26 maggio 2022

A Centrale Fies al via ‘KAS’ e ‘Un Weekend Cannibale da Sogno’

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A Centrale Fies inaugurano la mostra collettiva "KAS", il terzo episodio di “Trilogia anti-moderna”, ciclo di esposizioni dedicato alla relazione tra gli oggetti e le loro attivazioni, e "Un Weekend Cannibale da Sogno", il primo dei tre momenti della programmazione estiva 2022. Ne abbiamo parlato con Barbara Boninsegna e Simone Frangi

Giulia Damiani, Le Nemesiache, Archive. Photo credits Giulia Damiani

Da oggi, 26 maggio, al 3 luglio Centrale Fies apre al pubblico con una serie di appuntamenti legati alle Arti Performative e Visive: una programmazione scaturita dalle linee di ricerca praticate durante l’anno, che prendono forma in tre momenti distinti: “Un Weekend Cannibale da Sogno(27 – 29 maggio), “apap-Feminist Futures” (17 – 19 giugno)Live Works Summit (1 – 3 luglio). Da oggi, inoltre, sarà visitabile la collettiva “KAS”.

“KAS”

Il centro dedicato alle arti contemporanee inaugura “KAS”, a cura di Simone Frangi e Barbara Boninsegna, è una mostra collettiva che riunisce opere di Mohamed Abdelkarim, Simon Asencio, Miriam Cahn, Giulia Damiani & Le Nemesiache, Alessandra Ferrini, Belinda Kazeem-Kamiński, Alfeno Liboni, Vanja Smiljanić. Si tratta del terzo episodio di “Trilogia anti-moderna”, ciclo di esposizioni che Centrale Fies dedica alla relazione tra gli oggetti e le loro attivazioni. «KAS riflette sulla funzione delle città mitologiche e delle urbanità immaginarie come processi fondativi delle comunità, a partire da una leggenda territoriale che narra di un’antica città sepolta sotto Fies. La mostra collettiva di natura performativa punta a rivalorizzare forme di sapere (affettivo, somatico, visuale) censurate o soppresse dalla modernità sesso-coloniale occidentale. KAS sulla funzione di topoi mitologici e della fabbricazione collettiva immagini di “urbanità primigenie” nei processi fondativi delle “comunità immaginate”», ha spiegato Centrale Fies.

Ne abbiamo parlato con i curatori nell’intervista qui sotto.

Vanja Smilianić, Studies on hierarchy, (hissing dialogues), 2020. Photo © Vanja Smiljanić

Come si è articolata trilogia che si chiude con “KAS”?

Simone Frangi: «”KAS” è una mostra collettiva di natura performativa che costituisce il terzo episodio di “Trilogia anti-moderna”, ciclo di esposizioni che Centrale Fies dedica da alcuni anni alla relazione tra gli oggetti e le loro attivazioni, rivalorizzando forme di sapere (affettivo, somatico, visuale) censurate o soppresse dalla modernità sesso-coloniale occidentale.
Il titolo prende le mosse da Kas, una città premoderna che sarebbe esistita nel sito di Fies prima della grande frana che creò nella preistoria il biotopo delle Marocche e testimoniata dal ritrovamento di un laterizio – sulla cui “veridicità” e “autenticità” gli storici ancora dibattono – e tenuta viva da fabulazioni popolari e dalla produzione pittorica del farmacista locale Alfeno Liboni.
Dopo la mostra collettiva “Storia Notturna” (2020) dedicata all’esplorazione di prassi di  stregoneria performativa e la bi-personale di Josefa Ntjam e Joar Nango (2021) impegnata nella decostruzione del concetto eurocentrico di genealogia e delle versioni orientalizzanti e depoliticizzate dell’idea di indigeneità, “KAS” riflette insieme ad un gruppo di artisti e artiste internazionali sulla funzione di topoi mitologici e della fabbricazione collettiva immagini di “urbanità primigenie” nei processi fondativi delle “comunità immaginate”.

Quali sono le peculiarità dell’episodio che si apre oggi?

Simone Frangi: «Questo terzo episodio riprende alcuni filoni di ricerca legati a metodologie femministe e anti coloniali già presenti negli episodi precedenti che in KAS si riformulano in nuovi campi d’indagine: archeologia e orografia speculative come fonte di legittimazione dei nazionalismi o la loro ri-appropriazione funzionale in funzione anti-nazionalistica (Vanja Smiljanić e Giulia Damiani e Le Nemesiache); violenza simbolica e materiale dei processi di fondazione (Miriam Kahn) nonché della loro trasmissione e riproduzione attraverso archivi materiali e visuali o attraverso nozioni egemoniche di patrimonio e eredità culturale (Belinda Kazeem-Kamiński e Alessandra Ferrini); l’artificialità del tempo della storia e della sua tripartizione in passato, presente e futuro; l’affermatività della nozioni speculative di futurità e catastrofe (Mohamed Abdelkarim); la riforma del concetto artificiale di “oggettività” e le possibilità della sua erosione (Simon Asencio)».

Come si colloca “KAS” nella ricerca di Centrale Fies?

Barbara Boninsegna: «A Centrale Fies, il centro di ricerca sulle pratiche performative contemporanee, si indaga non solo il concetto di performance nelle sue molteplici forme, ma anche i collegamenti, i filamenti, le tracce che queste possono avere nelle altre discipline, o come possano risuonare all’interno di contesti sempre differenti.
Se dal 2019, attraverso il lavoro curatoriale di Denis Isaia, le mostre di Centrale Fies erano un focus sui rapporti tra il concetto di performance e l’oggetto artistico, così come alla capacità stessa di performare dell’oggetto, da tre anni stiamo invece indagando ancora un altro tipo di spaccato, assieme a Simone Frangi.
In questa nuova trilogia -che termina quest’anno con la collettiva KAS-, si è lavorato con artiste e artisti che praticano sia il mondo delle arti visive che quello performativo. Come le altre due mostre della triologia, KAS avrà una durata “statica” di due mesi e sarà attivata con un ciclo di performance di ​​Simon Asencio, Giulia Damiani e Le Nemesiache, Vanja Smiljanić in occasione di Live Works Summit 2022 (1-2-3 luglio).
L’idea di abitare e di rendere dinamica una mostra è stata conseguenza dei processi di lavoro di artisti e artiste, che hanno già nelle loro pratiche la parte performativa.
Questa modalità di pensare la trilogia ha trovato sponda anche nei concetti di divulgazione del contemporaneo di Centrale Fies, che non passa mai attraverso la sua semplificazione, ma piuttosto attraverso modalità atte a coinvolgere, accompagnare e indicare al pubblico che non esiste un solo modo per interpretare o guardare un’opera.
Nessun pubblico da educare, ma una comunità con cui condividere esperienze e riflessioni attraverso l’arte. La parte performativa diventa una narrazione altra, che però spinge a una lettura, a un’immergersi nel lavoro degli artisti quasi totale, spesso abbattendo barriere invisibili».

Simon Asencio, Bâtard, 2020. Photo credits Cillian O’Neill

“Un Weekend Cannibale da Sogno”

«Dal 27 al 29 maggio la performance e la danza tornano protagoniste con “Un Weekend Cannibale da Sogno”, curato da Barbara Boninsegna con la coreografa e regista Francesca Pennini/CollettivO CineticO. Sarà possibile assistere a performance e opere di Alessandro Sciarroni con la prova aperta della sua ultima opera, titolata DREAM (27-28 maggio); 19’ 40’’ che lavora proprio sul ritmo biologico dell’alternanza delle fasi REM e non REM del pubblico, giocando con suoni e cicli naturali; Danilo Correale con No More Sleep No More (27 maggio) in cui l’artista indaga la vita politica del sonno; CollettivO CineticO con WOW (e altri suoni antirughe) Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate (26-27-29 maggio), in cui Francesca Pennini chiede al pubblico di fare un atto di fede, e di entrare in sala senza sapere nulla di ciò che lo aspetta; e ancora ascoltare l’antropologo Paolo Pecere (29 maggio), visitare la mostra personale di Binta Diaw, dal titolo “The Land of Our Birth is a Woman”, che racconta delle relazioni ancestrali tra natura e corpi femminili.
In uno spazio inatteso sarà possibile anche interagire con Sevy: The Collective Houseplant di SINTETICO (Marco Calzolari) (27-29 maggio) che invita utenti e visitatori a comunicare -fisicamente e da remoto- con una pianta, allo scopo di sollevare interrogativi sulla questione ambientale.
La giornata del 29 maggio inizia alle ore 10 del mattino nel parco con il “FITONESS – esercizi vegetali per corpi animali” a cura di Francesca Pennini e Collettivo CineticO. Il “FITONESS” è una pratica cinetica inventata per il processo creativo di Manifesto Cannibale. Si prosegue alle ore 11 con FORAGING con Guido Omezzolli e il PIC NIC CANNIBALE a cura di Maso Limarò con concept di CollettivO CineticO: un percorso di conoscenza del territorio – e di noi stessi – attraverso il corpo e il bosco: la ricerca di cibo spontaneo e dai sapori inaspettati. Fiori edibili, erbe e bacche, ma anche foglie, linfe e resine. Il foraging, “alimurgia” in italiano, è una pratica di ricerca del cibo selvatico nata nei momenti di carestia o povertà, oggi recuperata culturalmente – e spiritualmente – da chef di tutto il mondo.
Il percorso sarà guidato da Guido Omezzolli – esperto di piante – che opera sul territorio in uno studio-orto-giardino-laboratorio, fino a un pic-nic a cura di Maso Limarò, la cui filosofia affonda nel rispetto della materia prima e nelle lavorazioni lente per creare sapori puri, veri, e puliti, in perfetta armonia con la terra di provenienza – il Trentino – e la sua storia», hanno anticipato gli organizzatori.

Da oggi è possibile acquistare i biglietti per tutte le performance sulla piattaforma di Vivaticket e prenotare il proprio ingresso agli eventi del public program su Eventbrite

Belinda Kazeenm Kamiński, To let them know what we think about them (2021). Courtesy l’artista

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