24 settembre 2021

Al via la sesta edizione di Ibrida Festival. Intervista agli ideatori

di

Da oggi al 26 settembre negli spazi di EXATR, nel centro storico di Forlì, l'edizione 2021 di "Ibrida - Festival Internazionale delle Arti Intermediali", dedicata alla "Accelerazione intermediale". Ne abbiamo parlato con Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, ideatori e Direttori artistici della manifestazione

Francesca Fini, White Sugar (still da video), 2013, courtesy l'artista

Fondato nel 2015, Ibrida – Festival Internazionale delle Arti Intermediali si è affermato come appuntamento di spicco per conoscere le più attuali espressioni artistiche che si muovono tra videoarte, performance art e musica elettronica.

«Ibrida Festival – hanno spiegato Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, fondatori e Direttori artistici della manifestazione – è nato allo scopo di indagare e divulgare le produzioni e le ricerche recenti nell’ambito della videoarte, accogliendo in maniera del tutto naturale al suo interno anche la performance art e la musica elettronica abbinata alla sperimentazione sulle immagini […], in un’ottica di ibridazione».

La tematica scelta per la sesta edizione è Accelerazione intermediale, profondamente legata all’attualità: «Con la pandemia – hanno proseguito gli organizzatori – c’è stata una vera e propria accelerazione dei processi digitali. Le nuove produzioni artistiche sono traccia di una rivoluzione della quale non si può più fare a meno». Qui potete trovare il programma completo.

Con Ibrida Live, inoltre, la programmazione non si ferma mai: «Ibrida Festival ha subito e assimilato la violenza pandemica degli ultimi mesi», hanno aggiunto gli ideatori, e «a partire dalla scorsa edizione abbiamo realizzato una piattaforma web permanente: si tratta di un contenitore/vetrina in divenire e in costante evoluzione, in ascolto del mondo che cambia».

Tra i sostenitori di Ibrida Festival ci sono il Comune di Forlì, a Regione Emilia-Romagna e la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Il partner strategico è PubliOne.

Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, ph. Andrea Bardi, courtsey Vertov Project

Intervista a Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, ideatori e Direttori artistici

Ibrida Festival giunge alla sesta edizione. Come è cambiato nel tempo? Con quali obiettivi è nato e quali sono i suoi obiettivi oggi? 

«Il Festival è un progetto in continuo divenire. Siamo partiti con un evento: Re-Azione, un “happening” di un solo giorno con performance art, musica e video proiezioni. In quel primo format già si abbozzavano quelle che sarebbero diventate poi le caratteristiche di Ibrida. Il passaggio al festival vero e proprio è nato, quindi, dalla necessità di dare un’identità precisa all’evento e dalla consapevolezza che c’era ancora tanto da offrire al pubblico a tal punto da riempire un contenitore più ampio. Ogni anno abbiamo aggiunto e integrato nuove conoscenze e abilità: incontri, performance e installazioni. Una delle nostre peculiarità è quella di avere uno sguardo fisso sul presente, essendo un Festival altamente votato alla tecnologia aggiungiamo nuovi linguaggi a ogni edizione. Quando siamo nati il nostro obiettivo era quello di divulgare la cultura dell’audiovisivo contemporaneo, ora il nostro obiettivo continua ad essere quello, ma abbiamo sviluppato una rete con altre realtà simili alle nostre che aiuta a promuovere i nostri artisti anche in altre realtà».

Petra de Nijs, TIME, 3’21’’, 2020 © l’artista e Ibrida Festival
Come si colloca Ibrida Festival nel panorama nazionale delle manifestazioni dedicate alla videoarte? E come si pone rispetto alla scena internazionale? 

«Non sono molte le manifestazioni, in Italia, dedicate esclusivamente alla videoarte o alle ibridazioni audiovisive. Spesso ad esse viene rilegato un ruolo marginale, in alcuni casi di contorno. Nonostante ciò, negli anni abbiamo visto una crescita esponenziale sia di Festival già esistenti che di nuove realtà. Con alcune abbiamo istaurato un dialogo, e in alcuni casi anche collaborazioni. All’estero ci sono realtà importanti, come per esempio Proyector (Spagna), ADAF Athens Digital Arts Festival (Grecia), VIDEOFORMES (Francia), solo per fare alcuni nomi: guardiamo con interesse al loro percorso e stiamo già lavorando per intraprendere nuove collaborazioni, nei prossimi anni. La comunicazione del nostro Festival, inoltre, va oltre i confini nazionali: basti pensare che alla nostra ultima open call hanno partecipato oltre 400 artisti, per l’80% stranieri».

Debora Vrizzi , Out of Order, 10’30’’, 2021 © l’artista e Ibrida Festival
L’edizione 2021 è dedicata all’Accelerazione intermediale. Da dove nasce l’esigenza di indagare questo tema? Qual aspetti della scena attuale della videoarte vi hanno portato a sceglierlo? 

«La scelta del tema nasce dall’osservazione delle ultime tendenze. La pandemia ha messo un piede sull’acceleratore, con un conseguente riversamento nella rete di relazioni sociali e contenuti digitali.
Le produzioni artistiche sono traccia di questa rivoluzione e gli artisti lavorano sempre più con diversi media in contemporanea, ibridando codici e linguaggi. Un’accelerazione alla quale noi guardiamo con molta curiosità.
Un esempio concreto dei lasciti della pandemia è la selezione che presenteremo al Festival a cura di Philippe Franck della Pepinieres Européen de la Creation: in essa saranno presenti lavori di videoarte prodotti durante il lockdown».

Gianluca Abbate, Supermarket, 8’00”, 2018 © l’artista e Ibrida Festival
La sesta edizione di Ibrida Festival “mette al centro la creatività delle donne nel panorama contemporaneo internazionale”. Che attenzione ha riservato Ibrida Festival alla creatività femminile nelle varie edizioni? In particolare, quali spazi avrà nell’edizione 2021?

«Le donne sono sempre state molto presenti nell’ambito della videoarte e di conseguenza all’interno di Ibrida Festival. Quest’anno, in particolare, presenteremo quattro monografiche dedicate ad altrettante artiste. Francesca Fini e Kika Nicolela (curate da Vertov Project), Francesca Lolli e Elisa Giardina Papa (curate da Piero Deggiovanni). Ognuna di loro lavora con tecniche ed estetiche diverse, ma è interessante notare nella loro pratica artistica una riflessione comune sulla questione di genere, tramite l’utilizzo del proprio corpo e della propria immagine, sulla società contemporanea e sulla collocazione della donna al suo interno».

Pablo Martin Cordoba, Postdigital Flipbook, 4’40’’, 2019 © l’artista e Ibrida Festival
Lavorando da anni alla realizzazione di Ibrida Festival quale idea vi siete fatti della situazione della videoarte oggi? Che spazio trova rispetto ad altre forme artistiche contemporanee in mostre, musei e gallerie? Attualmente quali sono le sue principali necessità? 

«Tutto scorre così velocemente che si è sempre un passo indietro rispetto al presente. L’unico modo per fotografarlo è immergersi completamente nella ricerca e nello studio. Di sicuro c’è stato un cambiamento epocale con la digitalizzazione di tutti i segnali. La fruizione dell’opera non è più un’esclusiva dei musei e delle gallerie, anzi lì troviamo ciò che è stato storicizzato, accettato dal mercato, mentre proprio nei Festival inciampiamo nelle ultime tendenze e nelle più radicali ricerche artistiche. In realtà crediamo che ci sia un ritorno, grazie al digitale, a questa forma d’arte anche in Italia. L’unica cosa che ci manca, come Paese, è un sostegno e investimento maggiore da parte delle istituzioni nella produzione e distribuzione delle opere».

Francesca Lolli, Artist Must be Beautiful in 2014 © l’artista e Ibrida Festival
Quale sogno avete per il futuro di Ibrida Festival?

«Abbiamo idee molto ambiziose per il futuro del nostro Festival. Da un lato vorremmo occupare in modo più allargato tutto il tessuto urbano di Forlì, perché desideriamo coinvolgere sempre di più la cittadinanza e gli spazi. Dall’altro vogliamo continuare a germogliare creando collaborazioni con Festival europei e internazionali, per far sì che la fruizione degli artisti e delle opere sia davvero capillare. Infine, divulgare la cultura dell’audiovisivo contemporaneo in modo che possa raggiungere una platea sempre più vasta».

Karmachina, Tríptiko. A vision inspired by Hieronymus Bosch – KARMACHINA, courtesy Fundación Princesa de Asturias e Museo Nacional del Prado di Madrid

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui