22 febbraio 2020

Nedko Solakov alla Galleria Continua, San Gimignano

di

Tre nuove mostre alla Galleria Continua, con Berlinde de Bruyckere, Marta Spagnoli e Nedko Solakov. L'artista bulgaro ci ha raccontato il suo progetto espositivo, che coinvolge diciannove artisti

Solakov Continua
Nedko Solakov, The Calming Sounds, 2008, sette tracce audio, composte da Johnny Penkov, Sofia; in loop, durata variabile; sette cuffie; disegno a muro con (disturbanti) colori contrastanti, dimensioni variabili, Courtesy the artist and GALLERIA CONTINUA

A San Gimignano, alla Galleria Continua, inaugurano oggi, 22 febbraio, tre nuove mostre: “Evergreen I” con Berlinde De Bruyckere (1964, Belgio) “in dialogue with Old Masters and Salvatore Scarpitta”, “Whiteout” di Marta Spagnoli (1994, Italia) e “The Artist-Collector’S Dream (a nice thing)” di Nedko Solakov (1957, Bulgaria).

Partendo dalla propria passione per il collezionismo, negli spazi della galleria l’artista bulgaro «esporrà una grande installazione realizzata nel 2008 “Some Nice Things to Enjoy While You Are Not Making a Living”. A differenza degli allestimenti fatti in precedenza – al Kunstmuseum di Bonn, al Kunstmuseum St. Gallen e allo S.M.A.K. di Gent -» l’artista ha inviato una lettere a diciannove artisti, viventi e non, per chiedere loro un’opera da aggiungere all’installazione.
Gli artisti coinvolti sono Monica Bonvicini, Geta Bratescu, Daniel Buren, Chen Zhen, Hans-Peter Feldmann, Ceal Floyer, Shilpa Gupta, Ilya & Emilia Kabakov, Anish Kapoor, Sol LeWitt, Andrei Monastyrski, Rudi Ninov, Dan Perjovschi, Raymond Pettibon, Carol Rama, Karin Sander, Roman Signer, Dimitar Solakov e Artur Zmijewski.

Attraverso questa operazione Solakov gioca contemporaneamente ruoli diversi: «artista, collezionista, artefice della realizzazione di uno dei suoi sogni», l’intero progetto nasce, infatti, «dal desiderio di Solakov di arricchire, anche se solo temporaneamente, la sua collezione con opere più grandi o semplicemente diverse, instaurando con gli autori un dialogo», che in alcuni casi è andato al di là del prestito e, come per Daniel Buren e Dan Perjovschi, si è tradotto in interventi ad hoc, ha spiegato la galleria.

Abbiamo posto alcune domande a Nedko Solakov su questo progetto espositivo.
Partiamo dalla Sua passione per il collezionismo. Che cosa significa per Lei collezionare? Che tipo di opere prevale nella Sua collezione?

«Noi, io e mia moglie, collezioniamo principalmente disegni. Il disegno è un media che racconta molto dell’artista che lo ha realizzato, davvero molto. E amo osservare l’energia peculiare dei lavori degli altri artisti e “collezionarla”. Il desiderio di toccare e contemplare quell’energia è alla base del nostro collezionare».

Gran parte della vostra collezione include opere di artisti che Lei ha incontrato. Qual è il rapporto con la vostra collezione? È collocata nella vostra abitazione? Che cosa significa per voi esporla in uno spazio pubblico?

«Sì, c’è l’arte attorno a noi, nel luogo in cui viviamo. Non abbiamo mai esposto le opere in uno spazio pubblico. Soltanto una volta, in occasione dell’otto marzo, abbiamo esposto i lavori delle artiste della nostra collezione, circa quaranta nomi».

Lei ha invitato sedici artisti della Sua collezione a esporre nella mostra alla Galleria Continua “Some Nice Things to Enjoy While You Are Not Making a Living”, più tre che ancora non ne fanno parte. Le opere di quanti artisti sono presenti nella Sua collezione? Perché tra tutti ha scelto proprio questi sedici?

«In realtà non ho mai calcolato esattamente quante opere e quanti artisti sono presenti nella nostra collezione. Suppongo siano tra i 150 e i 200, ma potrebbero essere di più. Vi ho inviato le immagini delle pareti del mio salotto. Quando mi rilasso sul mio divano posso contemplare disegni e collage di Marcel van Eeden, Yoshitomo Nara, Joep Van Lieshout, Raymond Pettibon, Emily Jacir, Paul McCarthy, Mark Dion, Lawrence Wiener, John Bock, Jonathan Monk, Biris Michaylov, Hans-Peter Feldmann, Andro Wekua, Thomas Hirschhorn, Stephan Balkenhol, Roman Ondak, Jimmie Durham, Gelitin, Wim Delvoye, Karin Sander, Eric van Lieshaut, Heimo Zobernig, Peter Kogler, per nominare solo alcuni di loro. Perché ho invitato proprio quei sedici? Puro istinto. Semplicemente ho percepito di avere necessità di una selezione molto differente».

Ha già lavorato con qualcuno di loro in un progetto in cui Lei ha assunto un ruolo curatoriale?

«Non propriamente. Non sono un curatore. La mostra è “creata” da me, non esattamente curata».

Lei ha inviato la lettera d’invito a partecipare alla mostra anche a tre artisti che non sono nella Sua collezione e, ha scritto, «probabilmente non lo saranno mai». Perché i lavori di questi artisti non sono nella Sua collezione? Perché “non lo saranno mai”?

«I lavori di Carol Rama sono molto costosi, e anche quelli di Anish Kapoor. Se Chen Zhen fosse vivo avrei la possibilità di fare uno scambio con lui».

Alcuni degli artisti che ha invitato non ci sono più, come Chen Zhen, Geta Bratescu e Carol Rama. Ha avuto occasione di lavorare con loro o partecipare a mostre con qualcuno di loro?

«Con Chen Zhen siamo stati in diverse mostre insieme. Non con Carol Rama. E anche in alcune collettive con Geta Bratescu, che ho avuto il grande piacere di andare a trovare nel suo studio alcuni anni fa».

Per questo porgetto espositivo, con chi è entrato in contatto per chiedere i lavori di artisti scomparsi in mostra?

«Galleria Continua ha chiesto a Hauser and Wirth per Bratescu, con un art dealer di Torino per Rama e le opere di Chen Zhen sono gestite dalla Galleria Continua».

Qualcuno degli artisti invitati ha risposto al Suo invito in maniera diversa dall’inviare un lavoro?
«Abbiamo discusso insieme che cosa ciascuno di loro avrebbe potuto inviare o produrre, come Dan Perjovschi, che sta facendo un opera su parete appositamente per la mostra, e anche Daniel Buren sta realizzando un progetto speciale».
In che modo la mostra entrerà in relazione con gli spazi della galleria?

«La risposta, per dirlo nel modo più professionale possibile, è che dico sempre che io racconto storie nello spazio e quindi spazi così diversi nella galleria di San Gimignano sono perfetti per un progetto come questo».

Accanto a ciascuna opera è collocato un testo scritto da Lei. Che argomenti trattano? Li ha scritti appositamente per la mostra o in precedenza?

«Ci sono molteplici livelli di testi. C’è un testo principali, poi ci sono tutti i testi correlati con e componenti di Some Nice Things to Enjoy While You Are Not Making a Living” (scritti con un grosso pennarello nero, e poi ci sono le piccole storie su ciascuno degli artisti invitati (con un pennarello nero più sottile)».

Nel percorso espositivo ci sarà l’opera The Enclosure” (2008), una cabina insonorizzata in cui il visitatore può urlare, ma nessuno lo può sentire. Il visitatore potrà entrare nella cabina solo con il permesso di una guardia. Qual è il significato della presenza della guardia?

«Tutti gli elementi che compongono questa grande installazione contribuiscono a dare piacere, ma c’è sempre una sorta di limitazione a questo piacere».

Per la mostra Lei avrebbe voluto esporre uno speciale orologio, ma, ironicamente, sarebbe stata troppo costosa la sua realizzazione. Con questo orologio sarebbe stato possibile “modificare” il tempo. Qual è il suo rapporto con il tempo? Lei ritiene che il tempo trascorso da una persona visitando un museo o una mostra scorra a una diversa velocità o così dovrebbe essere?

«Sì, il tempo trascorso visitando una mostra o un museo è differente. Non è mai sprecato, anche se la mostra è noiosa».

Nedko Solakov
“The Artist-Collector’S Dream (a nice thing)”
“Created” by Nedko Solakov’
Dal 22 febbraio al 5 maggio 2020

Berlinde De Bruyckere in dialogue with Old Masters and Salvatore Scarpitta
“Evergreen I”
Dal 22 febbraio al 26 aprile 2020

Marta Spagnoli
“Whiteout”
Dal 22 febbraio al 5 maggio 2020

Galleria Continua
Via del Castello 11, San Gimignano (SI)
Opening: 22 febbraio 2020, dalle 18.00 alle 24.00
Orari: dal lunedì alla domenica, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00
www.galleriacontinua.com

 

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