14 ottobre 2023

La Collezione Peggy Guggenheim presenta la grande mostra ‘Marcel Duchamp e la seduzione della copia’

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Inaugura oggi l’attesa mostra con i lavori iconici di Marcel Duchamp, la prima grande personale che la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dedica all'artista

Marcel Duchamp de ou par Marcel Duchamp ou Rrose Sélavy (Boîte-en-valise) (da o di Marcel Duchamp o Rrose Sélavy [Scatola in una valigia]), 1935–1941 Valigia ricoperta in pelle di vitello contenente cartone, legno, tela rigida, tela cerata, velluto, ceramica, vetro, cellophane, gesso, filo di ferro, elementi in ferro e ottone; riproduzioni a stampa tipografica, collotipia e litografia su carta, cartoncino, tela e acetato di cellulosa con tempera, acquerello, pochoir, inchiostro, grafite, resine vegetali e gomme naturali. 40,9 × 37,7 × 10,4 cm (contenitore chiuso, dimensioni massime) Edizione deluxe: I/XX Venezia, Collezione Peggy Guggenheim (Solomon R. Guggenheim Foundation, New York) © Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023

«Tutto quello che ho fatto di importante potrebbe stare in una piccola valigia», disse Duchamp, e così è stato, come dimostra Boîte-en-valise, l’opera al centro della prima grande personale che la Collezione Peggy Guggenheim dedica a Duchamp, lo storico amico nonché consigliere della mecenate americana Peggy GuggenheimMarcel Duchamp e la seduzione della copia, a cura di Paul B. Franklin, studioso indipendente residente a Parigi e tra i massimi esperti di Marcel Duchamp (1887-1968) e sarà visitabile fino al 18 marzo 2024.

Marcel Duchamp
L.H.O.O.Q., settembre 1964
Ready made: stampa litografica offset a colori con aggiunte in grafite e guazzo
Immagine: 27 × 18 cm
Foglio: 33 × 25 cm
Edizione: 3/35
Venezia, Collezione Attilio Codognato
© Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023

In mostra una sessantina di opere realizzate tra il 1911 e il 1968, unite dal desiderio comune di sfidare le convenzioni e di rifiutare la gerarchia tra originale e copia, vedendo nella standardizzazione il nemico numero uno, come spiega il curatore durante la conferenza stampa. Lavori iconici provenienti dalla Collezione Peggy Guggenheim, come Nudo (schizzo), Giovane triste in treno (1911-12) e da o di Marcel Duchamp o Rrose Sélavy (Scatola in una valigia) (1935-41), e da altre prestigiose istituzioni museali italiane e statunitensi, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Philadelphia Museum of Art, il Museum of Modern Art di New York, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York. La metà delle opere provengono invece dalla preziosa collezione veneziana di Attilio Codognato, un lungimirante collezionista che fin dai primi anni ’70 si è interessato alla produzione dell’artista francese.

Marcel Duchamp
Le Roi et la reine entourés de nus vites (Il re e la regina circondati da nudi veloci), maggio 1912
Olio su tela
114,6 × 128,9 cm
Philadelphia Museum of Art, The Louise and Walter Arensberg Collection, 1950
© Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023

Per tutta la sua carriera Marcel Duchamp ha messo in discussione la tradizionale gerarchia tra originale e copia, «Per quanto riguarda la distinzione tra il vero e il falso, tra l’imitazione e la copia, si tratta di questioni tecniche totalmente idiote». E cosa rendeva allora un’opera d’arte tale? Erano le idee incarnate all’interno di essa, che avevano un’importanza pari, se non addirittura superiore, all’oggetto fisico. «A me interessavano le idee, non soltanto i prodotti visivi. Volevo riportare la pittura al servizio della mente […] Di fatto fino a cento anni fa tutta la pittura era stata letteraria o religiosa: era stata tutta al servizio della mente. Durante il secolo scorso questa caratteristica si era persa poco a poco. […] La pittura non dovrebbe essere solamente retinica o visiva; dovrebbe aver a che fare con la materia grigia della nostra comprensione […] Gli ultimi cento anni sono stati retinici. Sono stati retinici perfino i cubisti».

Dedica di Marcel Duchamp a Peggy Guggenheim nell’esemplare Guggenheim di da o di Marcel Duchamp o Rrose Sélavy (Scatola in una valigia), 1935-1941, cat. 6, edizione deluxe n. I/XX, gennaio 1941. Venezia, Collezione Peggy Guggenheim (New York, Solomon R. Guggenheim Foundation).

Peggy Guggenheim e Duchamp

Non ci sono dubbi sull’eccezionalità del ruolo storico attribuito a Marcel Duchamp nel corso dell’intero XX secolo, epoca di rivoluzione artistica iniziata con i Fauves nel 1905 e proseguita con altri movimenti ormai celebrati come il Cubismo, il Futurismo, il Surrealismo, l’Espressionismo nelle sue varie declinazioni, la Pop Art, l’Informale, il Concettuale, ecc. L’eccezionalità di Duchamp risiede proprio nel suo essere presente, come ispiratore diretto o indiretto, in gran parte dei movimenti di avanguardia del Novecento, in una sfida continua alle convenzioni.

Un punto fondamentale nella storia di questo grande artista è sicuramente il 1923, quando Duchamp conosce Peggy Guggenheim a Parigi, della quale, diversi anni dopo, nel 1937, diventerà mentore e tra i consiglieri più fidati della mecenate. È infatti l’anno in cui si trova in procinto di aprire la sua prima galleria a Londra, la Guggenheim Jeune, che inaugura il 24 gennaio 1938, e a dare così inizio alla sua iconica collezione d’arte.

Nella sua autobiografia, Confessions of an Art Addict (1960), Guggenheim ricorda: «Avevo veramente bisogno di aiuto. Mi venne in soccorso un vecchio amico, Marcel Duchamp. […] Non so cosa avrei fatto senza di lui. […] Devo ringraziarlo per avermi introdotto nel mondo dell’arte moderna».

Marcel Duchamp e la seduzione della copia / Marcel Duchamp and the Lure of the Copy
14.10.2023 – 18.03.2024
Collezione Peggy Guggenheim / Peggy Guggenheim Collection
Ph. Matteo De Fina
© Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023

Boîte-en-valise

«Spesso pensavo che sarebbe stato molto divertente andare a trascorrere un fine settimana portandosi dietro quella valigia, invece della solita borsa che si riteneva indispensabile», racconta Peggy Guggenheim nella sua autobiografia.

Sicuramente la situazione drammatica e incerta dei difficili anni della Seconda guerra mondiale contribuisce alla nascita di un oggetto facilmente trasportabile: un piccolo museo portatile, che simula l’ambiente di una stanza, perfettamente in scala, un modo per l’artista di conservare e facilmente trasportare una selezione delle sue opere più importanti in una forma simbolica. La Boîte è al tempo stesso album, catalogo, portfolio tridimensionale, opera e museo, certo una versione reinventata e dissacrante del museo, senza pareti e mobile, composto di copie miniaturizzate e trasportabili, meccanismo pronto a nuovi allestimenti senza l’ausilio di curatori o conservatori. Un vero e totale spazio indipendente, paradossale ready made del concetto di museo.

Con un solo gesto Duchamp arriva infatti al cuore di tematiche fondamentali per l’arte e per la riflessione museologica, in primis il rapporto tra originale, copia e riproducibilità dell’opera d’arte. Gli anni di elaborazione della Boîte sono gli stessi in cui Walter Benjamin pubblica il suo L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, in cui riflette sull’idea di aura dell’opera. Paul B. Franklin durante la conferenza stampa racconta come lo stesso Benjamin avesse aggiunto nel suo lavoro un capito dedicato al suo lavoro, con un appunto ‘Duchamp nude beautiful’, un capitolo poi eliminato in quanto complicava molto il suo ragionamento considerando che per Duchamp «sia l’originale che la copia possiedono una propria aura.»

Marcel Duchamp e la seduzione della copia / Marcel Duchamp and the Lure of the Copy
14.10.2023 – 18.03.2024
Collezione Peggy Guggenheim / Peggy Guggenheim Collection
Ph. Matteo De Fina
© Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023

Un percorso oltre la divisione tra originale e copia

Marcel Duchamp e la seduzione della copia racconta i molteplici approcci adottati da Duchamp per duplicare le proprie opere senza soccombere alla copia pura e semplice. Organizzata intorno a vari temi tra loro correlati, origini, originali e somiglianze di famiglia; il passato è un prologo; la magia del facsimile; copie autentiche; disciplinare e rendere più audace la mano; clonare il sé, vestire l’altro; ripetizione ipnotica; temi e variazioni. Una panoramica sull’ossessione di Duchamp per la replica come mezzo specifico di espressione artistica che ci permette di comprendere fino a che punto le sue creazioni bizzarre e spesso ibride abbiamo confuso e talvolta del tutto eluso le classificazioni artistiche in uso al momento in cui furono create.

Nella nostra era digitale sempre più complessa, che ha dato origine ai meme, alla realtà virtuale, alla stampa 3D, ai certificati non-fungibili (NFT), agli avatar e all’intelligenza artificiale (IA), i confini tra l’originale e la copia, il reale e il fasullo, il vero e il falso, il materiale e l’immateriale, l’umano e il non umano sono sempre più labili. È proprio in questo clima così turbolento che gli interrogativi mirati e provocatori sollevati già negli anni dieci da Duchamp sulla creazione artistica e la riproduzione continuano a essere estremamente attuali.

Marcel Duchamp con l’esemplare non ancora completato di da o di Marcel Duchamp o Rrose Sélavy (Scatola in una valigia) 1935–41, in casa di Peggy Guggenheim, 440 East Fifty-first Street, New York, agosto 1942. La fotografia è in origine pubblicata in Time, 7 settembre 1942.

Marcel Duchamp
Rotorilievo n°5 – Pesce giapponese
Parte di Rotoreliefs (disques optiques) (Rotorilievi [Dischi ottici]), 1935
Stampa litografica offset a colori su sei dischi di cartone (fronte e retro)
Diametro 20 cm ciascuno
Edizione non numerata di 500 esemplari
Parigi, Collezione privata
© Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023
Marcel Duchamp
Apropos of Little Sister
(À propos de jeune soeur)
October 1911
Oil on canvas28 3/4 x 23 5/8 inches (73 x 60 cm)
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
71.1944
© [current year] Artists Rights Society (ARS), New York/ADAGP, Paris/Succession
Photo taken 01/17/2023

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