza si debba parlare di Luca Rossi? Che c’entra Luca Rossi con questa mostra?

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