14 settembre 2020

La Manifattura Tabacchi di Firenze non è un museo 

di

Un titolo che sembra una provocazione per raccontare l'anima multipla di un progetto articolatissimo, che guarda al futuro di una città

Aria Days, Ph.Giovanni Savi, courtesy Manifattura Tabacchi

Si fa presto a dire gentrificazione: quello che sta succedendo alla Manifattura Tabacchi di Firenze dal 2016 e che si concluderà, stando ai piani, nel 2024, è ben più che la “riqualificazione” di qualcosa come oltre 100mila metri quadrati; si potrebbe invece dire che il vero e proprio obiettivo è ridare un volto nuovo alla città “culla del Rinascimento” che dietro questo appellativo ha rischiato di restare definitivamente sepolta. 

La nuova Manifattura Tabacchi e “Not a Museum”

Andiamo con ordine: nel 2016 la società Aermont Capital crea MTDM insieme al Gruppo Cassa deposito e Prestiti per dare il via ai lavori di ripristino di quel gigante progettato e realizzato negli anni ’30 del Novecento da Pier Luigi Nervi e che fino al 2001 ha dato lavoro a qualcosa come 1400 dipendenti nell’industria delle sigarette e sigari. Il gigante si trova alle porte di Firenze, nell’area delle Cascine, e noi lo avevamo già visitato prima dell’estate del 2019, in occasione di una bella mostra, “If I could, Unless we”, curata da Linda Loppa, per anni l’anima di Polimoda, istituto che dallo scorso novembre proprio in uno di questi edifici ha i suoi laboratori. 

Questo preambolo per raccontare che ora, in collaborazione con una serie di istituzioni fiorentine, a Manifattura Tabacchi sta nascendo il “Not a Museum”, ovvero un programma interdisciplinare che coinvolge il Museo Novecento, con le residenze d’artista curate da Paolo Parisi e Sergio Risaliti, Fondazione Palazzo Strozzi (il direttore Arturo Galansino, nella conferenza stampa di presentazione del progetto ha affermato che «Firenze è una città che deve parlare anche con le periferie e mettere in moto un processo virtuoso per trasformare la città in una Capitale del presente così come lo è stata come Capitale dell’arte del passato») e una serie di altri attori del territorio.

Una collaborazione decisamente collettiva che sono tutti concordi nel giudicare “nata sotto i migliori auspici” nonostante i bastoni tra le ruote della pandemia che ha costretto i lavori a fermarsi nella realtà ma a proseguire nella progettazione.

Aria Days, Ph.Giovanni Savi, courtesy Manifattura Tabacchi

Il Not a Museum (NAM) è nato sotto il segno della Manifattura, ovvero in quella che sarà nei prossimi anni un’identità ibrida tra arte, natura, architettura e scienza. E cosa poteva esserci di meglio che un volo delle sculture aerosolari di , realizzate in collaborazione con Palazzo Strozzi e Aerocene Foundation per Aria Days per aprire le danze? 

Nelle parole di Michelangelo Giombini, responsabile Sviluppo Prodotto di Manifattura, questo “Non è un luogo ma è un programma” che già vive da tempo e di cui adesso si possono iniziare a raccoglie i primi frutti di una sinergia in una città ancora abbastanza svuotata, e provata, dal confinamento degli scorsi mesi. 

C’è, insomma, anche da parte delle istituzioni più “tradizionali” del capoluogo toscano, Strozzi e Novecento, la voglia di portare l’arte al di fuori delle proprie mura, in un luogo che potrebbe diventare un simbolo di Firenze tanto quanto potrebbe esserlo il centro storico visto che – ricorda l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, «La Manifattura Tabacchi è uno dei pochissimi luoghi di archeologia industriale e che quindi va preservato a sua volta come spazio della contemporaneità, come una “stazione creativa” – citando Paolo Rosa di Studio Azzurro – che accelera pensieri e li rende più interessanti».

Progetti in corso e futuri: dalle residenze d’artista ai festival

E a proposito di pensieri e azioni, è proprio oggi che partiranno alla Manifattura le residenze dei giovani artisti che, dopo quattro mesi in questi studi, saranno invitati a costruire una mostra finale “collettiva”, pensata – nelle parole di Risaliti – anche per mettere da parte i singoli egotismi e realizzare un discorso collettivo, di condivisione. Non è un caso, infatti, che il tema di quest’anno difficile sia “L’armonia”. A confrontarsi a riguardo saranno Ludovica Anversa (Milano, 1996), Ambra Castagnetti (Genova, 1993), Diana De Luca (Avezzano, 1996), Chiara Gambirasio (Bergamo, 1996), Nicola Ghirardelli (Como, 1994) e Max Mondini (Parma, 1990), che avranno tra i loro “mentori” una serie di artisti e curatori, tra cui Cesare Viel, Masbedo, Patrick Tuttofuoco e Paola Nicolin.

Ma non è finita perché a Manifattura arriverà il festival “Happening” (dal 25 settembre al 4 ottobre 2020), curato da Letizia Renzini, perché “Lo smarginamento delle arti necessita di uno spazio che non sia istituzionale, e la commistione è una delle caratteristiche più importanti di questo luogo”.

NAM – Not a Museum, Ph.Giovanni Savi, courtesy Manifattura Tabacchi

Un altro Festival, “God is Green” quest’anno sarà a cura di Nero con il tema “Super Catastrofe. Quali storie per la fine del mondo” e anche lo Schermo dell’Arte Film Festival realizzerà una prima collaborazione con Manifattura Tabacchi per la sesta mostra del progetto Visio che quest’anno si intitolerà “Resisting Trouble”.

E ancora Radio Papesse, con gli appuntamenti di ascolto condiviso di storie da tutto il mondo “Lucia Festival” e il collettivo teatrale Sotterraneo che porterà qui una serie di quattro spettacoli. 

E infine, Toast Project Space, l’ex gabbiotto della portineria di Manifattura Tabacchi, che ogni due mesi propone un artista a realizzare un progetto site-specific. Stavolta (opening il 16 settembre) è il turno di “Habitat”, di Namsal Siedlecki.

In attesa di vedere cosa diventerà questo angolo di Firenze, che oltre alle prime residenze private prevede di veder nascere sulla sua area anche un giardino, un birrificio, un albergo oltre che una piazza su cui si affacceranno atelier, laboratori, uffici, studi e spazi per l’arte, oltre che il Teatro Puccini. Parte di questi spazi li potete scoprire anche ora, all’interno dell’edificio 9 della Manifattura: una cappelleria, una bottega di ceramica, un bar-ristorante, uno studio di registrazione fai-da-te, una libreria, affacciati sulla vasca verde di Stefano Mancuso, che grazie alla fotosintesi di una serie di piante in cattività, permette un’aria ottimale anche all’interno del grande corridoio di co-working. Aperto ogni giorno, e con wifi gratuito. Se passate da Firenze per scoprire le meraviglie dei musei a ingresso ridotto, pianificate un giro anche da queste parti: dal centro, a piedi, sono circa 3 chilometri, passando per il Parco delle Cascine, uno dei più grandi d’Europa. 

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