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ARRIVEDERCI A BOLOGNA
Personaggi
Cinema, moda e web. L’arte non ha confini. Dopo la partecipazione a A Shaded View on Fashion Film e al Biografilm Festival, incontriamo Cosimo Terlizzi. Artista provocatore e intimista alla ricerca di senso, che ammicca a un’estetica del quotidiano e combatte la retorica. Trasformandosi in soldato in prima linea a difesa della bellezza...
Ho
immaginato come sarebbe stato realizzare un film nel nostro tempo. Oggi non
utilizziamo le cineprese ma cellulari, videocamere amatoriali, macchine
fotografiche agili e compatte, e condividiamo i nostri filmati tramite YouTube
e Skype. Così ho pensato di utilizzare questi media e una forma diaristica. Ho
iniziato con toni leggeri e poi è sopraggiunto il tragico evento di Fabiana,
una mia grande amica, morta suicida dopo un travagliato percorso di cambiamento
di sesso non supportato dall’aiuto della famiglia, che l’ha rifiutata. Il film
si è evoluto nella sua storia, perché sentivo il bisogno di raccontare ciò che
le era successo. Folder è una
riflessione sull’identità e vuol anche essere un omaggio a una morte e un
elogio a una vita.
Stai tratteggiando le linee guida di un
nuova ondata culturale che fa di questi democratici mezzi espressivi e della
rete il suo punto di forza. Come testimoniano i recentissimi docu-film Vedozero di Andrea Caccia e Life in a day di Ridley Scott, ma anche il
concorso YouTube Play promosso dal
Guggenheim di New York. In particolare il tuo lavoro sembra essere forma simbolica
di un nuovo modo di vedere il mondo per finestre pop-up…
Essere
artisti contemporanei vuol dire essere assolutamente calati nel presente,
quindi sento l’obbligo e la responsabilità di rappresentare l’epoca che sto
vivendo. Siamo in un periodo di
grande e generico voyeurismo, come in una centrifuga, dove tutto è portato allo
stesso livello. Attraverso le numerose finestre del computer e di internet
possiamo accedere a dimensioni diverse e vedere, come succede in Folder, materiale erotico
contemporaneamente al cappio con cui Fabiana si è uccisa. Oltre che
sull’identità, è un film che offre una riflessione sul luogo di appartenenza.
Siamo tutti in continuo moto, i nostri confini si stanno aprendo sempre più e
ciò che ci circonda si sta relativizzando. Oltretutto il web amplifica questa
dimensione, permettendo di travalicare qualsiasi distanza fisica.
Perché la scelta di una bandiera su un
campo desolato come manifesto di Folder?
Ero
in Belgio e fui colpito da questa bandiera di plastica nera utilizzata dai
contadini per allontanare gli uccelli dal campo seminato, così l’ho
fotografata. Dà quest’idea di dominio dell’uomo sulla terra, di un dominio su
un territorio apparentemente piatto da cui forse nascerà qualcosa. Ma è anche
una sorta di monumento funebre, una bandiera nera che rimane nella mia
coscienza, l’insegna di una battaglia dalla quale non si è ottenuta una
conquista, ma una sconfitta.
Per Biografilm
Festival sei stato coordinatore delle sale e protagonista come regista. E
spesso vieni premiato per il tuo lavoro. Cosa pensi di queste manifestazioni?
I
festival sono un terreno molto fertile, servono per farsi conoscere e
costituiscono una realtà parallela a quella del cinema, un circuito alternativo
della distribuzione dove ci sono film indipendenti e meno “mainstream”.
Sicuramente non ne apprezzo quella parte cerimoniale e un po’ retorica che si
sta affermando soprattutto in Italia e in Francia.
A proposito della tua partecipazione a A Shaded View on Fahion Film, festival
internazionale di video di moda organizzato quest’anno a Milano dalla blogger
Diane Pernet e Vogue Italia. Com’è
nato il corto e com’è entrato il mondo della moda nel tuo percorso artistico?
Al
di là della commissione, stavo già lavorando su questo progetto. Protagonista
di Beauty è mia nipote e di
conseguenza anche lo stile del suo personale modo di vestirsi. Ritengo che
nell’arte e nella vita ormai non si possa prescindere dal mondo della moda e
dagli abiti che una persona utilizza. La moda entra a far parte di molti miei
lavori quasi casualmente, perché fa parte della vita stessa. C’è perché esiste
e perché ne siamo praticamente inondati.
Rifaresti questa esperienza?
La
rifarei, ma con altre prerogative. Ad alti livelli mi aspetto un atteggiamento
più produttivo, un appoggio concreto agli artisti, perché altrimenti si rischia
che un’occasione come questa si riduca a semplice questione di immagine fine a
se stessa.
Non sei mai stato incluso in Videoart Yearbook, organizzato dal Dams di
Bologna. Voci di corridoio dicono che ultimamente ci sia stato attrito con gli
organizzatori…
Penso
che ci sia una situazione stagnante in quel dipartimento. Non c’è il coraggio
di andare oltre le scelte dei decani e non vedo serietà nella selezione.
Nuovi propositi?
La
realizzazione di un evento inserito all’interno di Arte Fiera Off per gennaio 2011. Si tratta di un’installazione all’interno
del foyer del teatro SI di Bologna, gestito dal Teatrino Clandestino, con la
collaborazione della Traffic Gallery di Bergamo.
Presenze in natura
a cura di leonardo iuffrida
[exibart]
mostre ed eventi

Uros Gorgone
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Direttore Responsabile:
Matteo Bergamini
Direttore Editoriale:
Cesare Biasini Selvaggi
Direttore Commerciale:
Federico Pazzagli
f.pazzagli@exibart.com
Fax: 06/89280543
Pietro Guglielmino
Adriana Proietti
Art Director:
Uros Gorgone
Progetti speciali:
Daniele Perra
Redazione:
Mario Francesco Simeone
Nicoletta Graziano
Silvia Conta
Yasmin Riyahi
Erica Roccella
Collaboratori

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