28 settembre 2019

I video della Han Nefkens Foundation al MAC di Lissone

di

Al MAC di Lissone da oggi, 28 settembre, la mostra “Ai bordi dell’identità”, a cura di Giacomo Zaza, un progetto in due parti (la prima appena conclusa al MUST di Lecce) con i video della Han Nefkens Foundation. L'intervista al collezionista

Nefkens MAC Lissone
Barbara Sanchez Barroso, Paradise, 2017, Produced-by Han Nefkens Foundation, courtesy Han Nefkens Foundation

«Non colleziono arte, colleziono esperienze attraverso l’arte. Tutto ciò che faccio nella vita deriva da un desiderio molto personale di connettersi con altre persone. Non c’è modo migliore per ottenere questo senso di vicinanza dell’arte, poiché ciò che gli artisti vogliono effettivamente è condividere una visione del mondo che è loro ma anche la nostra». Così Han Nefkens, fondatore nel 2009 dell’omonima fondazione con sede a Barcellona, spiega il suo operato, incentrato su un collezionismo virtuoso, fondato non sul possesso ma sulla condivisione. Supportato da una complessa organizzazione di scout, da oltre un decennio finanzia gli artisti nella realizzazione delle loro opere e dona o presta le opere della sua collezione a musei di tutto il mondo. In questo circuito espositivo si sono da poco inseriti anche il MUST di Lecce e il MAC di Lissone (MB) grazie alla mostra “Ai bordi dell’identità”, a cura di Giacomo Zaza. Attualmente ospitata a Lissone fino al 24 novembre, la mostra esibisce le opere video di Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, Gabriel Mascaro, Zwelethu Mthethwa, Deimantas Narkevičius, Arash Nassiri, Shirin Neshat, Erkan Özgen, Araya Rasdjarmrearnsook, Bárbara Sánchez Barroso, Maya Watanabe, Adrián Balseca, Javier Castro, Jonathas de Andrade, Luis Gómez Armenteros, Beatriz Santiago Muñoz. I video in mostra indicano, in una prospettiva positivistica, la direzione dell’interculturalità come matrice costruttiva del percorso di emancipazione dell’uomo, percorso perennemente in divenire.

Abbiamo incontrato Han Nefkens per farci raccontare le sue idee sulla videoarte e i prossimi progetti della sua fondazione.

Come e perché ha iniziato a collezionare?

«Per conoscere qualcuno, è meglio vedere cosa ha fatto nella vita. A 19 anni ho lasciato l’Olanda, il mio paese natale, per incontrare culture diverse, imparare altre lingue e vivere vite diverse. Ho iniziato a collezionare nel 2000, consapevole fin dall’inizio che volevo condividere con altri ciò che mi commuoveva. Ecco perché le opere che ho acquisito sono state consegnate ai musei di tutta Europa come doni e prestiti a lungo termine e quando non ci sarò più, queste opere entreranno stabilmente nella collezione permanente del museo che attualmente le detiene. Nel corso degli anni mi sono reso conto che anche artisti noti a volte hanno problemi a finanziare la produzione del loro lavoro. Per questo ho deciso di non acquistare più opere d’arte finite ma di concentrarmi sul sostegno alla produzione artistica. Oggi ho circa 500 opere, la stragrande maggioranza depositata nei musei come prestito o donazione».

Quale pensa sia il ruolo del collezionista nella società contemporanea?

«Molti dei nuovi collezionisti sono persone dinamiche che hanno una visione globale. Non si accontentano di acquistare un’opera, vogliono mostrarla al mondo. In questo senso, ci sono più opportunità per i giovani artisti, ma c’è anche il rischio che quando vengono “scoperti” non abbiano il tempo di maturare perché devono produrre continuamente nuovi lavori da mostrare nelle molteplici fiere e biennali sparse per il mondo. Oggi c’è anche il pericolo che la carriera di un artista ristagni prima della comparsa di altri artisti o di nuove tendenze».

Qual è la mission della sua fondazione?

«La Han Nefkens Foundation ha un obiettivo molto chiaro: dare agli artisti la spinta di cui hanno bisogno per avanzare nella loro carriera. Lo facciamo sostenendo la produzione di nuovi lavori e utilizzando la nostra vasta rete di contatti con istituzioni artistiche di tutto il mondo per trovare piattaforme in cui questo lavoro potrebbe essere visto. Come base, siamo molto flessibili, non abbiamo nemmeno un ufficio. In ogni progetto, lavoriamo con altre istituzioni che offrono le loro infrastrutture e contatti. In cambio, diamo loro l’opportunità di realizzare un progetto che altrimenti non sarebbe stato possibile realizzare. Ci adeguiamo alle esigenze sia degli artisti che delle istituzioni con cui collaboriamo, in modo che ogni collaborazione istituzionale sia unica».

Cosa dovrebbe avere un’opera d’arte per interessarla?

«Affinché un’opera mi interessi deve dire qualcosa e deve aver trovato il modo più adatto per dirlo. La forma deve rafforzare il contenuto. Proprio in virtù del funzionamento della videoarte credo che essa abbia più opportunità di sviluppare una narrazione e di rappresentare al meglio il presente. Fotografia e videoarte sono mezzi che mi attraggono perché possiedono un modo poetico di rappresentare la realtà».

Ha scout in tutto il mondo e si tiene aggiornato sull’arte al di fuori dei paesi europei. Cosa ne pensa dell’arte italiana contemporanea?

«Il nostro focus è l’arte non occidentale. Voglio sapere cosa succede in paesi che non conosco bene. Inoltre, in molti di questi paesi ci sono poche infrastrutture per l’arte contemporanea e gli artisti hanno bisogno di aiuto. Una considerazione importante è anche che, in questi paesi, non è sempre facile vedere l’arte di altri continenti: è importante che in Ecuador sia possibile vedere cosa fanno i videoartisti in Corea e viceversa. Pochi artisti italiani emergenti sono presenti sul circuito internazionale, non so se sia perché ce ne sono pochi o perché non c’è abbastanza supporto per mostrarli fuori dall’Italia».

Quali sono i prossimi progetti della Han Nefkens Foundation?

«Nei nostri premi collaboriamo con molte istituzioni in tutto il mondo. Di recente abbiamo scelto Shuruq Hard come vincitore del premio che abbiamo organizzato con la Fundació Antoni Tàpies di Barcellona. Il video che produrrà con la dotazione economica del premio sarà mostrato al Wiels Contemporary Art Center di Bruxelles, Art Jameel a Dubai, NTU a Singapore e MCAD a Manila. Mostreremo anche quattro nuove produzioni che abbiamo realizzato con i nostri artisti per la Biennale di Sydney del prossimo anno. L’artista Hao Jingban, vincitrice del premio per la produzione di videoarte con ARCOmadrid, mostrerà la sua nuova produzione a febbraio del prossimo anno a Matadero Madrid. Avremo una mostra al BUK SEMA di Seoul, in Corea dei Moojin Brothers, vincitori del nostro premio per la produzione di videoarte coreana. A novembre mostreremo il nuovo video di Thao Nguyen Phan, vincitore del nostro Video Art Production Award con LOOP, che sarà mostrato alla Joan Miro Foundation, a Wiels a Bruxelles e a Chisenhale a Londra. Avremo anche mostre ad ArtSonje a Seoul l’anno prossimo e al Museo d’Arte Inside-Out di Pechino nel 2021».

Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh, Hesam Rahmanian, Gabriel Mascaro, Zwelethu Mthethwa, Deimantas Narkevičius, Arash Nassiri, Shirin Neshat, Erkan Özgen, Araya Rasdjarmrearnsook, Bárbara Sánchez Barroso, Maya Watanabe, Adrián Balseca, Javier Castro, Jonathas de Andrade, Luis Gómez Armenteros, Beatriz Santiago Muñoz
“Ai bordi dell’identità. Video dalla Han Nefkens Foundation Collection”, a cura di Giacomo Zaza
Dal 28 settembre al 24 novembre 2019
MAC Museo d’Arte Contempornea
Via Elisa Ancona 6, Lissone (MB)
(di fronte alla stazione ferroviaria)
Opening: 28 settembre 2019, alle 18.30
Orari: mercoledì e venerdì dalle 10.00 alle 13.00, giovedì dalle 16.00 alle 23.00, sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00 (lunedì e martedì chiuso)
www.comune.lissone.mb.it/museo-arte-contemporanea, museo@comune.lissone.mb.it

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui