18 gennaio 2020

Bologna Art Week 2020: Cahun, VALIE EXPORT e Mocellin alla Fondazione del Monte

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Corpo femminile e spazio pubblico, architettura e indagine sul genere: “3 Body Configurations” alla Fondazione del Monte, fino al 18 aprile. L'intervista alle curatrici Maura Pozzati e Fabiola Naldi

Fondazione del Monte
Claude Cahun, Autoritratto (imagine riflessa nello specchio, giacca a scacchi) (part.), 1928 mm 118/94, negativo, courtesy Jersey Heritage Collection

Alla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna inaugura oggi, 18 gennaio, la mostra “3 Body Configurations” con opere di Claude Cahun, VALIE EXPORT e Ottonella Mocellin, inclusa tra i Main Project di Art City Bologna 2020.
Qui l’intervista alle curatrici Fabiola Naldi e Maura Pozzati pubblicata nel numero 107 di exibart on paper, che sarà distribuito ad Arte Fiera 2020.

Alla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, il 2020 celebra le donne e il loro ruolo nell’arte e nella società contemporanea. A dare avvio a una serie di eventi che si succederanno nei prossimi mesi c’è “3 Body Configurations”, mostra a cura di Fabiola Naldi e Maura Pozzati, selezionata tra i Main Project della nuova edizione di Art City Bologna. Protagoniste sono tre grandi artiste, tre differenti sensibilità e ricerche che ripercorrono cronologicamente l’intero Novecento: Claude Cahun, VALIE EXPORT e Ottonella Mocellin.
Le due curatrici propongono una riflessione originale sul corpo femminile e la sua relazione con lo spazio pubblico, l’architettura e l’indagine sul genere, in un gioco di rimandi filosofici, etici ed estetici, avvalendosi anche del contributo della filosofa Francesca Rigotti autrice di uno dei tre saggi che compongono il catalogo che accompagna la mostra, edito da Corraini.

Il titolo è un omaggio alla serie Körperkonfigurationen realizzata da VALIE EXPORT tra il 1972 e il 1982. Che valenza assume per una donna l’espressione artistica attraverso il corpo?

Fabiola Naldi: «Nel corso del Novecento, quando l’arte è stata donna, ha sicuramente messo in campo delle intenzioni e delle urgenze molto più impattanti rispetto a quanto fatto dai colleghi uomini. E questo perché la donna artista ha forse una maggiore necessità di relazionarsi sotto vari punti di vista attraverso il proprio corpo».

Come si colloca questa mostra in un contesto politico, sociale e culturale ancora lontano dal raggiungimento dell’uguaglianza di genere?

F.N.: «Diversamente da quanto si potrebbe intendere a prima vista, questa non è una mostra calata solo in un contesto femminista. Siamo molto politiche, senza essere chiaramente politiche. L’intento che ci ha mosso è stato quello di mettere a confronto tre artiste che nella loro prassi progettuale hanno scelto di occuparsi di tematiche relative al corpo, come dicevamo, utilizzando come mezzi espressivi dispositivi extra artistici quali la fotografia e la performance, inserendo la propria ricerca identitaria in una progressiva e continua tensione spazio-temporale. La fotografia serve a tradurre le loro azioni performative in una traccia documentaria perché in questi lavori resta protagonista il corpo dell’artista, inteso come protesi della ricerca di un viaggio schizofrenico nell’io e nell’altro. Sono questi i termini attorno ai quali si sviluppa la grande rivoluzione concettuale messa in campo da Cahun, EXPORT e Mocellin, messa in campo in tre momenti differenti del Novecento».

C’è quindi anche un aspetto relazionale in queste tre diverse ricerche?

Maura Pozzati: «L’istanza relazionale è fondamentalmente un’istanza femminista, che si attualizza nella volontà di creare un dialogo con l’altro. Se, in un primo tempo, le attiviste cercavano come interlocutore esclusivamente un’altra donna, oggi la situazione è cambiata. Nel racconto e nella condivisione, la storia privata e personale di ciascuna donna diventa un storia comune e collettiva, che si potenzia anche nel confronto con il soggetto maschile. Claude Cahun, VALIE EXPORT e Ottonella Mocellin nel loro lavoro ci presentano dei corpi-relazione. Per Cahun questo rapporto con l’altro si esplica nella complicità con la sua compagna, con la quale condivide tutte le sue azioni performative; per VALEI EXPORT la relazione è nel confronto con lo spazio pubblico e architettonico, inteso come simbolo della supremazia maschile; e, infine, per Mocellin la relazione è quella che si instaura con lo spettatore, chiamato ad interrogarsi sulla natura dell’orizzontalità delle sue donne, ritratte sempre stese in contesti di vita quotidiana. Noi non sappiamo se queste donne siano effettivamente morte, svenute o semplicemente addormentate».

Francesca Rigotti nel suo testo cita Adriana Cavarero e parla di Inclinazione del corpo femminile, sottolinenando come la verticalità sia una caratteristica del dominio maschile.

M.P.: «Il pensiero di Cavarero è un punto di riferimento imprescindibile in questi studi, che guida anche molte delle mie riflessioni al riguardo. Come ricorda Francesca, la verticalità è sinonimo di rettitudine etica, che non è concessa alle donne neanche nell’arte. E qui c’è il gesto di Ottonella Mocellin che mette in scena una donna che dimostra di non accettare un ruolo, che in qualche modo prende una pausa da esso e protesta con quest’azione che svela tutta la sua forza e la sua fragilità. Ed è una pausa per dichiarare una posizione diversa che indica anche allo spettatore, chiedendogli di fare uno scarto laterale nella sua visione. La sua donna dovrebbe essere verticale e invece è stesa. Le sue sono tutte forme di un corpo configurato e che per configurarsi ha bisogno di uno spazio, che è il contesto in cui è inserisce i suoi corpi orizzontali».

Claude Cahun, VALIE EXPORT, Ottonella Mocellin
“3 Body Configurations”
A cura di Fabiola Naldi e Maura Pozzati
Dal 20 gennaio al 18 aprile 2020
Fondazione del Monte di Bologna e di Ravenna
Via delle Donzelle, 2 Bologna
Opening: 18 gennaio 2020, dalle 18.00 alle 20.00
Orari: dal lunedì al sabato, dalle 10.00 alle 19.00 (ingresso libero)
www.fondazionedelmonte.it 

 

 

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