03 marzo 2020

Cinque artisti dell’Avanguardia sudcoreana alla Dep Art Gallery

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La Dep Art Gallery porta a Milano cinque artisti tra i massimi esponenti dell'arte sudcoreana dalla fine degli anni ‘50 a oggi. Fino al 9 maggio

dep art milano
Chun Kwang Young, Aggregation 001, A095, 2001, tecnica mista con carta di gelso coreano, 26x35 cm, courtesy l'artista e Dep Art Gallery

A Milano la Dep Art Gallery vuole dare un segnale alla città, al ritmo di #milanononsiferma, e ha deciso di inaugurare oggi, 3 marzo, come da programma, la collettiva “Il gesto dell’Oriente. Cinque voci dell’Avanguardia coreana”, a cura di Gianluca Ranzi.
In mostra una quindicina di lavori di cinque protagonisti dell’arte sudcoreana dalla fine degli anni ‘50 del Novecento a oggi: Chun Kwang Young, Park Seobo, Lee Bae, Lee Ufan e Kim Tschang-Yeul.

Così inizia la comunicazione con cui la galleria avvertiva della conferma dell’opening, che durerà per tutta la giornata, dalle 10.00 alle 19.30: «In giorni particolarmente difficili per la città di Milano, la galleria Dep Art svolge regolarmente la sua attività e si propone ora più che mai come spazio culturale al servizio dei cittadini».

dep art milano
Chun Kwang Young, Aggregation 07, N081, 2007, tecnica mista con carta di gelso coreano, 163×131 cm, courtesy l’artista e Dep Art Gallery

Antonio Addamiano, gallerista di Dep Art, ci ha raccontato la mostra

Come è nata “Il gesto dell’Oriente. Cinque voci dell’Avanguardia coreana”?

«Volevamo presentare una selezione dei maggiori artisti coreani ai nostri collezionisti italiani e offrire una mostra internazionale durante miart.
Ogni anno nel periodo di miart Dep Art presenta uno o più artisti internazionali per dare il proprio contributo, come galleria milanese, a rendere Milano sempre più internazionale. In questo senso ho ritenuto interessante cogliere la grande opportunità di proporre questi cinque artisti coreani che, a eccezione di Lee Ufan, non sono mai stati presentati a Milano».

Come avete selezionato questi cinque artisti?

«Con il curatore della mostra, Gianluca Ranzi, esperto di arte coreana, siamo partiti facendo una sintesi del panorama artistico coreano, considerando i suoi più grandi protagonisti. Da questa ricerca è risultata una rosa di sette artisti, abbiamo scelto di non includere Ha Chong-Hyun perché recentemente è già stato esposto in una grande personale a Milano, e Yun Hyong-Keun, perchè non siamo riusciti a reperire un numero sufficiente di opere.

Ne sono rimasti cinque, tutti in mostra, e tra loro abbiamo sondato chi volesse essere più partecipe alla preparazione della collettiva. È emerso che Kim Tschang-Yeul, che ha 91 anni, e Chun Kwang Young sono molto interessanti all’arte italiana, alla mia galleria e a esporre nei musei italiani, dimostrandosi molto collaborativi: hanno partecipato in maniera molto attiva e questo si riflette anche nel catalogo, in cui loro sono rappresentati in modo più ampio e con un apparato più ricco di materiali».

Come sceglie gli artisti per le mostre in galleria?

«Faccio molta ricerca internazionale. Io viaggio da sedici anni in varie parti del mondo, la settimana scorsa ero a Madrid e tra poco spero a New York. Milano è una città con molte gallerie, quindi quasi tutti gli artisti internazionali di alto calibro sono già rappresentati, ma ci sono ancora dei grandi artisti, pochi, che non hanno esposto a Milano, e io cerco di invitarli a esporre in galleria, è una delle particolarità del mio lavoro degli ultimi 5 anni, da quando siamo nella nuova sede.
L’ultima mostra in galleria abbiamo esposto Carlos Cruz-Diez, artista  franco- venezuelano che mancava dall’Italia dal 1992, attraverso sedici grandi opere  per mostrare le fasi salienti del suo percorso».

Come gallerista internazionale, che frequenta gli eventi all’estero e lavora molto con altri Paesi, che tipo di pressione percepisce in merito alla situzione legata al coronavirus?

«Enorme. In molti contesti internazionali diventa molto difficile poter fare il proprio
lavoro, molte persone, anche con cui si collabora da anni, annullano gli
appuntamenti o ti evitano proprio perchè arrivi dall’Italia, ed in particolare dalla Lombardia. È una situazione terribile che non avrei mai immaginato di trovarmi a vivere».

Kim Tschang Yeul, Waterdrops (part.), 2018, olio su tela di canapa, 116×91 cm, courtesy l’artista e Dep Art Gallery

I cinque artisti in mostra, spiegati da Dep Art Gallery

Kim Tschang-Yeul

«Kim Tschang-Yeul (1929) è, con Lee Ufan, Park Seobo una delle figure chiave del rinnovamento che l’arte coreana intraprende tra gli anni ’50 e ’60. A contatto con esperienze quali l’Informale europeo e l’Espressionismo Astratto, Kim Tschang-Yeul matura quella personalissima cifra stilistica fatta di costellazioni pittoriche di gocce d’acqua rese con iperrealistica precisione su sfondi neutri o ricoperti di ideogrammi. Tra astrazione e figurazione la pittura diviene qui un mantra meditativo che attenua l’ego a favore di uno spazio spirituale e persino terapeutico».

Park Seobo

«Sta al gruppo Dansaekhwa, nato all’inizio degli anni ’70 e oggi oggetto di retrospettive nei maggiori musei internazionali, sviluppare la tendenza a un minimalismo monocromo che esalta la fisicità della pittura. Ne fa parte Park Seobo (1931) che recupera l’uso tradizionale della carta Hanji per opere dall’astrazione lineare e rigorosa da cui è espunto l’ego dell’artista a favore di un vuoto meditativo e oggettivo scandito dalle verticali a rilievo e dal gioco delle loro ombre».

Lee Ufan

«Fa parte del gruppo Dansaekhwa anche Lee Ufan (1936), l’artista oggi più noto internazionalmente anche per la sua partecipazione come artista-teorico del gruppo giapponese Mono-Ha. Egli mette a punto una pittura riduzionista fatta di linee e pennellate fluide, memori della tradizione calligrafica, che nella sua opera danno luogo a risonanze e corrispondenze, dialoghi tra pieno e vuoto che interrogano non solo lo spazio dell’opera ma anche l’ambiente circostante».

Chun Kwang Young

«Chun Kwang Young (1944) fa collidere pittura e scultura in superfici animate da miriadi di pacchettini di carta Mulberry tinta col tè o altri pigmenti naturali, un ricordo d’infanzia legato all’uso coreano di impacchettare con la carta di giornale erbe medicinali e spezie. Come recita il titolo di questi quadri, essi sono “aggregazioni” di armonia e conflitto, di natura e cultura, di ordine e caos».

Lee Bae

«Lee Bae (1956) lavora invece con silenti composizioni che declinano elegantemente tutte le possibilità cromatiche del nero, ottenuto attraverso sottilissimi strati di carboncino o di lamelle di legno combusto. La combustione e l’effetto del fuoco alludono qui alla metamorfosi di tutte le cose e alla considerazione, comune a tutti gli artisti in mostra, dello spazio pittorico come un evento soggetto all’azione del tempo e quindi aperto anche alla quarta dimensione».

Chun Kwang Young, Park Seobo, Lee Bae, Lee Ufan, Kim Tschang-Yeul, “Il gesto dell’Oriente. Cinque voci dell’Avanguardia coreana”, a cura di Gianluca Ranzi, dal 4 marzo al 9 maggio 2020, Dep Art Gallery, Via Comelico 40, Milano
Opening: martedì 3 marzo, dalle 10.00 alle 19.30
Orari: dal martedì al sabato, dalle 10.30 alle 19.00 (domenica e lunedì chiuso)
www.depart.it

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