02 marzo 2020

È morto Ulay, artista concettuale e compagno storico di Marina Abramovic

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Si è spento a Lubiana, a 76 anni, Frank Uwe Laysiepen, in arte Ulay, maestro della performance e del concettuale. Lottava da anni contro un cancro

Si è spento oggi, all’età di 76 anni, Frank Uwe Laysiepen, meglio conosciuto come Ulay. A dare la notizia la stampa della città di Lubiana, città dove l’artista viveva da oltre dieci anni.

Le cause della morte non sono ancora state rese note, ma era malato da tempo: nel 2011 gli era stato diagnosticato un cancro, seguito dall’uscita del documentario di Damjan Kazole, “Project Cancer”.

Nato nel 1943 a Solingen, figlio di un gerarca nazista, alla fine degli anni Sessanta lascia il suo Paese e rinuncia alla nazionalità tedesca per trasferirsi ad Amsterdam. Qui inizia ad avvicinarsi alla fotografia, intraprendendo la sua ricerca artistica tramite l’uso della Polaroid.

Ad Amsterdam incontra Marina Abramović e con lei inizia un sodalizio creativo e un amore che durerà ben 12 anni, il cui frutto furono opere come Imponderabilia e Relation in Space. «Sono andata ad Amsterdam, con Ulay abbiamo comprato una vecchia auto della polizia francese e abbiamo viaggiato per cinque anni. Vivevamo con niente, di performance e per la performance, in macchina, girando, senza dover pagare affitto né luce, fermandoci in mezzo alla natura, facendo la doccia nelle stazioni di servizio», raccontava Marina, a proposito dei primi anni della loro relazione. E anche la separazione fu motivo di una performance, The Lovers, una camminata di 2500 chilometri per un ultimo sguardo al centro della Muraglia Cinese, partendo dai due estremi, Ulay dal Deserto del Gobi, Marina dal Mar Giallo.

Nel 2010 il grande incontro, al MoMA, in occasione della performance The Artist Is Present, citando una loro precedente opera molto simile, Nightsea Crossing, durante la quale i due sedevano ai lati opposto di un tavolo, rimanendo immobili.

Negli anni ’90, Ulay è tornato principalmente alla fotografia, valutando criticamente la posizione dell’individuo emarginato nella società contemporanea e la vulnerabilità degli altri, affrontando questioni di nazionalismo, razzismo e disuguaglianza.

Ulay resta uno degli artisti più interessanti e meno classificabili del panorama artistico internazionale. È stato un artista la cui intera carriera equivale a un’opera radicalmente e storicamente unica che lavora all’intersezione della fotografia e degli approcci concettualmente orientati alla performance e alla body art.

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