16 settembre 2020

Video Sound Art Festival: al via la X edizione, con Enrique Ramirez

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Video Sound Art Festival celebra la decima edizione con mostre monografiche, proiezioni e sonorizzazioni alle piscine Romano e Cozzi (fino al 3 dicembre). Tra gli eventi la personale di Enrique Ramirez (fino al primo ottobre)

Enrique Ramirez, Un hombre que camina (part.), courtesy l'artista e Video Sound Art Festival

A Milano da oggi, 16 settembre, al 3 dicembre la decima edizione di Video Sound Art Festival, con mostre monografiche, proiezioni e sonorizzazioni presso le piscine Romano e Cozzi, le storiche vasche di Milanosport.

«Video Sound Art Festival dal 2011 sostiene la nascita di nuove produzioni riflettendo sulle trasformazioni del linguaggio installativo come risultato di un processo di ibridazione delle discipline tradizionali: scultura, architettura, cinema, teatro.
Le opere nel corso degli anni sono state presentate al pubblico in contesti espositivi lontani dai circuiti distributivi ordinari, con l’intento di testare la capacità di adattamento dell’arte: mostre collettive presso scuole pubbliche (Biennale Manifesta, Palermo; Liceo Volta, Milano), sotterranei (Ex Albergo Diurno Venezia, Milano – Ali Kazma), sale teatrali (Teatro Franco Parenti | Bagni Misteriosi, Milano – Yuri Ancarani). Anche quest’anno con “The Reflecting pool” è la dimensione espositiva trasformerà gli impianti sportivi mettendo in dialogo le produzioni artistiche con il dibattito contemporaneo, e convivendo – durante i mesi autunnali – con le attività destinate allo sport», ha spiegato l’organizzazione.

Piscina Roberto Cozzi, Milano, courtesy Video Sound Art Festival

Laura Lamonea, curatrice e Direttrice di Video Sound Art Festival, ci ha raccontato la decima edizione.

Video Sound Art Festival giunge alla sua decima edizione. Come è nato e come è cambiato nel tempo?

«Quando abbiamo dato avvio al progetto sentivamo l’urgenza di produrre opere di artisti emergenti e di inserirle in un contesto che potesse dare alle nuove creazioni  visibilità. Ci sembrava che intorno a noi non ci fossero realtà in grado di operare in modo continuativo al supporto degli artisti.  Avevamo realtà internazionali di riferimento da cui abbiamo attinto  e che sono state per noi un punto di riferimento. Ad oggi ritengo che la finalità del progetto sia rimasta la stessa. In dieci anni siamo cresciuti  e questo ci ha permesso di  creare una rete istituzionale in grado di svolgere un ruolo di intermediazione anche nella fase successiva all’esposizione ossia nel rapporto con gallerie, le fondazioni e i musei».

Qual è il concept dell’edizione 2020?

«La decima edizione del festival propone uno sguardo sulle possibilità di rappresentazione del paesaggio postmoderno. Alla ricerca di luoghi che esistono oltre le coordinate del tempo e dello spazio geografico. Non sono caratteristiche peculiari uniche del nostro tempo: dal teatro, capace di travalicare la presenza fisica, alla nave, “frammento galleggiante di spazio, luogo senza luogo” come sosteneva Focault, la geografia poetica da sempre fa parte di noi. Il periodo di ricerca ha coinciso con un momento epocale di  forzata riconsiderazione dei percorsi quotidiani che certamente ha molto influito sullo sviluppo del concept.   L’uomo postmoderno cerca di ricostruire lo spazio intorno a sé partendo dalla propria esperienza corporea, ma è abituato ad essere ovunque e da nessuna parte, a fluttuare tra le combinazioni. Proveremo a raccontarle attraverso le visioni degli artisti».

Video Sound Art Festival inizia oggi e prosegue fino al 3 dicembre in momenti distinti. Come sarà articolato, a grandi linee, il festival?

«Abiteremo due piscine storiche di Milano, la piscina Guido Romano e la Cozzi con un ciclo di mostre monografiche, concerti e cinema.

Il primo capitolo vedrà protagonista l’artista franco-cileno Enrique Ramirez a cui Video Sound Art dedicherà la prima personale in Italia.  Dal 16 ottobre al 16 novembre ci trasferiremo alla Cozzi con l’esposizione di nuove produzioni pittoriche di Giulio Frigo. A seguire, fino al 3 dicembre, negli stessi spazi, saranno presentate le opere risultate vincitrici dall’open call 2020, realizzate in collaborazione con il Touring Club.  Cerchiamo di portare la cultura in luoghi meno formali che favoriscono l’incontro tra le discipline. In questa ottica è nata la collaborazione con realtà che operano nell’ambito della cinema –  festival, cinema e case di produzione – e che ci ha permesso, alla Piscina Romano, di condividere la creazione un cartellone di film a bordo piscina, partendo proprio dalle tematiche delle opere di Enrique Ramirez».

Le location sono molto particolari, due piscine pubbliche di Milano: Romano e Cozzi. Da dove deriva questa scelta e in che rapporto sta con il concept?

«Le opere nel corso degli anni sono state presentate al pubblico in contesti espositivi lontani dai circuiti distributivi ordinari, con l’intento di testare la capacità di adattamento dell’arte nella società: mostre collettive presso scuole pubbliche (Biennale Manifesta, PA, Liceo Volta, MI), sotterranei (Ex Albergo Diurno Venezia, MI – Ali Kazma) , sale teatrali (Teatro Franco Parenti | Bagni Misteriosi, MI – Yuri Ancarani).  Dieci anni di tentativi durante i quali gli artisti hanno partecipato allo sviluppo di modelli di condivisione sociale, rivisitando spazi pubblici, relazionandosi con visitatori casuali.   La collaborazione con le piscine di Milano Sport prosegue in questa direzione: convivere con le attività destinate allo sport, mettere in dialogo le produzioni artistiche con il dibattito contemporaneo.

Nel paesaggio postmoderno le piscine si configurano come un mare addomesticato, un’oasi nella città».

La decima edizione di Video Sound Art viene inaugurata dalla prima personale in Italia di Enrique Ramirez, preludio all’esposizione nel Centre Georges Pompidou di Parigi. Su quali aspetti della ricerca di Ramirez di concentra il percorso espositivo?

«Il percorso espositivo, composto da installazioni, film, sculture e fotografie, si snoda negli spazi della piscina; le opere abbracciano gli ambienti con un gioco di rimandi e suggestioni visive. I vecchi armadi conservano i resti emersi dalle acque del mare; lo scorrere dei giorni sul transatlantico Pacific breeze segue il ritmo e gli intervalli architettonici del medagliere; l’immensa vasca diventa l’orizzonte di un luogo idilliaco dell’altipiano cileno-boliviano dove l’acqua e il cielo sembrano la stessa cosa.

I paesaggi di Ramirez sono stravolti da una sovrapposizione di segni che se da una parte ci aiutano a misurarci con la realtà meno evidente, dall’altra ci consentono di abbandonarci ad una dimensione simbolica costellata dalle sue stesse visioni.  Attraversamenti abbaglianti nel deserto del sale, lunghe traversate oceaniche assumono le sembianze di nuovi spazi concettuali. Una radiografia che rivela il modo al di là delle apparenze».

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