06 marzo 2023

Inaugura la prima edizione dell’Islamic Arts Biennale

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Intitolata Awwal Bait (“The First House”), la prima edizione della Islamic Arts Biennale, che si tiene presso il duttile Western Hajj Terminal di Jeddah, presenta oltre sessanta artisti affermati ed emergenti provenienti da tutto il mondo

Anywhere can be a place of worship, Syn Architects (Sara Alissa and Nojoud Alsudairi)

La scena dell’arte contemporanea nel mondo arabo sta sempre più dimostrando un prestigio diffuso, un’attenzione ed un rigore nei programmi ed è caratterizzata da uno sviluppo esponenziale. Questa tendenza è destinata a prendere slancio con la maturazione del panorama culturale dell’Arabia Saudita, segnata dal lancio di ulteriori spazi espositivi, fiere, biennali e sovvenzioni per sostenere la crescita del settore.

Ne è piena dimostrazione la prima edizione della Islamic Arts Biennale, intitolata Awwal Bait (“The First House”), che si tiene presso il duttile Western Hajj Terminal di Jeddah, presentando oltre sessanta artisti affermati ed emergenti provenienti da tutto il mondo, tra cui oltre sessanta nuove commissioni, duecentottanta manufatti e oltre quindici opere d’arte mai esposte prima. L’evento prevede anche un’esperienza multisensoriale unica, sotto la direzione artistica della rinomata architetta Sumayya Vally e la curatela affiancata del docente di archeologia Saad Alrashed, lo studioso britannico Julian Raby direttore emerito della Smithsonian Institution che si occupa del Museo Nazionale d’Arte Asiatica, e dell’architetta e storica dell’arte Omniya Abdel Barr.

Wave Catcher, Basmah Felemban

Il tema di Awwal Bait o “Prima casa” si riferisce alla Sacra Ka’bah alla Mecca, il luogo più sacro dell’Islam al quale tutti i musulmani rivolgono nelle loro preghiere quotidiane. Il tema mira a esplorare come la Ka’aba e la Moschea del Profeta a Medina ispiri i musulmani di tutto il mondo sia a livello culturale che metafisico, creando un senso di appartenenza nelle proprie case e nei luoghi di fortuna che ricoprono questo ruolo. Il tema di Awwal Bait riflette sulle migrazioni dei primi musulmani nella città di Madinah e su come i rituali facciano parte nella costruzione della casa e nell’appartenenza. La Biennale attinge a questi temi, presentando esperienze che circondano queste espressioni e forme, riflettendo sul ruolo dei rituali nel creare connessioni.

La biennale si espande in quattro diverse zone, e comprende anche due sezioni complementari, con gallerie e installazioni all’aperto che creano un dialogo tra i luoghi sacri e i rituali. Il tema principale delle gallerie interne è quello della Qiblah, o Direzione Sacra, con la Mecca al centro. Le installazioni riflettono i molteplici sensi dell’Egira, o Migrazione, dall’inizio dell’era musulmana alle riflessioni sullo sfollamento contemporaneo e su come, nonostante la perdita di una casa fisica, i musulmani mantengano la loro casa spirituale nell’Awwal Bait.Sono diciotto le Istituzioni che hanno prestato oggetti e artefatti: il Louvre, il Benaki Museum, il Musuem of Turkish and Islamic Arts, il Museum of Islamic Art della Malesia, il Victoria and Albert Museum dello Uzbeklstan, The History and Science Museum di Oxford e il Victoria and Albert Museum di Londra.

Tazaamun – Digital Arts Lab (DAL) Lama bint Mansour and Mohammad Jastaniah

Sono tredici le Istituzioni dell’Arabia Saudita che hanno collaborato e supportato la biennale, al cui si aggiunge un ricco programma pubblico. Quest’ultimo copre vari temi che intrecciano ed espandono il passato nel futuro, incluso il modo in cui il patrimonio culturale e l’eredità del mondo musulmano informa la società contemporanea, tra le quali: la cultura dietro l’arte, le arti islamiche viste dall’interno, le arti islamiche nella pratica professionale, il programma scolastico con uno spettacolo memorabile e godibile che arricchirà ulteriormente il tessuto sociale e culturale del Regno. La biennale si compone di varie sezioni tematiche. La prima parte, Qiblah, comprende una sequenza lineare di quattro gallerie che esplorano i cerimoniali della fede islamica e il significato di essere musulmani oggi. Integra manufatti storici con espressioni artistiche contemporanee, presenta installazioni su larga scala e utilizza elementi digitali e illuminazione modulata per intensificare l’esperienza sensoriale dei visitatori.

Basmah Felemban, Wave Catcher (2023) Wood, contact speakers, 7 x 5 m overall, audio Commissioned by Diriyah Biennale Foundation, Gallery 1

Le gallerie al coperto presentano una giustapposizione di manufatti storici e installazioni di arte moderna, con l’obiettivo di esplorare le pratiche e le tradizioni della vita musulmana. Queste mostre seguono un viaggio che traccia la linea invisibile della Qiblah, dalla chiamata iniziale alla preghiera fino a raggiungere la Ka’aba, che è il luogo più sacro dell’Islam: Adhan: la chiamata, Wudu: la purificazione, Salah, Salat al -jama’ah, Ajal, Shawahid, Bait: la Casa di Dio.

Le tematiche sono magistralmente sviluppate in modo immersivo e scenografico nelle varie sezioni di approfondimento. Lo spazio esterno, intitolato Under the Canopy: Hijrah (Migration) è l’area che racchiude più luce. Si riferisce al viaggio del profeta Maometto e dei suoi seguaci dalla Mecca a Medina. All’esterno, tra le varie opere d’arte di grandi dimensioni, ci sono due padiglioni dedicati alla Mecca (la città più sacra dell’Islam) e Medina (che significa “la città illuminata” la seconda città più santa dopo la Mecca).

Una delle installazioni più rilevanti è quella dell’artista sudafricano James Webb intitolata A Series ofPersonal Questions Addressed to a Boat that Sailed Its Last Journey on the Red Sea (2023) che riassume l’universalità del tema di Awwal Bait , e la ricerca di definire cosa significhi ‘casa’ per tutti, non solo per i musulmani. La tradizionale barca di legno recuperata e utilizzata sulle acque dell’Arabia nel Mar Rosso è accompagnata dal suono di un’incantevole voce in arabo e inglese che spinge lo spettatore a considerare gli aspetti spirituali, sociali, ecologici e personali della casa . In questa zona del terminal occidentale dell’Hajj, i visitatori possono scorgere un aereo che decolla, diretto verso un’altra destinazione, forse un’altra casa. Non c’è nulla di più profondo, ed intenso.

Basmah Felemban, Wave Catcher (2023) Wood, contact speakers, 7 x 5 m overall, audio Commissioned by Diriyah Biennale Foundation, Gallery 1

In questa biennale che unisce fede, ed innovazione, passato e presente un ringraziamento va agli artisti che hanno saputo non disattendere le attese creando un’intensa edizione, essi sono: Igshaan Adams,Leen Ajlan, Reem Al Faisal, Adel Al Quraishi, Nasser Al Salem, Noura Al Sayeh-Holtrop, SarahAlabdali, Rund Alarabi, Nora Alissa, Moath Alofi, Farah Behbahani, Sultan Bin Fahad, M’barek Bouhchichi, Sarah Brahim, Bricklab, Lubna Chowdhary, Civil Architecture, DAL Digital Arts Lab, Abdelrahman Elshahed, Alia Farid, Basmah Felemban, Iheb Guermazi, Haroon Gunn-Salie, Ziad Jamaleddine / L.E FT Architects, Idris Khan, Yasmeen Lari, HudaLutfi, Ahmed Mater, Haroon Mirza, Joseph Namy, Moataz Nasr, Beya Othmani, Yazid Oulab, Shahpour Pouyan, Kamruzamman Shadin, Wael Shawky, Muhannad Shono, Dima Srouji, Studio Bound, SYN Architects, James Webb, Ayman Yossri Daydban, Ayman Zedani, FatihaZemmouri e Soukaina Aboulaoula.

Rappresentano una costellazione che si dirama in un territorio di provenienza esteso che va dall’Algeria, al Bahrain, all’Arabia Saudita, all’Egitto, al Marocco,arrivando al Regno Unito, al Sud Africa, al Sudan, alla Palestina, alla Giordania, al Libano, al Pakistan, all’Iran ed al Kuwait; tutti sono stati scelti per l’uso dei media nella loro ricerca, i metodi e le pratiche e che condividono saldamente con i temi comuni della spiritualità, della collettività e dell’appartenenza.

Basmah Felemban, Wave Catcher (2023) Wood, contact speakers, 7 x 5 m overall, audio Commissioned by Diriyah Biennale Foundation, Gallery 1

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