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Prima della prima
milano
All’inizio fu una foto. Mario Botta in cantiere col casco giallo, alle sue spalle una voragine. E i milanesi tremarono per le sorti della Scala. Alla fine, il cantiere da 61 milioni di euro aperto nell'aprile 2002 è risultato il più in orario del secolo. Così il 7 dicembre tutto è pronto per la prima. Storia e risultato di un restauro contestatissimo. Nel teatro più famoso del mondo…
Fin dai primi anni novanta la Sovrintendenza del Teatro alla Scala chiedeva al comune di intervenire sulla struttura che versava in gravi condizioni: impianti inadeguati, problemi acustici e di norme di sicurezza. Solo nel marzo 2001 è stato approvato il progetto definitivo di ristrutturazione che investe uno dei più importanti palcoscenici al mondo.
Intervenire su un simile edifico comporta naturalmente una grande responsabilità. Non solo da un punto di vista linguistico – architettonico, quanto per il fatto che il teatro rappresenta un valore simbolico per la città di Milano, quanto, se non di più, della vicina Madonnina del Duomo.
L’architetto a cui è stato affidato l’arduo compito è lo svizzero Mario Botta (n. 1943), autore di fama mondiale, con alle spalle decine di grandi progetti sparsi per tutto il mondo. Le iniziali perplessità verso il progetto del ticinese erano perlopiù rivolte ai nuovi volumi da aggiungere allo storico palazzo, percepiti come una deformazione del progetto del Piermarini e dell’insieme dell’isolato urbano. “Difficilmente accettabile” secondo l’architetto Vittorio Gregotti autore del progetto per l’altro polo del Teatro alla Scala agli Arcimboldi.
Ma dopo anni di polemiche, si avvicina al 7 dicembre, data alla famosa “prima”, mai attesa come quest’anno.
Si temeva che l’intervento stravolgesse il conosciuto, ma progetto appare in fin dei conti molto rispettoso della configurazione storica: poiché attraverso il restauro della parte monumentale, seguito da Elisabetta Fabbri ed i nuovi volumi tecnici di Botta, la Scala appare rafforzata e più dignitosa.
I corpi architettonici aggiunti da Mario Botta sono due: il primo, il parallelepipedo, è la cassa della torre scenica, l’altro, sopra i tetti di via Filodrammatici, è a pianta ellittica, già battezzato “ellissoide di Botta”.
Il parallelepipedo e l’ovale si presentano come volumi puri: hanno funzionalità e neutralità. Sopra al tetto di copertura della parte ottocentesca sono stati demoliti tutti i corpi edilizi aggiunti confusamente nei decenni scorsi per lasciare spazio all’elissoide che contiene spazi utili all’attività del teatro (camerini, cameroni, spogliatoi, mensa ecc.).
I due volumi che fuoriescono dal corpo ottocentesco vengono percepiti soltanto da grande distanza, ai piedi del teatro, si ripresenta infatti il consueto rapporto tra la famosa facciata e la città.
Inoltre, le novità tecniche apportate alla Scala permetteranno all’edificio di mettersi al passo con le esigenze contemporanee. La stessa illusione scenica si evolve secondo la tecnologia, facilitando l’impiego di luci, videoproiezioni, presenti oggi nella maggior parte degli allestimenti scenografici .
Anche se contemporaneo, il progetto di Mario Botta ha in realtà un suo classicismo, che dialoga in termini aggiornati con le forme del Piermarini: reca in sé la memoria delle lezioni imparate dal confronto con progetti come il MoMa di San Francisco ed altri ancora, che si distinguono per la capacità dell’architetto di consegnare alla città dei volumi primari, leggibili.
Dentro l’edifico, il restauro della parte monumentale non è semplicemente un intervento di manutenzione ma considera un aspetto fondamentale per il teatro, ovvero il suono. Lo staff della Scala si è avvalso della collaborazione dell’esperto per l’acustica Higini Arau che grazie agli studi condotti in loco, ne ha perfezionato la resa sonora tramite l’impiego dei materiali più indicati.
Tutto sembra essere pronto, ma l’ultima parola sull’esito dei lavori spetta al pubblico. A loro promuovere o meno il grande restauro.
link correlati
www.teatroallascala.org
www.botta.ch
riccardo conti
[exibart]






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non verrei mai