15 novembre 2023

Addio a Joe Tilson, Maestro solitario della Pop Art

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Joe Tilson è morto a Londra, all’età di 95 anni: tra i primi esponenti della Pop Art europea, influenzato anche dalla grande pittura italiana, ha vissuto tra Cortona e Venezia

Joe Tilson
Joe Tilson

Tra i primi esponenti della Pop Art europea degli anni ‘60, i cui modi avrebbe poi aggiornato con uno stile molto personale, influenzato anche dai grandi maestri della pittura italiana rinascimentale, Joe Tilson è morto a Londra, il 9 novembre 2023, all’età di 95 anni. A darne l’annuncio, è stata la famiglia. Fervido sperimentatore di materiali e tecniche, dal legno al plexigrlas, dal collage all’incisione, Tilson è conosciuto anche per una serie di opere ispirate ai giochi a incastro colorati dei bambini.

Joe Tilson, Zikkurat 3 (1967), oil and acrylic on wood relief. Photograph: Estate of Joe Tilson, courtesy of Marlborough Gallery, London

Nato nella capitale inglese nel 1928, membro della Royal Academy, Tilson viveva tra una casa nella campagna di Cortona, uno studio a Venezia e la Gran Bretagna. A ricordarlo con commozione ed esprimere il suo cordoglio è infatti anche il Comune toscano. Proprio a Cortona, alla Fortezza del Girifalco, si trova anche una sua opera scultorea, Le sfingi. «Joe Tilson è stato uno dei grandi artisti che ha scelto Cortona come luogo di vita e di lavoro – ha dichiarato l’assessore alla Cultura, Francesco Attesti – oggi commemoriamo la scomparsa di una personalità che ha omaggiato Cortona, insieme a altri rilevanti esponenti dell’arte contemporanea». Il lavoro di Tilson è stato esposto in mostre personali in tutto il mondo e nel 2002 si è tenuta un’importante retrospettiva alla Royal Academy of Arts di Londra, Joe Tilson: Pop to Present. I suoi lavori fanno parte di importanti collezioni internazionali, tra cui quella della Tate Gallery di Londra, del MoMa di New York e dello Stedelijk Museum di Amsterdam.

Fondamentale, per lo sviluppo della sua futura arte, fu l’esperienza della Gran Bretagna postbellica e la diffusione della cultura degli Stati Uniti, con i suoi ideali legati alla produzione e al consumo. «C’era, la convinzione a quel tempo che tutto andasse bene in America: Hollywood, i film, una celebrazione della novità. La cultura americana faceva parte della nostra vita nei sobborghi», raccontava Tilson, che da giovanissimo lavorava come falegname. I genitori Ethel e Frederick, entrambi telegrafisti, non erano entusiasti della sua passione per l’arte, nata precocemente, quando, a otto anni, Joe progettò uno striscione per la sicurezza stradale che vinse un premio in un concorso del consiglio della contea di Londra. Il premio era un libro su Giotto: sfogliando le tavole, Joe fu preso dalla necessità di fare il pittore.

Trascorse gli anni dal 1946 al 1949 prestando il servizio militare nella RAF, quindi con una borsa studiò alla Saint Martin’s School of Art dal 1949 al 1952 e poi al Royal College of Art, fino al 1955, frequentando artisti come Frank Auerbach, Leon Kossoff, RB Kitaj, Peter Blake, Allen Jones, Patrick Caulfield e David Hockney. In quell’anno ricevette il Rome Prize della British School at Rome e rimase in residenza in Italia per due anni, a Roma conobbe Joslyn Morton, che sarebbe diventata sua moglie. Tornò a Londra nel 1957 e, dal 1958 al 1963, insegnò alla Central Saint Martin’s e successivamente alla Slade School of Fine Art, allo University College London.

Nel 1962 Tilson tenne la sua prima mostra personale alla Marlborough Gallery di Londra. Nel 1964, la sua opera fu tra quelle scelte per il Padiglione Britannico alla Biennale di Venezia. A Venezia vide per la prima volta l’arte di Robert Rauschenberg, Claes Oldenburg e Jasper Johns. Insegnò per alcuni mesi alla School of Visual Arts di New York City ma con lo scoppio della guerra in Vietnam cambiò posizioni politiche e iniziò a produrre opere antiamericane, con immagini di giornale serigrafate in bianco e nero di moderni eroi rivoluzionari, come Mao, Malcom X e Ho Chi Minh. Negli anni ’70 si allontanò progressivamente dal mondo ufficiale dell’arte e, pur non rinnegando le sue radici pop, si legò sempre più all’Italia e alla cultura mediterranea.

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