11 giugno 2010

fino all’1.VII.2010 Adrian Paci Milano, Francesca Kaufmann

 
Scene da un matrimonio. “Immagini trovate” in un archivio e poi dilatate sino a farne metafore senza tempo. Adrian Paci continua la sua ricerca sul reale, dando vita a video che sono pittura...

di

Le opere di Adrian Paci (Scutari, 1969; vive
a Milano) non ipotizzano mondi possibili, ma raccontano il reale cercando di
indagarne porzioni nascoste. I lavori presentati alla Galleria Francesca
Kaufmann traggono origine dall’archivio di uno studio che girava scene di
matrimoni negli anni ‘90 in Albania. Paci ne ha rimanipolato le immagini
spogliandole del loro contesto per enfatizzarne il contenuto poetico e
accrescerne il valore iconico.

In Britma, in albanese ‘urlo’, un frammento
video di pochi secondi viene rallentato fino a farne un filmato di alcuni
minuti. I movimenti dei due bambini che, giocando con la videocamera, risultano
sfocati, in una lenta serie di immagini mosse e sgranate, che acquisiscono
ciascuna una propria autonomia. I toni accesi della luce sul terreno, le sagome
accennate e distorte in un tratteggio obliquo sembrano negare la propria
origine in favore di una pittorialità assoluta dal linguaggio astratto.

Anche nel suo realizzare video, infatti, Paci
non ha mai smesso di essere pittore, tanto che lui stesso ha descritto le sue
opere come “motion picture
”, concetto che non sembra estraneo alla
teorizzazione e alla pratica cinematografica di Pier Paolo Pasolini
, figura a cui Paci ha
dedicato più di un tributo. 
Adrian Paci - Britma - 2009 - still da video - courtesy Galleria Francesca Kaufmann, Milano
Il poeta di Casarsa della Delizia e l’artista albanese
hanno saputo ritradurre, attraverso il linguaggio della cinepresa, una ricerca
sul reale che trae motivi di ispirazione dall’iconografia tradizionale dei
grandi artisti del passato, ma che ha inoltre anche un rapporto con il nucleo
più profondo del realismo pittorico, in grado di mettere in evidenza e dare
realtà immediata al tempo passato. Per entrambi, infatti, non sembra improprio
parlare di un continuo indagare la vita nelle sue pieghe e nel suo disfarsi,
per approfondire il legame di ogni realtà umana con il suo destino
ineluttabile, riversandolo in immagini fortemente poetiche e profondamente
malinconiche.

The Last Gestures esprime questa ricerca
in un video a quattro canali, che ripropongono le immagini di una sposa e della
sua famiglia, poco prima del suo matrimonio. Le pose artificiali, i gesti
esageratamente celebrativi lasciano trasparire frammenti autentici delle
emozioni che nascondono. È soprattutto la sposa a rivelarsi, con il suo volto
assente, distaccato, quasi soffrisse per un matrimonio imposto ma inevitabile.

Adrian Paci - The Last Gestures - 2009 - veduta dell’installazione presso la Galleria Francesca Kaufmann, Milano 2010
In una
serie di lightbox si “bloccano” alcuni momenti di passaggio,
durante i quali l’occhio della telecamera si è fermato su elementi estranei
alla celebrazione. Ma è soprattutto Passages,
dipinto su una ruota di bobina in legno, ad attirare l’attenzione. Raffigura l’incontro e la
presentazione reciproca dei parenti delle due famiglie presenti a un
matrimonio. Anche in questo caso, Paci continua a mescolare i media, dipinge
scene prese dai video dell’archivio, dimostrando la grande vitalità della sua
pittura, classica ed espressiva, ma in grado di parlare non da estranea al
nostro tempo.

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stefano mazzoni
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dal 20 maggio al primo luglio 2010
Adrian Paci
Galleria Francesca Kaufmann
Via dell’Orso, 16 (zona Brera) – 20121 Milano

Orario: da
martedì a venerdì ore 11-19.30; sabato ore 14-19.30

Ingresso
libero

Info: tel. +39
0272094331;
info@galleriafrancescakaufmann.com, www.galleriafrancescakaufmann.com.

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