11 settembre 2023

Mancanza di personale e orari ridotti: è polemica su quattro musei di Milano

di

A causa della mancanza di personale, il Comune di Milano ha rimodulato gli orari di apertura di quattro musei civici: Museo Archeologico, Museo del Risorgimento, Palazzo Morando e Casa Boschi Di Stefano chiuderanno prima

Museo Archeologico

È una storia purtroppo nota che, ciclicamente, si ripete: nei musei italiani manca il personale di sala e gli addetti all’accoglienza e, allora, si chiude prima. Capita anche a Milano dove, come riportato da Il Giorno, quattro musei civici hanno subito una rimodulazione degli orari di visita. Il motivo? «L’esigenza di razionalizzare le spese legate all’impiego di personale a supporto dell’attuale attività di guardiania e accoglienza svolta dagli operatori museali comunali, continuando a garantire la fruizione del patrimonio, ma anche la sicurezza di persone e beni», si legge nella delibera firmata dall’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, approvata in Giunta giovedì scorso.

Le sedi museali coinvolte dalla delibera sono il Museo Archeologico, situato nell’ex-convento del Monastero maggiore di San Maurizio, Museo del Risorgimento, nel settecentesco palazzo Moriggia, e poi Palazzo Morando, che ospita la collezione Costume Moda Immagine, e Casa Boschi Di Stefano, che espone parte della collezione d’arte del Novecento raccolta da Antonio Boschi e Marielda Di Stefano. Nella relazione tecnica allegata alla delibera è stabilito anche che per le mostre gratuite a Palazzo Reale e al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, in caso di coproduzione, i costi di custodia e accoglienza non saranno più a carico del Comune ma dell’organizzatore.

Museo del Risorgimento

I musei civici, nel periodo pre-covid, erano aperti dalle 9 alle 17:30, dal martedì alla domenica. Dopo la delibera, invece, osserveranno questi orari: il Museo Archeologico resterà aperto dal martedì al venerdì dalle 9:30 alle 13:30, sabato e domenica dalle 10 alle 17:30; il Museo del Risorgimento dal martedì al venerdì, dalle 9:30 alle 13:30 e sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14:30 alle 17:30; Palazzo Morando e Casa Boschi Di Stefano da venerdì a domenica, dalle 9:30 alle 17:30.

La delibera non è stata presa bene dai sindacati che rappresentato i dipendenti comunali. Orfeo Mastantuono, segretario provinciale dell’associazione sindacale CSA, ha dichiarato che «Questi tagli sono dovuti ai mancati investimenti da parte dell’amministrazione comunale sul personale addetto ai musei. I dipendenti che vanno in pensione non vengono sostituiti. Dal 2018 abbiamo perso 1.500 comunali».

Casa Boschi Di Stefano

«La variazione sperimentale degli orari è stata pensata dopo un attento studio sui flussi di ingresso nei diversi istituti del Comune di Milano», ha spiegato Sacchi. «L’apertura delle mattine all’Archeologico e al Museo del Risorgimento garantisce la affluenza di tutte le scolaresche che costituiscono la maggioranza dei visitatori dei musei, che restano comunque aperti anche nel fine settimana. La vocazione anche turistica di Casa Museo Boschi Di Stefano e di Palazzo Morando consente invece una rimodulazione orientata all’apertura nel fine settimana», ha concluso l’Assessore alla Cultura.

Palazzo Morando

«Abbiamo appreso dalla stampa la scelta del Comune di Milano di dimezzare l’orario di apertura di Palazzo Morando, in cui domani inaugura la personale di Stefano Cescon, in quanto vincitore della nona edizione del Premio Cramum», ci ha raccontato Sabino Maria Frassà, Curatore della mostra di Stefano Cescon a Palazzo Morando, che abbiamo raggiunto per un commento.

«Nessuno ci ha avvisato da giovedì. L’inaugurazione si terrà domani in ogni caso dal momento che l’apertura straordinaria dalle 18 alle 20 è stata da me pagata personalmente. La mostra di Cescon perde metà dei giorni di esposizione e ormai tante testate hanno salvato in agenda e pubblicato (il Corriere anche sul cartaceo) gli orari canonici, ovvero da martedì a domenica, anziché da venerdì a domenica. Quello che dispiace è ancora una volta il modo, non la richiesta di sacrifici, se necessari per il bene della collettività e un’arte sempre più bistrattata anche a Milano. Sono convinto che un atteggiamento di imperio e scarso dialogo sia anche una forma di “non rispetto” per tutti quegli operatori e dipendenti che anche per questa mostra hanno dato il massimo e che si vedono presentate nostre legittime richieste e lamentele, di cui non sono assolutamente causa. Concludo riflettendo sull’agonia del soggetto pubblico in Italia, che fatica a rispondere ai bisogni reali della cittadinanza, non sembrando avere una visione di futuro, di cui i giovani, l’arte e la cultura non possono che essere motore».

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui