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Al MUCIV nasce il Laboratorio Neanderthal: la Grotta Guattari entra nel museo del presente
Musei
di redazione
Il MUCIV – Museo delle Civiltà di Roma ha inaugurato una nuova sezione permanente dedicata ai reperti provenienti da Grotta Guattari, il celebre sito preistorico di San Felice Circeo che, scoperto nel 1939, ha rappresentato negli anni un episodio chiave negli studi sui Neanderthal. La nuova sezione è stata pensata come spazio di ricerca in divenire, un laboratorio nel quale conservazione, studio e divulgazione intrecciano le proprie competenze per restituire al pubblico uno dei patrimoni paleoantropologici più rilevanti del contesto italiano ed europeo. A sottolineare questa vocazione, la nuova Sala Guattari presenta un allestimento multimediale progettato da Studio Azzurro, collettivo artistico ormai leggendario nel settore degli interventi museografici, con la direzione artistica di Leonardo Sangiorgi e Giuseppe Carmosino, e la cura di Maria Grazia Filetici e Andrea Viliani, direttore del MUCIV.

La storia della Grotta Guattari
Grotta Guattari, sul monte Circeo a San Felice Circeo, è uno dei siti chiave per lo studio dei Neanderthal in Italia. Scoperta casualmente il 24 febbraio 1939, quando un operaio individuò l’ingresso ostruito da una frana millenaria, la grotta restituì un cranio quasi completo e una mandibola – noti come Guattari 1 e 2 – riconosciuti dal paleoetnologo Alberto Carlo Blanc come appartenenti a Homo neanderthalensis. Le successive indagini autorizzate dalla Regia Soprintendenza portarono alla scoperta di ulteriori resti faunistici e strumenti litici, oltre a una terza mandibola rinvenuta nel 1950.
A lungo interpretato come prova di cannibalismo rituale, il cranio Guattari 1 è stato poi riletto, grazie agli studi degli anni Ottanta, come parte di un contesto naturale: la grotta era probabilmente una tana di iene, che avrebbero trasportato al suo interno anche resti umani. Dal 2019 nuove campagne di scavo, condotte dalla Soprintendenza in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata, hanno individuato altri 15 resti umani, oltre a numerosi reperti litici e faunistici. Si tratta oggi del più ampio campione di Neanderthal rinvenuto in un singolo sito italiano, fondamentale per ricostruire l’ambiente, il clima e le modalità di frequentazione del Circeo nella preistoria.

Una musealizzazione dinamica
I materiali pertinenti alla Grotta Guattari, trasferiti al MUCIV dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone e Latina, comprendono sia i reperti storici – a partire dal celebre cranio di Homo neanderthalensis – sia i risultati delle più recenti campagne di scavo avviate dal 2019.
La riunificazione di queste evidenze all’interno di un allestimento permanente consente, per la prima volta, di ricollocare il celebre cranio nel suo contesto archeologico e scientifico, superando l’isolamento che ne aveva a lungo condizionato la lettura. In questo senso, il MUCIV intende proporsi come luogo di restituzione di ricerche ancora in corso, reinterpretando il ruolo del museo come componente attivo nel dibattito culturale. Il progetto scientifico è stato sviluppato sotto la supervisione di un ampio Comitato tecnico-scientifico che riunisce funzionari del Ministero della Cultura, del MUCIV, della Soprintendenza e studiosi provenienti da alcune delle principali università italiane, tra cui Bologna, Firenze, Sapienza e Roma Tor Vergata.

«Con la musealizzazione permanente dei reperti provenienti dal sito neanderthaliano di Grotta Guattari il MUCIV-Museo delle Civiltà di Roma conferma, amplia e rafforza il suo ruolo di museo nazionale dedicato alla tutela, alla valorizzazione e alla ricerca archeologica preistorica», ha commentato Viliani. «Proprio nel 150 anniversario della fondazione (nel 1875) di queste collezioni da parte dell’archeologo Luigi Pigorini, il MUCIV non solo se ne rende responsabile erede ma altrettanto responsabilmente si radica nel presente e guarda al futuro per rendere accessibili a tutti i pubblici contemporanei le più autorevoli ricerche scientifiche del nostro tempo».
L’allestimento di Studio Azzurro
L’allestimento di Studio Azzurro evoca lo spazio ipogeo della grotta, pur evitando la ricostruzione mimetica. Ambienti scuri, fenditure luminose, superfici materiche e soluzioni di atmosfera accompagnano i visitatori in un’esperienza sensoriale che integra linguaggi visivi, sonori e interattivi. I reperti umani, faunistici e litici sono presentati attraverso vetrine integrate nelle pareti, postazioni multimediali, tavoli interattivi e dispositivi che consentono di ascoltare direttamente le voci dei ricercatori, rendendo accessibili anche i processi della ricerca scientifica.

«L’allestimento del progetto LABORATORIO NEANDERTHAL. Le scoperte di Grotta Guattari nasce dalla suggestione tratta dalle parole scritte nel 1939 sul “diario di scavo” del professore Carlo Alberto Blanc, che per primo, insieme al proprietario della grotta al Circeo che da lui prenderà nome, ne esplorò la cavità appena rinvenuta», ha spiegato Leonardo Sangiorgi. «Le parole del diario parlano di uno spazio dalle pareti color terra scura, come fosse bagnata, dalla quale spuntavano a tratti delle forme più piccole e più chiare, illuminate dalla luce che proveniva dall’esterno», ha continuato Sangiorgi.
«L’allestimento propone diverse modalità di visita, da quella per i visitatori che desiderano guardare e leggere le informazioni essenziali su ciò che è esposto, a quella dedicata ai visitatori che hanno più tempo e desiderano approfondire su specifici supporti multimediali i vari e articolati aspetti della ricerca scientifica, per arrivare infine a quella interattiva in cui poter ascoltare dalla viva voce dei ricercatori e degli scienziati, sfiorandoli con la mano, le risposte ad alcune domande che tutti noi ci poniamo sui neandertaliani».

Il percorso vuole rendere una specifica visione dell’evoluzione, intesa come co-evoluzione multispecie, mettendo in evidenza le relazioni simbiotiche tra esseri umani, animali, ambiente e clima. In questa prospettiva, la storia dei Neanderthal, civiltà che convisse con l’Homo Sapiens ma che scomparve in un tempo relativamente breve, viene esposta come una narrazione apertissima, d’altra parte gli stessi studi scientifici sull’argomento sono tuttora vitalissimi. Ma a prescindere dal rapporto con i millenni passati, la questione è aperta ampiamente sul presente e la vicenda dell’Homo Neanderthalensis dialoga con questioni contemporanee, dal climate change all’intelligenza artificiale.

LABORATORIO NEANDERTHAL inaugura inoltre il programma di iniziative che il MUCIV dedicherà nel 2026 ai 150 anni dalla fondazione del Regio Museo Preistorico Etnografico voluto da Luigi Pigorini nel 1876. La Sala Guattari diventerà anche l’incipit del percorso espositivo delle Collezioni di Preistoria e Protostoria del museo, integrandosi fisicamente con il resto dell’itinerario una volta conclusi i lavori in corso.
















