13 febbraio 2006

fino all’11.III.2006 David Ter-Oganyan – Break and take Milano, Prometeogallery

 
Arriva a Milano l’arrabbiato dell’est. E trasforma il linguaggio purista di Malevich in una guerra di segni contro i codici istituzionali, passati e presenti. Ma della vetrina rotta a sassate nemmeno l’ombra...

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Con una provocatoria campagna stampa, David Ter-Oganyan (Mosca, 1981) ha annunciato la mostra invitando il pubblico a distruggere la vetrata della galleria e a depredarne l’interno. Di fatto, poi, nessuno tra i visitatori accorsi al vernissage ha osato tanto. Ma, nel frattempo, col fiato sospeso, l’istigazione, ai limiti della legalità, durante il vernissage, ha spostato i confini dell’esposizione oltre le opere appese ai muri, per installare nello spazio della galleria una zona di tensione.
D’altronde, proprio all’ingresso, è tracciato sul pavimento il profilo di un corpo come sulla scena di un delitto. Chi è la vittima? Chi l’assassino? Il mistero non viene chiarito, ma è indizio sufficiente a disvelare la galleria d’arte come teatro di conflitti e l’istituzione museale, che non è mai un contenitore neutro, come luogo che occulta, dietro il candore delle sue superfici bianche, uno spazio dominato da una precisa gerarchia dei poteri e dei saperi.
Certo è che di provocazioni l’artista russo se ne intende. Fautore di un’estetica del sospetto, si è messo in luce nei circuiti internazionali con una serie di opere e di interventi disturbanti, all’insegna di un’arte intesa come dispositivo di attacco immesso nel cuore delle problematiche contemporanee. È una poetica radicale, nata in una nazione colpita da traumatici mutamenti, che, senza rimpianti né certezze, come precisa il curatore Marco Scotini, investe anche i miti del passato.
Nel video presentato a Milano, ad esempio, David rielabora il celebre cuneo rosso di El Lisitskij, declinandone le valenze politiche in dissacratorie allusioni sessuali, per minare la linea di confine fra politica e gioco, rivoluzioneDavid Ter-Oganyan, Operation 3, stampa su tela, 2005 e consenso, astratto e reale.
I lavori in mostra si concentrano su planimetrie di edifici e piante urbane dove sono segnate traiettorie di oggetti mobili (carri armati, auto imbottite di dinamite?), croci e focolai di esplosioni.
Sono mappe costruite a partire da una sapiente operazione di sabotaggio del codice linguistico dei maestri dell’avanguardia russa. Il segno geometrico, puro e autoreferenziale, codificato da Malevich e compagni come strumento per un pianificato intervento di rinnovamento artistico e sociale, viene dis-locato dal campo dell’astrazione verso quello della rappresentazione architettonica: non c’è più la presunta neutralità di un grado zero del linguaggio, ma un campo di forze in conflitto.
Così, quadro dopo quadro, le composizioni geometriche sconfinano nel disegno di una topografia altra, che rivisita, con differenti coordinate critiche, la tradizione russa per tracciare un paesaggio in collisione, esplorando, al contempo, le aree di tensione (terrorismo, globalizzazione, periferie urbane) che attraversano i territori della modernità.
Sono mappe che disertano i percorsi convenzionali per condurre un’operazione di spaesamento che apre inquietudini e dubbi sulla soglia che divide verità e menzogna, scardinando l’artificialità dei discorsi ufficiali, passati e presenti, che manipolano il consenso omologante delle nuove società telecomandate.

sonia milone
mostra visitata il 24 gennaio 2006


David Ter-Oganyan. Break and take
Milano, Prometeogallery, via Ventura 3 (Lambrate)
A cura di: Marco Scotini
Orario: da martedì a venerdì, 11.30 – 19.30; sabato e lunedì su appuntamento
Info: tel. 02 26924450, www.prometeogallery.com


[exibart]

6 Commenti

  1. questa mostra è l’ennesimo esempio di come l’arte e i suoi protagonisti vengano decisi oggi a tavolino nei comunicati stampa: tensione? politica? terrorismo? e dove sarebbe tutto questo nella mostra ?
    io ho visto l’esposizione nel giorno della vernice e la gente era lì tutta contenta a scherzare e fare comunella.
    ma gli artisti come ter-orgayan (l’arrabbiato dell’est?) e chi scrive queste recensioni, hanno mai sentito parlare dei lettristi? dei situazionisti? o delle prime opere di studio azzurro quando si chiamava studio di comunicazione militante? questa gente qui, sì che ci credeva in quello che faceva.. e soprattuto: “lo hanno fatto”

    inoltre, non penso ci sia bisogno di scomodare malevich e gli altri illustri russi, se non per sottolineare che il lavoro di david è parecchio più debole.

    ed ancora: mi dite che “gesto contro” può essere invitare la gente a spaccare la vetrata della galleria, precedentemente assicurata?

    ma per favore..

  2. “ed ancora: mi dite che “gesto contro” può essere invitare la gente a spaccare la vetrata della galleria, precedentemente assicurata? ”

    questa osservazione è sublime.

    più efficace di una mattonata.

    Gk

  3. prometeo!!!

    per favore !

    questa adorazione per un arte estremista e politico-social-fighetto!
    fate delle mostre giovani con italiani giovani e non l’est che è già passato!
    cosa ha da insegnare stò russaccio qui,ma lasciatelo in russia
    perchè gli italiani in russia no e i russi in italia si?
    scovate dei giovani italiani invece di propinarci sti action directa che di action hanno poco e di directa ancor meno?

  4. In effetti è un lavoro enfatico (esagerato), il programma della galleria non mi piace particolarmente, forse ha ragione il commentatore precedente, giovani italiani in Italia. Senza tante pretese.

  5. ma se era l’unica cosa degna di interesse di tutta viafarini nella famosa serata di opening collettivi! Eccetto Paul Chan da De Carlo che spaccava.

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