11 marzo 2003

fino al 5.V.2003 Il “Novecento” milanese Milano, Spazio Oberdan

 
Milano anni ‘20. Esauriti gli slanci delle avanguardie, un critico e un gruppo di artisti ripensano la tradizione alla luce di una più moderna essenzialità. Ottant'anni dopo ritrova le atmosfere rarefatte, i silenzi, le figure immote dei “suoi” artisti. Dal moderno all’eterno…

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Così sorse in Milano il gruppo del Novecento Italiano, con quel nome come parola d’ordine […] quegli artisti volevano solo proclamarsi italiani, tradizionalisti, moderni. Affermavano fieramente di voler fermare nel tempo qualche aspetto nuovo della tradizione. Così Margherita Sarfatti, nella sua Storia della pittura italiana , ricorda la nascita di “Novecento”, il movimento artistico da lei tenuto a battesimo nei primi anni ‘20 e del quale fu l’instancabile organizzatrice per più di un decennio.
Fin dalla prima sala dove è esposta una galleria di ritratti e autoritratti che raffigurano i protagonisti di quella stagione, il pubblico è invitato a fare Arturo Martini Amanti 1920 Terracotta cm 84x68x20 conoscenza con i “Sette” (Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Emilio Malerba, Piero Marussig, Ubaldo Oppi e Mario Sironi); si prosegue attraverso un percorso lineare che, con rigore filologico, ricostruisce gli snodi fondamentali della vicenda novecentista. Le opere in mostra, in gran parte provenienti da collezioni private, sono quasi tutte quelle esposte proprio allora: tra queste, il Paesaggio urbano con camion di Mario Sironi e il bassorilievo in terracotta rossa Amanti di Arturo Martini fecero parte della collettiva inaugurale della Galleria Arte, considerata il banco di prova del “Novecento”. I due artisti, entrambi presenti con un cospicuo numero di opere, sono i fuochi ideali della rassegna. Di Sironi, oltre ai primi paesaggi urbani, sono esposti i coevi dipinti di figure, emblematici della volontà novecentista di riportare l’uomo al centro del quadro, tra cui l’Architetto, esemplificazione potente del radicalismoPiero Marussig L costruttivo dell’artista. Diversa la sensibilità di Martini che, pur partecipando a quasi tutte le mostre del gruppo, mantenne sempre una sua autonomia: tra le opere esposte, accanto al purismo sintetico dei gessi della Trilogia dei Re, un medesimo senso del mistero caratterizza la sgomenta Testa di Medusa, l’immoto Pastorello e Donna al sole. Intorno a questi due poli, le curatrici della mostra (Elena Pontiggia, Nicoletta Colombo e Claudia Gian Ferrari) dispongono la costellazione di pittori e scultori che parteciparono alle manifestazioni espositive del “Novecento”, diversamente declinandone gli imperativi poetici: il gusto per una femminilità morbida e sensuale di Emilio Malerba, la misura rinascimentale di Ubaldo Oppi e Achille Funi, ma anche lo sguardo analitico del “fiammingo” Leonardo Dudreville o di Anselmo Bucci e l’intimità domestica degli interni di Piero Marussig, fino alla ricostruita sala del “Novecento” alla Biennale del 1924. Oltre alle opere dei sette fondatori, nell’ultima sala ricca di echi e risonanze, troviamo gli essenziali paesaggi di Carlo Carrà, i raffinati marmi e i bronzi di gusto espressionista di Adolfo Wildt e poi Arturo Tosi, Francesco Messina, Raffaele De Grada e molti altri… a testimonianza del fatto che a Milano, alla metà degli anni ‘20, il movimento di Margherita Sarfatti fu davvero catalizzatore delle più vitali energie artistiche. Sullo sfondo, la complessa stagione del rappel à l’ordre europeo.

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matilde marzotto
mostra visitata il 1 marzo 2003


Il “Novecento” milanese
18 febbraio – 5 maggio 2003
Mostra e catalogo cura di Elena Pontiggia, Nicoletta Colombo e Claudia Gian Ferrari; Spazio Oberdan, viale Vittorio Veneto 2 – Milano (Porta Venezia)
Orari: 10.00-19.30, martedì e giovedì fino alle 22.00, lunedì chiuso
Ingresso: intero € 6,20, ridotto € 4,10, gruppi scolastici € 2,50
Catalogo Mazzotta: prezzo € 35 (in mostra € 28)
Per informazioni tel. 0277406300/6302, e-mail: p.merisio@provincia.milano.it


[exibart]

2 Commenti

  1. Non è la sala del 1924 che è stata ricostruita, (sarebbe stato bellissimo!), ma solo una parete con alcune opere della mostra. E in realtà, nel frattempo, hanno dovuto levare qualche pezzo di Bucci per un’altra mostra.

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