07 maggio 2022

Etel Adnan e Simone Fattal: un “progetto unico”

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Alla Fondazione Antonio Dalle Nogare, a Bolzano, la prima mostra in Italia dedicata a Etel Adnan e Simone Fattal insieme, compagne di vita dagli anni Settanta. Ne abbiamo parlato con Vincenzo De Bellis, alla sua ultima mostra come curatore della Fondazione, incarico che passerà ad Andrea Viliani

Etel Adnan & Simone Fattal: Working Together, 2022. Installation view of the exhibition at Fondazione Antonio Dalle Nogare. Ph. Jürgen Eheim Photo Studio. Courtesy Fondazione Antonio Dalle Nogare

“Etel Adnan & Simone Fattal: Working Together”, a cura di Vincenzo de Bellis, è la prima mostra in Italia a presentare insieme i lavori delle due artiste, compagne di vita e di lavoro dagli anni Settanta. Fino al 5 novembre la mostra offre al pubblico un’immersione in «una dimensione intima e domestica negli ambienti della biblioteca della Fondazione Antonio Dalle Nogare a Bolzano, utilizzati per la prima voltacome spazi espositivi».

Questa mostra «è un progetto unico, non solo perché per la prima volta mette insieme le due artiste dopo la recente scomparsa di Etel Adnan, ma soprattutto perché per la prima volta mette in luce, in un contesto che abitualmente è dedicato all’arte visiva, l’importanza della letteratura nella carriera di entrambe, della sua influenza sulla loro pratica visiva, personale e di coppia», ha spiegato la Fondazione.

«Etel Adnan (1925, Beirut – 2021, Parigi) e Simone Fattal (1942, Damasco) – ha proseguito – si sono conosciute a Beirut negli anni Settanta. Da allora hanno vissuto insieme tra Parigi, Beirut e la California settentrionale, lavorando e sperimentando con i media più differenti. Prima di essere artiste visive sono state artiste letterarie, Adnan poetessa e pittrice, e Fattal scultrice e fondatrice di Post-Apollo Press, una casa editrice specializzata in testi di storia, politica, scienze sociali, studi di genere.
La forza del loro lavoro sta proprio nella multidisciplinarietà e nelle influenze letterarie con le quali si sono sempre confrontate. Il loro vivere insieme è parte integrante della loro pratica artistica. Nella loro casa parigina una stanza era dedicata allo studio di Etel Adnan dove, seduta alla stessa scrivania, si dedicava alla scrittura delle sue poesie e dipingeva. Nel resto della casa Simone Fattal ha distribuito le sue ceramiche – sculture o oggetti di uso quotidiano – realizzate in uno studio poco lontano dall’abitazione».

Abbiamo parlato del progetto espositivo con Vincenzo De Bellis nell’intervista qui sotto.

Etel Adnan and Simone Fattal, Paris, March 2016.
Photo by Fouad Elkoury

Come è nata la mostra “Working Together” e come si colloca nella ricerca condotta dalla Fondazione Antonio Dalle Nogare? 

«La mostra nasce da una conversazione avuta circa due anni fa parlando con Simone ed Etel del fatto che non avessero mai fatto una mostra in Italia insieme. All’epoca Simone stava preparando il suo progetto per Pompei che poi si è trasformato nella personale (la prima in un’istituzione italiana) da ICA di Milano mentre Etel, stranamente, non ha mai avuto una sua personale in un’istituzione italiana. Tantomeno ci sono mai state mostre a quattro mani, cosa che per altro in tutta la loro vita è accaduta solo con due mostre nel resto del mondo. E così, nel parlare di questo e dato il fatto che la nostra conoscenza dura da diverso tempo, ho pensato che far fare a queste due grandi artiste una mostra insieme, negli spazi della Fondazione Antonio Dalle Nogare, fosse un modo bellissimo per chiudere, se vuoi un po’ romanticamente la mia esperienza in Fondazione.

Le modalità con cui “Etel Adnan & Simone Fattal. Working Together” si è sviluppata, con questo tipo di progetto, nascono dalla volontà di mostrare il loro lavoro non solo come artiste visive ma per quello che hanno rappresentato nella loro vita e nella loro attività artistica a 360°. Essendo entrambe state molto note e nell’ambito della letteratura, Etel principalmente come scrittrice e poetessa mentre Simone, che in realtà aveva fatto studi d’arte, aveva fondato la sua casa editrice, il mondo dell’editoria è sempre stato quello che le ha tenute unite e che le ha rese protagoniste di una sorta di cenacolo culturale durante la loro vita, soprattutto a Sausalito, vicino a San Francisco. È da qui che nasce la volontà di mostrare questo aspetto della loro pratica di cui alcuni sanno ma che in pochi, nel mondo dell’arte contemporanea, conoscono. Così l’idea di far vivere sia le opere visive che le opere letterarie si unisce alla volontà di utilizzare uno spazio che non era mai stato utilizzato prima per le mostre, ovvero lo spazio della biblioteca». 

Etel Adnan, 1985. Photo by Simone Fattal

Come sono riuscite le due artiste a mantenere un equilibrio tra autonomia espressiva e un sodalizio stretto come il loro?

«Simone ed Etel hanno sempre lavorato in modo distinto una dall’altra. In qualche modo, vivendo insieme, chiaramente si sono ispirate a vicenda. Molto spesso Simone è stata la protagonista dei disegni di Etel e viceversa, Etel è stata rappresentata iconograficamente in alcune opere su carta di Simone. Ma su questo aspetto, anche viste le vicende personali e la scomparsa di Etel ancora molto recente, ho deciso di soprassedere.

Le loro due opere si intersecano per quello che loro sono: due donne che oltre a lavorare come artiste hanno vissuto insieme per tanti anni e che hanno ben presente il tema della figura femminile collocata nel contesto dal quale provengono. Un contesto complesso per l’emancipazione della donna. E loro, sia intellettualmente che nella loro storia d’amore, bramavano di una forma di emancipazione che è venuta fuori soprattutto grazie alla letteratura. Le artiste hanno mantenuto una totale indipendenza l’una dall’altra a livello di produzione ma si sono confrontate tantissimo. Entrando in mostra – secondo me – si possono percepire i rimandi formali e cromatici ma anche culturali che le due artiste si sono date a vicenda e che in qualche modo che provengono dalla loro storia fatta di un mix di culture molto diverse, tutte presenti nella loro vita e perciò anche nella loro arte».

Simone Fattal with her sculptures, 2003. Photo by Kathleen Weaver

Quali aspetti del rapporto tra le due artiste vengono indagati, in particolare, nel percorso espositivo?

«Il percorso espositivo non è un vero percorso espositivo nel senso che la biblioteca della fondazione è una stanza, con un giardino, che ha sempre avuto, in qualche modo, un aspetto un po’ casalingo ma è con questa mostra che viene ulteriormente trasformato in ambiente domestico a tutti gli effetti con tavolo, divano, poltrone, e la resa visibile degli spazi della cucina che “si cela” dietro la grande libreria. Uno spazio trasformato, meno come luogo di studio e più come luogo da vivere, una sorta di livingroom o loft con una serie di spazi interni divisi e cadenzati da alcune opere di Simone ed Etel e poi la grande libreria che continua a contenere quello per cui è nata, i libri, che alterna la presenza delle opere di entrambe con quella dei libri stessi di entrambe. L’idea è quella di entrare nella stanza e vivere come se fosse una ricostruzione, non fedele ma comunque ispirata, a quella che è la loro casa che è sempre stato il luogo dove hanno convissuto sia a Sausalito che a Parigi, con le loro opere, i loro libri e con la gente che le andava a trovare. Le opere sono allestite in nessun senso logico particolare se non per rimandi formali e cromatici, proprio perché sono inserite nello spazio proprio come sistemiamo gli oggetti nelle nostre case, e non seguendo un ordine preciso, a volte anche in modo un po’ disordinato proprio come facciamo tutti noi in casa, che prediamo una cosa che aveva un ordine che avevamo dato, e poi la rimettiamo a posto ma magari in un posto diverso».

Etel Adnan & Simone Fattal: Working Together, 2022. Installation view of the exhibition at Fondazione Antonio Dalle Nogare. Ph. Jürgen Eheim Photo Studio. Courtesy Fondazione Antonio Dalle Nogare

Di che tipologia sono i materiali esposti e da dove provengono?

«La mostra presenta sessanta opere: di Etel Adnan ci sono disegni, dipinti, un arazzo e due leporelli mentre per Simone Fattal troviamo le sculture in ceramica e un arazzo per un totale numerico più o meno paritario. Le opere di Simone, per come si presentano, sono più discrete, intime e spesso appaiono in gruppi di sculture, mentre quelle di Etel sono installate perlopiù in modo singolo. E poi – molto importante – ci sono i libri che vengono tutti dalla collezione privata delle due artiste. Sono i libri della casa editrice di Simone, The Post-Apollo Press, i libri che ha scritto Etel, i libri di Etel e Simone, i cataloghi delle loro mostre personali e collettive, i cataloghi degli artisti che hanno amato e che le hanno ispirate. A questi segue una folta selezione fatta con Simone Fattal di cataloghi che erano già presenti nella biblioteca della Fondazione che lei ha voluto che restassero esposti per sottolineare anche il legame con il luogo e non trasformare lo spazio arbitrariamente in qualcosa che non è. Le opere provengono da svariati luoghi, dalla collezione privata delle artiste e dalle gallerie con le quali lavorano, in particolare per Simone da kaufmann repetto mentre per Etel dalla Galleria Continua e da Lelong & Co. di Parigi».

Etel Adnan & Simone Fattal: Working Together, 2022. Installation view of the exhibition at Fondazione Antonio Dalle Nogare. Ph. Jürgen Eheim Photo Studio. Courtesy Fondazione Antonio Dalle Nogare

Quali saranno gli appuntamenti futuri alla Fondazione Antonio Dalle Nogare?

«Questa è la mia ultima mostra, sono felicissimo del percorso che abbiamo condiviso con Antonio Dalle Nogare. Lascio il testimone ad un grande professionista e caro amico come Andrea Viliani al quale faccio un in bocca al lupo per la programmazione autunnale che sarà lui a svelare».

Etel Adnan & Simone Fattal: Working Together, 2022. Installation view of the exhibition at Fondazione Antonio Dalle Nogare. Ph. Jürgen Eheim Photo Studio. Courtesy Fondazione Antonio Dalle Nogare

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