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Muse Dialoganti: 10 sedute per 10 musei, a Milano con MuseoCity
Opening
di Silvia Conta
A Milano, al Museo del Novecento, sarà presentato oggi alla stampa il progetto Muse Dialoganti: 10 sedute 10 musei, promosso e curato dall’Associazione MuseoCity, con la collaborazione dello studio Palomba Serafini Associati.
Per quest’iniziativa otto aziende italiane di design – Baxter, Cappellini, Cassina, Giorgetti, Horm Italia, Kartell, Molteni e Moroso – hanno prodotto e donato dieci sedute di dieci designer ad altrettanti musei milanesi: Casa Museo Boschi Di Stefano, Civico Museo Archeologico, GAM Galleria d’Arte Moderna, Museo del Novecento, Museo di Storia Naturale, Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, Museo Storico Alfa Romeo, Palazzo Morando Costume Moda e Immagine, Pinacoteca Ambrosiana e Pinacoteca di Brera.
Le sedute, già collocate nelle sale dei musei, sono progetti di Philippe Starck, Toyo Ito, David Adjaye, Federico Peri, Gordon Guillaumier, Gio Ponti, Gaetano Pesce, Ludovica + Roberto Palomba, Rodolfo Dordoni, Giulio Cappellini.
L’iniziativa prende le mosse dall’«intento di creare un’interazione tra le nuove sedute e il tempo lungo del godimento dell’arte. E’ nato così il progetto Muse Dialoganti che si propone di avviare un dialogo tra le opere d’arte e il design, in uno scambio vitale che ne favorisca l’integrazione preservandone l’unicità», si legge nel comunicato stampa.
Abbiamo approfondito il progetto con Maria Grazia Mazzocchi, presidente dell’Associazione MuseoCity.
Per chi non la conoscesse: che cos’è l’associazione MuseoCity?
«La mission di MuseoCity è sia quella di aiutare i musei a proporsi come luoghi sempre più accoglienti per il pubblico sia quella di invitare un pubblico sempre più numeroso a visitare i Musei.
Siamo infatti convinti che, proprio in quanto involucro del ‘Bello’, nessuna persona possa sentirsene estranea, una volta che li abbia vissuti dall’interno».
Come è nato il progetto Muse Dialoganti – 10 sedute per 10 musei, in che cosa consiste e quali sono i suoi obiettivi?
«Stavamo parlando proprio dei musei accoglienti una sera a cena a casa di Enrico Astori, il fondatore di Driade. Erano presenti Ludovica Serafini, Roberto Palomba, Fulvio Irace ed altri amici, mentre io mi lamentavo per la eccessiva fatica di percorrere un lungo cammino senza possibilità di soste, per visitare mostre sia pure molto interessanti.
«Mettiamo dei divani nelle sale dei Musei» propose Roberto, e ci fu un coro di approvazione da parte di tutti noi.
Lo scopo di fondo è dunque quello di offrire momenti di riposo durante un percorso di godimento artistico, senza dover implorare dai guardiani l’uso dei loro seggiolini almeno per poco tempo. Muse Dialoganti però è molto più di questo».
Come avete coinvolto i musei e selezionato le sedute?
«Ai direttori di dieci musei abbiamo chiesto in quale sala e davanti a quale opera avrebbero desiderato offrire un momento di riposo e di contemplazione ai visitatori dei loro spazi.
La sensibilità e la cultura di Ludovica Serafini e Roberto Palomba, con il sostegno del nostro Comitato Scientifico e del Consiglio direttivo, hanno portato alla scelta di dieci sedute: ognuna possiede una sua personalità ben precisa, ma sempre capace di armonizzarsi con l’ambiente circostante e di dialogare perfettamente con le opere d’arte nelle sale prescelte».
Quali sono i principali criteri che devono rispettare le sedute selezionate?
«In realtà non esiste ancora un design specifico delle sedute per le sale dei Musei, ma come scrive Roberto Palomba «esiste il bisogno di sedute che consentano la sosta sia alle persone anziane che a quelle diversamente abili, ma anche e soprattutto di sedute atte alla contemplazione per il tempo necessario e con un comfort appropriato. Stiamo parlando di perdersi nell’opera, cioè di interagire con l’arte quasi dimenticando la nostra fisicità e quindi senza la distrazione data dalla fatica della lunga sosta in piedi.
La sfida di questa iniziativa è l’integrazione di sedute che non inquinino visivamente gli spazi museali ma che al contrario si integrino e che siano capaci di dialogare con l’ambiente e l’opera. Il design e l’arte non saranno antagonisti ma simbiotici».
Così le sedute selezionate hanno soddisfatto sia i direttori dei Musei che i produttori.
Questi ultimi hanno dimostrato una grande generosità e una grande sensibilità, abbracciando subito il progetto Muse Dialoganti. Nessuno si è tirato indietro, anche quando le richieste sono state per un numero maggiore di elementi, o per prodotti extra produzione. Li ringrazio tutti di cuore».
Il progetto proseguirà in futuro?
«MuseoCity continuerà a proporre progetti e iniziative volti a rendere più attraente la visita al Museo, come per esempio abbiamo fatto quest’ anno proponendo pieces teatrali ispirate al museo in cui si svolgono; visite guidate gratuite per adulti e bambini; proiezioni di opere d’arte del museo all’aperto, così da coinvolgere il maggior numero di persone possibile.
Per il 2020, all’interno della quarta edizione della tre giorni di Milano MuseoCity, stiamo preparando una conferenza con dieci relatrici, tutte direttrici di musei, e provenienti da tutto il mondo. A loro chiederemo di condividere con la città di Milano le loro esperienze e di spiegarcene i motivi di successo. Altre iniziative potremo svelarvele solo nei prossimi mesi».
Ecco in quali musei potete trovare le sedute donate per Muse Dialoganti:
– Casa Museo Boschi Di Stefano | Kartell | La Marie di Philippe Starck
– Civico Museo Archeologico | Horm Italia | Ripples di Toyo Ito
– GAM Galleria d’Arte Moderna | Moroso | Double Zero di David Adjaye
– Museo del Novecento | Baxter | Passepartout di Federico Peri
– Museo di Storia Naturale | Moroso | Josephine di Gordon Guillaumier
– Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci | Cassina | Superleggera di Gio Ponti
– Museo Storico Alfa Romeo | Cassina | Feltri di Gaetano Pesce
– Palazzo Morando Costume Moda e Immagine | Giorgetti | Galet di Ludovica + Roberto Palomba
– Pinacoteca Ambrosiana | Molteni & C.| Pouf Euston di Rodolfo Dordoni
– Pinacoteca di Brera | Cappellini | Brera Bench di Giulio Cappellini