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Su con la vita con ELASI: intervista alla cantautrice di Valanghe
Musica
ELASI: altro non è che la storpiatura (geniale) del suo vero nome, Elisa Massara. Il gioco di parole del nome d’arte della cantante di Alessandria, classe 1993, presente a partire dal suo Ep in uscita a fine ottobre dal titolo originale di Campi Elasi, si riflette anche nel suo universo, così pop, zuccheroso, frizzante, fantasioso e caleidoscopico (guardare i suoi colorati videoclip per credere). Un mix di suoni interessanti, frutto delle più variegate ispirazioni musicali: dall’elettronica al groove, dalla dance alla etnica. Abbiamo scambiato qualche chiacchiera con questa giovane e talentuosa artista, soprattutto a proposito del suo ultimo singolo, Valanghe, ballabile e orecchiabile fin dal primo ascolto.
Gattini con gli stivali nei Campi Elasi: l’intervista
ELASI, come mai questo titolo per il tuo primo singolo, Valanghe? Cosa ci racconti con questo singolo che, personalmente, ho adorato al primo ascolto?
«La scrittura di questo pezzo è venuta spontanea, parole, suoni, idee a valanga. Ho scritto la lista dei miei desideri più viscerali, la mia voglia di andare fuori da schemi predeterminati senza perdere tempo prezioso e senza soffocare le emozioni e gli istinti più puri».
Nei tuoi video, molto pop e minimali al tempo stesso, sono frequenti tonalità pastello e sprazzi di moda anni ’90. Quali sono le tue ispirazioni visive e culturali?
«Da sempre amo quando l’arte si mischia a sogno, surrealismo e follia umana colorata. Le mie ispirazioni visive vanno da Magritte a Pipilotti Rist, dal Codex Seraphinianus a Toilet Paper Magazine, dai video di Bjork a quelli di St Vincent, dalla Fabbrica di Cioccolato di Tim Burton a Twin Peaks».
“Gattini gattini dei miei stivali” ammetto che è una delle strofe che ho trovato più divertenti di Valanghe. In generale, sembra esserci tanta voglia di ironia, leggerezza e positività in questa canzone, vero? Credo che il tuo volteggiare fra le nuvole e il tuo gridare “Lunga vita a noi” nel ritornello lo dimostri abbastanza…o mi sbaglio?
«Ma in realtà “Gattini gattini dei miei stivali” sembra una battuta ridanciana ma ha una storiella dietro legata sempre all’arte. Anni fa ho visto a teatro SKIANTO di Filippo Timi (devastante messinscena dei pensieri toccanti, arrabbiati, ironici di un ragazzo disabile rinchiuso nella prigione del suo corpo e della sua camera). In un intermezzo, il cantautore Andrea Di Donna canta alcune canzoni bellissime accompagnandosi con una chitarra mentre davanti a lui scende, a mo’ di sipario, un velo su cui vengono proiettati dei gattini super teneri che cadono e fanno ridere. Ecco che qui il pubblico si divide a metà: una parte vuole ascoltare la musica in silenzio, l’altra parte si concentra sui gattini e ride rumorosamente. Questa cosa mi ha fatto pensare a quanto facilmente ci facciamo distrarre dai gattini su uno schermo perdendoci la bellezza di momenti potenti e intensi come valanghe».
Da dove nasce l’ispirazione artistica per questo video, così visivamente coinvolgente ed esteticamente impeccabile?
«L’idea era quella di creare un mondo che fosse il più possibile simile nei colori e nei movimenti a quello che ho in testa quando scrivo musica. Caterina Viganò (regista) e Antonio Colomboni (art director) di Mysto Studio hanno saputo capirlo e renderlo al meglio trasformandomi in una pixie, con corpo fluido e mutante, nel suo mondo parallelo. È un sogno su schermo in cui i corpi umani diventano poesia».
È uscito da poco il tuo Ep di esordio, Campi Elasi, per Neverending Mina. Quanto sei felice? Io, personalmente, mi considero già una tua fan.
«Ma grazie di cuore!! Dopo tanto tempo posso finalmente lasciare, a chi ci vorrà entrare, le chiavi delle porte dei mondi che ho in testa, i miei Campi Elasi. Ci sono stati tantissimo lavoro e una lunga attesa dietro a quest’uscita, ma adesso il disco è esattamente come lo avevo in testa».
Da dove è nata, nello specifico, l’ispirazione per questo frizzante Ep?
«Ogni canzone ha una storia diversa dietro, ma quasi tutte riguardano la voglia di rinascere, di lasciarsi andare e di liberarsi dopo forti delusioni, porte in faccia e momenti in cui mi sono sentita sola. Il mood dell’EP è frizzante, positivo ed energico perché ogni canzone è stata la pacca sulla spalla e l’abbraccio che mi sono data da sola in quei momenti blu».
Una canzone liberatoria, impregnata di ottimismo e voglia di fare: cosa ci racconti con “Esplodigodi”, che già dal titolo promette bene?
«Mentre la scrivevo stavo esplodendo di idee di suoni, colori e ritmi che a loro volta mi hanno ispirato il testo: un flusso di frasi liberatorie che avevo bisogno di far mie in quel momento difficile della mia vita. Per cui ho trasformato in trampolino i miei ostacoli interiori e ho riempito i miei vuoti di suoni nuovi».
“Supererrore”: qual è il tuo super errore, se c’è stato?
«Non ho un supererrore preferito, sono fatta di supererrori (come tutti). È bellissimo il momento in cui quello che pensavi essere un errore gigante e irrimediabile si trasforma in un’opportunità, in una nuova idea o in una rinascita personale…e ti senti un supereroe».
Cosa pensi della situazione attuale del mondo della musica (il tuo universo artistico, quindi), trovatosi, come tutti i settori della cultura, a fare i conti con la pandemia?
«Ho provato a essere positiva durante il primo lockdown, ma ora sono profondamente realista e un po’ rassegnata. Il sogno sarebbe che ci fosse più solidarietà non solo dalle istituzioni, ma anche tra artisti per farci forza a vicenda e continuare a creare bellezza».
So che può sembrare una domanda azzardata, soprattutto in tempi di Covid, ma quali sono i tuoi progetti futuri?
«Far uscire tutta la musica pazzoide e segreta che ho nel cassetto con video coloratissimi e live che uniscano la musica alle arti performative e visive: sto già preparando uno show con visuals e ballerini, speriamo si possa fare prima di quanto speriamo!».
Elasi, “Valanghe” bakstage. Foto di Chiara Quadri
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