28 ottobre 2022

Il Museo delle Civiltà di Roma presenta nuovi percorsi di visita e progetti di ricerca

di

Preistoria? Storia dell’Antropocene: il nuovo allestimento delle collezioni preistoriche

Istallation view, ph. Giorgio Benni

Dal 26 ottobre, con la direzione di Andrea Viliani, il Museo delle Civiltà di Roma avvia nuovi percorsi di ricerca, archiviazione, catalogazione, digitalizzazione, comunicazione e disseminazione.

Istituito nel 2016, il Museo delle Civiltà conserva le collezioni pertinenti a diverse istituzioni museali riunite a partire dalla seconda metà del XX secolo presso l’attuale sede – composta dal Palazzo delle Scienze e dal Palazzo delle Tradizioni Popolari – edificata per l’Esposizione Universale di Roma (E.U.R) del 1942.

«Il museo non è un luogo chiuso, è piuttosto un luogo dove si costruiscono intuizioni forti, aggreganti e inclusive. – spiega Andrea Viliani – Questo è un museo di circa 80.000 metri quadri con oltre 2.000.000 di opere e documenti. È un viaggio nel tempo e un viaggio nel mondo e ci racconta la storia di come gli esseri umani hanno abitato e co-abitato questo pianeta. La nostra collezione è divisa in culture regionali, culture interne alle regioni. Culture che si mischiano. È quindi una celebrazione di una cultura identitaria».

Massimo Osanna, Direttore generale Musei, osserva, poi, come gli ambienti museali, che ospitano collezioni essenzialmente legate a cronologie che fanno capo alla Preistoria, divengono spazi “contemporanei”: «Si è ripensato ad un museo legato ai temi del contemporaneo. Tutti i nostri musei devono essere contemporanei. Sono luoghi della memoria ma sono anche luoghi del contemporaneo. Luoghi in cui la nostra società si incontra e si scambia idee».

Preistoria? Storia dell’Antropocene è il titolo del nuovo allestimento delle collezioni preistoriche. Il Museo delle Civiltà si compone della più ampia e articolata collezione inerente la preistoria italiana che comprende oltre 150.000 reperti provenienti da siti archeologici italiani e internazionali e afferenti a un arco temporale compreso dalle prime stagioni dell’età della pietra fino alle prime forme di scrittura. Nel nuovo percorso espositivo sono compresi, tra gli altri, il cranio neanderthaliano Guattari 1 del Circeo, le tre «Veneri» dei siti di Savignano del Lago Trasimeno e La Marmotta e le piroghe recuperate nel lago di Bracciano. Ancora, la necropoli e l’abitato eneolitico di Gricignano d’Aversa, la cosiddetta Tomba della Vedova, i materiali del sito di Polada e il “ripostiglio” di Coste del Marano, un “bronzetto” di guerriero e le spade rituali della cultura nuragica. Tra i pezzi di maggior interesse è compresa anche la Fibula Prenestina in oro, recante uno dei più antichi esempi di scrittura latina.

La collezione si è formata a partire dalla fondazione nel 1875 presso il Collegio Romano del regio Museo Preistorico Etnografico. Il primo nucleo di opere proviene dalle attività di studio e ricerca di Luigi Pigorini, archeologo, fondatore e direttore del museo con la finalità di fornire un’impostazione scientifica unitaria alle ricerche paletnologiche italiane, raccogliendole in una struttura centrale nella nuova capitale del Regno d’Italia.

L’allestimento ora ripensato delinea un itinerario che mira a ripercorrere la storia delle collezioni fino alle più recenti scoperte e si interroga sulla definizione stessa di “preistoria”. L’etimologia della parola si lega all’idea della “storia prima della storia”, nella fattispecie al periodo che dal divenire biologico dell’essere umano giunge al formarsi di civiltà caratterizzate dal fatto di non aver lasciato fonti scritte. Ma ci si chiede se la storia inizi realmente con l’era della scrittura.

Il titolo della sezione dedicata alle collezioni preistoriche Preistoria? Storia dell’Antropocene, allude emblematicamente al fatto che è necessario superare il concetto di “preistoria” in luce del fatto, che vi è raccontata, comunque, una “storia”.  Seppure in assenza di testimonianze scritte, attraverso le numerose storie che sono evincibili dallo studio e dall’interpretazione delle attestazioni materiali di chi è vissuto prima di noi, si evincono, nel loro complesso, elementi di varia matrice: dagli innumerevoli sistemi di pensiero, alle invenzioni culturali, alle organizzazioni economiche, alle politiche e sociali in un intersecarsi di eventi che si è dipanato non secondo un’evoluzione lineare ma che ha seguito piuttosto continui adattamenti e trasformazioni.

La sezione si apre con un’ “ominazione scientifica” che indica i processi che hanno condotto all’attuale specie umana e prosegue illustrando le civiltà comprese dal paleolitico sino all’epoca dei metalli. A concludere il percorso è un’ ”ominazione immaginifica”, creata col contributo dell’artista Goda Budvytyté e dalla studiosa di nanotecnologie Laura Tripaldi che, in considerazione del dato incontestabile che la storia, in un flusso ininterrotto e inarrestabile, continua costantemente il proprio percorso, è finalizzata a stimolare l’immaginazione del pubblico riguardo a eventuali ulteriori possibili sviluppi dell’evoluzione e a renderlo originale creatore di nuovi episodi storici.

Nella sezione saranno presenti anche gli interventi di due artisti contemporanei: Ali Cherri, artista libanese, che propone in collezione il film dello sceneggiatore e regista greco Georgis Grigorakis The Digger, nel quale vengono messe in rapporto le attività di scavo archeologico con quella di formazione di un’identità nazionale, e l’artista e antropologa Elizabeth A. Povinelli che interviene sulle pareti del percorso espositivo con una riflessione sul concetto di  “preistoria”, reinterpretato tenendo conto del principio di “sedimentazione”.

Sono stati, inoltre, inaugurati i due nuovi ingressi metodologici, tra loro speculari, del Museo delle Civiltà: quello già attivo del Palazzo delle Scienze e quello del Palazzo delle Arti e Tradizioni Popolari, tornato in uso a seguito di un restauro che ha coinvolto l’intera area del piano terra dell’edificio. Ambedue gli ingressi – il cui progetto e realizzazione risale al periodo dell’Esposizione Universale di Roma (E.U.R), 1942 – sono stati ripensati come un’ideale introduzione di carattere storico e critico al museo, un racconto sulla sua storia nel corso del tempo, attraverso le sue articolate connotazioni che metteranno in condizione i visitatori di scegliere consapevolmente il percorso museale a loro più congeniale. Entrambe le strutture saranno coinvolte in una periodica rivisitazione dell’allestimento, diventando sede di nuove attività pedagogiche. In queste sezioni saranno presentati anche alcuni interventi di artisti contemporanei quali Gianfranco Baruchello, Rossella Biscotti, Peter Friedl, Pino Musi e Moira Ricci, che confluiranno nella collezione contemporanea del museo.

In occasione dell’attuale riassetto dell’intero complesso sono state presentate anche le prime sei Research Fellowship del Museo delle Civiltà, che connotano in maniera originale i due nuovi ingressi metodologici del Palazzo delle Scienze e del Palazzo delle Tradizioni Popolari. Nel programma sono stati coinvolti sei artisti – Maria Thereza Alves, Sammy Baloji, DAAR-Sandi Hilal & Alessandro Petti, Bruna Esposito, Karrabing Film & Art Collective, Elizabeth A. Povinelli, Gala Porras-Kim –, alcuni dei quali legati a istituzioni internazionali. Sarà attivato un progetto di lunga durata finalizzato alla creazione di un sistema di ricerca negli archivi e sulle collezioni del museo e sulle articolate tematiche che esse pongono in materia di contestualizzazione, catalogazione e metodologia di ricerca.

Contestualmente, al primo piano del Palazzo delle Scienze ha inaugurato Georges Senga. Comment un petit chasseur païen devient prête catholique, la mostra a cura di Lucrezia Cippitelli che si protrarrà sino al 5 marzo 2023. L’esposizione presenta riunite, per la prima volta, opere fotografiche, materiali cinematografici e d’archivio prodotti, post-prodotti e reperiti nel corso di un’articolata attività di ricerca portata avanti da Georges Senga (Lubumbashi, 1983, Repubblica Democratica del Congo) sulla figura di Bonaventure Salamu. Tra gli anni Quaranta e Sessanta dello scorso secolo, il “petit chasseur païen” Salamu fu ordinato sacerdote nell’ordine dei Gesuiti e si trasferì in Europa per tornare poi in Africa nel suo villaggio d’origine, dove sarebbe divenuto marito e padre. La storia di questo personaggio è parte essenziale di un progetto che indaga le relazioni precoloniali e post-coloniali tra il continente europeo e quello africano – con un’attenzione particolare ai contatti con il Vaticano e Roma – dal XVI secolo fino alla fase moderna.

È stato presentato poi il progetto scientifico Metodologia contemporanea: cambiare linguaggio e riscrivere storie (supervisionato dal Direttore del Museo delle Civiltà Andrea Villani e curato da Matteo Lucchetti, curatore per le arti e culture contemporanee dello stesso Museo), progetto risultato vincitore del PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il programma si prefigge di creare una nuova sezione dedicato alle manifestazioni artistiche e alle culture contemporanee, proponendo, all’interno del complesso museale, un ideale complemento alle scienze legate all’antropologia, l’etnografia e la paleontologia a cui si lega la connotazione essenziale delle collezioni storiche confluite nel 2016 nel Museo delle Civiltà di Roma.

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