08 marzo 2022

Alla Stadtgalerie di Kiel la nona edizione del Premio Artistico Fondazione VAF

di

Si apre la nona edizione del Premio Artistico Fondazione VAF (Volker e Aurora Feierabend), dall’11 marzo al 22 maggio, presso la Stadtgalerie di Kiel, in Germania, con le opere finaliste di Luca Azzurro, Renata e Cristina Cosi, Silvia Inselvini, collettivo KEM, L’OrMa, Enrico Minguzzi, Sebastiano Raimondo, Dario Tironi, Valeria Vaccaro

Sebstiano Raimondo, Custodire soglie-Palermo, 2018, quartiere Vucciria. Stampa diretta da negativo (C-print) su carta opaca, 40 x 50 cm

Dopo la scomparsa di Dr Klaus Wolbert, che per molti anni, in qualità di Presidente della Fondazione VAF, ha promosso instancabilmente l’arte contemporanea, non solo italiana, scrivere del Premio VAF 2021/2022 significa, per usare le parole del Presidente della Fondazione, Thorsten A. Feierabend, che «nonostante le difficoltà, quest’anno ha luogo».

Nato nel 2003, allo scopo di promuovere il potenziale artistico e creativo dei giovani artisti nati in territorio italiano con un concorso a cadenza biennale che oltrepassi i confini nazionali, il Premio Artistico Fondazione VAF si propone di dare impulso allo scambio culturale tra Italia e Germania. L’organizzazione del concorso vanta infatti numerose e continuative collaborazioni con sedi museali di rilievo, nazionali e tedesche, quali il Mart di Rovereto, il Museo della Permanente di Milano, il MACRO Testaccio di Roma, il Museo civico di Palazzo della Penna di Perugia, l’Istituto Mathildenhöhe di Darmstadt, la Künstlerhaus di Graz e la Stadtgalerie di Kiel – diretta da Dr. Peter Kruska e meta di studenti che frequentano l’università, gli istituti tecnici e il prestigioso Istituto Muthesius di Belle Arti e Design.

Cento gli artisti che hanno concorso, nove i finalisti e tre i vincitori, a cui saranno assegnati rispettivamente premi da 15mila, 7.500 e 5mila euro con, per la prima volta, l’acquisizione dell’opera vincitrice del primo premio, che entrerà così a far parte della Collezione della Fondazione VAF, che si conferma una delle più significative iniziative di mecenatismo nella promozione della giovane arte italiana nell’ambito del panorama artistico attuale.

Concordi nel considerare tutti i nove finalisti vincitori, per selezionare i tre premiati Thorsten A. Feierabend si è avvalso dell’esperienza e dello straordinario appoggio da parte dei membri del comitato scientifico: Volker W. Feierabend, Nicoletta Colombo, Serena Redaelli, cui si aggiunge l’aiuto prezioso di Simona Di Giovannantonio. A presiedere il Kuratorium, comitato scientifico che è l’anima della VAF e decide il programma delle pubblicazioni e delle mostre, le acquisizioni di nuove opere, il prestito di opere della collezione, oltre a organizzare il Premio VAF, è – dal primo gennaio 2022 – Elena Pontiggia, critica d’arte e insegnante, cioè, come dice l’etimologia, qualcuno che lascia il segno.

A livello espositivo, a partire da quest’anno, le opere degli artisti finalisti dialogheranno in una cornice di confronto tra storico e contemporaneo con le opere appartenenti alla Collezione VAF Stiftung del Maestro Paolo Baratella (Bologna, 1935), cui verrà conferito un Premio alla Carriera. Esponente di rilievo della Pop Art italiana, con una pittura carica di significati politici e, prima ancora, esistenziali, Baratella è noto al pubblico tedesco per le importanti partecipazioni a “Kunst und Politik” (Karlsruhe, Wuppertal, Francoforte, 1970) e “Italienische Realisten 1945-1974” (Berlino, 1974). Nel 1965 ha esposto alla Haus am Lützowplatz di Berlino, nel 1973 al Kunstverein di Monaco e di Francoforte, nel 1976 alla Akademie der Künste di Berlino, alla Kunsthalle di Norimberga e alla Haus Neuland di Bielefeld. Il suo accento è «più monumentale e più epico. La sua visionarietà, nonostante i riferimenti eloquenti, perfino manichei, alle vicende del ventesimo secolo, sottrae l’immagine alla cronaca e alla storia, spostandola nell’alveo del mito», scrive Elena Pontiggia.

Paolo Baratella, Autoritratto con NO, 1968. Acrilico e plexiglass su tela, 80 x 70 cm

I nove artisti in mostra

La nona edizione del Premio si concentra non solo sui generi più tradizionali della pittura e della scultura, ma anche sulla fotografia e sui nuovi media quali installazioni e videoarte.

Luca Azzurro con una pittura estremamente dinamica e dominata dalla forza dirompente del colore si ispira principalmente alla Pop art, alla graffiti art e alla street art. Approccia la sua arte nell’intento di trasferire sulla tela tutto un repertorio di immagini strettamente connesse con l’attualità e con il mondo che circonda il riguardante: corvi su alberi spogli o su tralicci; animali coloratissimi, quali zebre, pantere, giaguari e coccinelle; paesaggi urbani e rurali dai cieli inondati da luci violacee, lilla e blu; tramonti dai colori esplosivi, quasi fauve; volti di musicisti e di divi hollywoodiani del passato; pali dell’elettricità.

Luca Azzurro, Red sunset with birds, 2021. Acrilico su tela, 120 x 90 x 4 cm

Renata e Cristina Cosi iniziano a lavorare insieme nel 2008, realizzando opere scultoree a quattro mani incentrate principalmente sulla relazione tra individuo e società. La purezza formale e cromatica delle loro sculture rimanda a Pablo Atchugarry, nonché al candore delle opere di Gigi Guadagnucci, i loro impasti ceramici con inserti di resina, filo in cotone, plexiglass e, talvolta, legno, richiamano l’arte optical e cinetica, specie le palline di plastica con struttura metallica a formica di artisti come l’argentino Hugo Demarco (1932-1995). Renata e Cristina lavorano principalmente il gres e la porcellana, modellando a quattro mani, con un procedimento interamente manuale, pesanti blocchi di impasto ceramico.

Renata e Cristina Cosi, Society S-C-0036, 2018. Gres bianco, impasto ceramico antracite, resina, legno, plexiglass, 71 x 71 x 21 cm

Silvia Inselvini si concentra sul tema del tempo e delle sue infinite variazioni, attraverso una ricerca meticolosa nello scorrere di incessanti ritmi che si materializzano in una tecnica ripetitiva e manuale a penna su carta e nei lavori con il tessuto. La sua opera riflette la personale fascinazione per il sacro, per la spiritualità e per il pensiero orientale. L’importanza della categoria del tempo in senso reale e metafisico è l’elemento costitutivo della poetica dell’artista: metaforicamente ritorna nei lavori su tessuto, i kalachakra, intrecci annodati e arrotolati su se stessi a creare mandala come specchi di un gesto infinito.

Silvia Inselvini, Notturni (2), 2020. Penna a sfera su carta, 120 x 124 cm

KEM è un collettivo così consapevole del proprio tempo che parte proprio dallo schermo per ridonare una dimensione di tridimensionalità a un sapere che sembra smarrito. Al centro del loro progetto estetico c’è il corpo umano, destrutturato e scavato nel profondo, fino agli organi interni, per ricrearne la pulsazione primordiale, la cifra dimenticata su cui ricostruirne l’efficacia metafisica e fenomenica.

KEM, Cuore Rosso, 2020. Tecnologia ologramma 4k, 65 x 65 x 7,5 cm in teca in plexiglass h 80 x l 80 x p 13 cm

L’OrMa, nome d’arte di Lorenzo Mariani, allude a un rapporto con la storia dell’arte, pur filtrato attraverso un senso di leggerezza impertinente. Tra gli aspetti più interessanti del lavoro di L’OrMa c’è l’uso di materiali che non appartengono alla tradizione plastica e sembrerebbero anzi il contrario della scultura. L’artista sceglie elementi vegetali che si riallacciano all’Arte Povera, ma soprattutto materiali come la carta che suggeriscono una dimensione di levità, di luce e di gioco fuori dal tempo. La sua è una scultura anti-monumentale, in cui il senso ludico e ironico si accompagna alla consapevolezza lucida dell’effimero che ci circonda.

L’OrMa, Flagship, 2018. Scultura realizzata a mano con carta, 67 x 185 x 26 cm

Enrico Minguzzi muove dall’osservazione diretta della realtà, dall’indagine ravvicinata, analitica delle cose, con particolare attenzione al paesaggio. Le sue grandi tele raccontano proliferazioni di germogli, di vegetazioni, di alberi, boschi sconvolti da toni squillanti di resine fluorescenti, abbaglianti, che trasformano le nature in minerali, in consistenze vetrose, in coralli, in organismi a metà tra realtà e sogno, frutto di nuovi, irreali ecosistemi.

Enrico Minguzzi, Azzurra come il cielo, 2020, oil on epoxy resin on linen, 50 x 40 cm

Sebastiano Raimondo impregna del senso del presente le sue opere, come uno sguardo penetrante su quanto ci circonda che non si disgiunge mai da un sentimento più ampio del tempo. Per lui, come potrebbe dire Pound, «tutte le età sono contemporanee».

Dario Tironi prende spunto dal passato, presentato correntemente ed enfaticamente come fondante per la ricerca artistica di base, e scavalca il tempo entrando a gamba tesa nel presente e nelle sue problematiche, ricorrendo allo scarto come materia da combinare per una nuova modellazione, un bricolage tecnologico da cui traspare la posizione critica di Tironi nei confronti del consumo, delle ripercussioni dell’attività umana sull’ambiente, gli squilibri globali, delle contraddizioni di un ordinamento sociale basato sull’ideologia capitalista e consumista e dell’alienazione dell’essere umano imbrigliato nell’individualismo esistenziale.

Dario Tironi, Venere italica, 2018. Acciaio, assemblaggio multimediale, acrilico, resina, 172 x 52 x 52 cm

Valeria Vaccaro con il marmo riproduce oggetti umili, di uso industriale, marmoree casse da trasporto, pallet, fogli di carta, buste, fiammiferi, trasformati e sottoposti a una lavorazione che li presenta sfregiati da bruciature, anneriti al punto da assumere l’esatta parvenza del legno e della carta, sollevando così la questione della contemporaneità, della incertezza e della transitorietà.

L’invito di Thorsten A. Feierabend è di ammirare e godere gli straordinari lavori degli artisti e delle artiste italiani selezionati per il Premio 2021/2022. Che vinca il migliore.

Valeria Vaccaro, Packet of letters, 2020. Marmo bianco di Carrara e inchiostri, 20 x 20 x 55 cm

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui