05 ottobre 2016

Filmare l’arte

 
Al via la ventunesima edizione di Artecinema. Ne parliamo con Laura Trisorio, ideatrice dello storico festival napoletano, dove l'immagine è in movimento

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Con la guida di Miquel Barcelò, sarà un po’ come entrare in una galleria d’arte contemporanea, per poi tornare indietro nel tempo e scoprire le pitture rupestri delle Grotte di Chauvet, risalenti a circa 35mila anni fa. Ad Artecinema, esplorarando i dintorni dell’arte, della fotografia e dell’architettura, da Jan Fabre a Pablo Picasso, da Damiàn Ortega a Frank Gehry, da Harald Szeeman a Herman Daled, si vedrà tutto questo e molto altro. Il festival di film sull’arte contemporanea, arrivato alla XXI edizione, apre una prospettiva in cui l’arte riesce ad apparire sempre contemporanea, un mosaico dalle tessere in movimento per accomunare, in un unico colpo d’occhio, epoche e stili, modalità e approcci. Un ciclo serrato di proiezioni, per la maggior parte in prima nazionale e a ingresso gratuito, in lingua originale e con traduzione simultanea, quest’anno ancora più ricco con un giorno in più, dal 5 al 9 ottobre, per entrare nel nucleo del discorso e sentire quell’afflato che di solito sfugge, ascoltando la storia da chi l’ha vissuta, interpretando le parole e la gestualità di registi, fotografi, artisti, collezionisti e curatori. 
Un festival dalla struttura complessa, testata dal 1996, e prevede più livelli di fruizione e di interazione, a partire dalla estesa rete di collaborazioni che, per questa occasione, unisce lo Studio Trisorio e le altre istituzioni non solo del mondo della cultura, dal Madre all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dal Consolato Generale degli Stati Uniti d’America al Institut Français, senza dimenticare gli incontri con gli artisti e i registi, i workshop per gli studenti e l’impegno sociale, con le proiezioni dedicate ai ragazzi dell’Istituto penale minorile di Nisida. Una formula di successo, alla quale è fondamentale aggiungere quel tocco in più, «la gioia di condividere una passione, lo stare insieme, il lasciarsi avvolgere dall’atmosfera e dall’energia vibrante che si crea nel teatro», ci ha detto Laura Trisorio, ideatrice e anima del Festival. 
Frame da Anselm Kiefer. Remembering the future, di Jack Cocker, 2014
Artecinema è tra gli appuntamenti più longevi nel panorama artistico e culturale di Napoli e non solo. Qual è l’ingrediente segreto nell’elisir di lunga vita?  
«La passione per l’arte e il grande amore per questo progetto».
Una cosa che è rimasta immutata dal 1996 a oggi? Una cosa che è cambiata? 
«Ogni anno sono emozionata come se fosse la prima volta ma, naturalmente, il festival è cresciuto moltissimo in questi 21 anni ed è aumentato l’impegno. Oltre alla rassegna nei teatri, abbiamo inserito anche una serie di eventi per il sociale: proiezioni mattutine per le scuole, workshop con gli artisti in Accademia, proiezioni per i detenuti nel carcere di Secondigliano. Quest’anno abbiamo coinvolto anche il carcere minorile di Nisida. Sono dunque aumentate le attività ma lo spirito è rimasto lo stesso».
Frame da Getting Frank Gehry, di Sally Aitken, 2015
A distanza di venti edizioni, si notano differenze di approccio e di risposta nel pubblico? 
«Devo dire che il nostro è un pubblico affezionato, c’è chi frequenta il festival sin dalla prima edizione e naturalmente negli anni ha sviluppato una grande capacità critica. I film selezionati comunque sono tutti molto interessanti e facilmente fruibili da qualsiasi tipo di spettatore, anche da chi si avvicina all’arte contemporanea per la prima volta».
Anche quest’anno la programmazione è variegata e bilanciata, dal cinema verità alla leggerezza poetica, dalla storiografia a ciò che sta succedendo in questo momento. Che criteri usate per la stesura del programma? Vi ispirate ad altri Festival?
«Durante tutto l’anno giro il mondo per vedere mostre e festival. Sono nata nel mondo dell’arte, la nostra galleria è attiva da più di quarant’anni e questo bagaglio naturalmente mi aiuta nella selezione dei film, nella scelta degli artisti».
Frame da Jan Fabre. Spiritual Guard, di Lorenzo Scurati, 2016
Da sempre, lo Studio Trisorio è interessato alla video arte e il Festival continua sulla scia, proponendo video sugli artisti e sull’arte contemporanea, «con l’obiettivo di far conoscere al grande pubblico le diverse espressioni dell’arte». È interessante questo scambio tra espressione estetica e intento di divulgazione. Ci sono punti di contatto tra questi ambiti? Che rapporto c’è tra una Galleria d’arte contemporanea e un festival con l’ambizione di raggiungere un pubblico eterogeneo? 
«È una scelta precisa quella di concentrarci sul documentario, perché l’obiettivo del Festival è proprio quello di diffondere l’arte contemporanea presso un pubblico non solo di specialisti. Il documentario è un mezzo straordinario per approfondire la poetica degli artisti e per scoprire aspetti poco conosciuti. Non è facile per un regista fare un buon documentario: bisogna rispettare il lavoro dell’artista e, allo stesso tempo, esprimere una propria visione nel raccontare, creare un’estetica nella narrazione».
Frame da Harald Szeemann. Appunti di un sognatore, di Giorgio Marino, 2016
La struttura di Artecinema comprende collaborazioni e partnership non solo di settore ma anche trasversali. Quanto peso hanno e quali risultati possono portare questo tipo di collaborazioni? 
«Credo fermamente nelle sinergie e nell’importanza di fare sistema. E mi piace portare l’arte anche dove normalmente non arriva. È un contributo alla crescita di tutti, nessuno escluso».
Mario Francesco Simeone 

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