18 maggio 2021

Franco Battiato è morto: se ne va il raffinato sperimentatore del suono e della parola

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Da tempo ritiratosi a vita privata, Franco Battiato è morto questa mattina, a 76 anni, nella sua Sicilia: il mondo della musica piange uno dei suoi sperimentatori più raffinati

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La sua voce ha accompagnato generazioni di persone, le sue parole sconfinavano nella grande poesia, sperimentatore delle sonorità da tutto il mondo e di ogni genere, dall’etnica all’elettronica, Franco Battiato è morto questa mattina, a Milo, in Sicilia, terra d’orine del raffinato ed elegante cantautore. Aveva compiuto 76 anni lo scorso 23 marzo e da tempo, colpito da una malattia sulla quale molto si è detto e pochissimi si è saputo, si era ritirato a vita privata. A confermare la notizia, il sindaco del comune in provincia di Catania, Alfio Cosentino. Intanto, già tantissimi sono i messaggi di compianto che affollano le bacheche dei social network, lasciati dai suoi tantissimi fan.

«Ci ha lasciato un Maestro. Uno dei più grandi della canzone d’autore italiana. Unico, inimitabile sempre alla ricerca di espressioni artistiche nuove. Lascia una eredità perenne», ha commentato il Ministro della Cultura, Dario Franceschini.

«La scomparsa di Franco Battiato è un dolore immenso. Non è stato solo un grande sperimentatore coraggioso fin dagli inizi della sua carriera, ma con il tempo si è sempre di più avvicinato ad una dimensione mistica, più vicina all’oriente che non all’occidente.  Ammirevole e commovente il suo concerto in Iraq, con un’orchestra spesso priva di alcune corde agli archi e strumenti senza manutenzione. Fu splendido e significativo. Mite, pacato, solitario lo conobbi nel 1991. E mi colpì molto questa sua dimensione ascetica mai severa e triste. Anzi serena.  Ognuno ha il suo album preferito e il suo brano del cuore: per me ” La Voce del Padrone” e ” La Cura” sono i suoi più alti vertici.  Che possa riposare in pace. Quella pace che lui aveva trovato dentro di sé», è il messaggio di Carlo Verdone.

«Franco Battiato, Artista unico e irripetibile nel panorama mondiale, ha lasciato il suo corpo su questa terra ed è partito per un lungo viaggio verso mondi lontanissimi e trovare il suo centro di gravità permanente. Lacio drom Maestro!», ha scritto Piero Pelù.

«Il mondo della musica ha perso un grande e impareggiabile artista: Franco Battiato. La tua sensibilità artistica e umana, ha saputo con nobiltà, trasmettere a noi tutti la grande bellezza della musica. Grazie e buon viaggio artista vero», si legge sulla pagina Facebook di Roby Facchinetti.

Poliedrico e spinto da tanti interessi, Battiato sperimentò anche la via della pittura, intrapresa negli anni ’90. «Nella pittura vedo tutti i miei difetti, e mi interessa migliorare. Ne sono ingordo e non vedo l’ora di mettermi a lavorare», spiegava il cantautore, che però non si definì mai pittore ma, semplicemente, un «uomo che dipinge». Organizzò comunque mostre personali in Italia e nel mondo, tra Roma, Catania, Firenze, Stoccolma, Miami, Istanbul e Göteborg. Una delle sue mostre è stata curata in collaborazione con l’artista e incisore Piero Guccione. La sua produzione ammonta a circa ottanta opere, su tela o tavole dorate, firmate con lo pseudonimo di Süphan Barzani.

La vita e la ricerca di Franco Battiato, sperimentatore sonoro

Nato il 23 marzo 1945 a Riposto, allora Ionia, in provincia di Catania, Francesco Battiato conseguì la maturità scientifica ad Acireale, quindi, nel 1964, si trasferì prima a Roma e poi a Milano. Nella città meneghina frequentava il Club 64, dove incontrò Paolo Poli, Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Renato Pozzetto e Bruno Lauzi. Fu proprio in questo locale che Battiato iniziò a calcare le scene, aprendo gli spettacoli suonando con la chitarra alcune canzoni tradizionali siciliani. «Nel pubblico c’era Giorgio Gaber che mi disse: “Vienimi a trovare”. Il giorno dopo andai. Diventammo amici», raccontava Battiato, a proposito di quel periodo.

A metà degli anni ’60, lasciati gli studi universitari per dedicarsi alla passione per la musica, pubblicò con il suo nome di battesimo due singoli per la rivista NET – Nuova Enigmistica Tascabile, reinterpretando canzoni celebri: L’amore è partito di Beppe Cardile e Anita Harris, ed e più ti amo, di Alain Barrière e tradotta in italiano da Gino Paoli, riproposta, in una nuova versione, nell’album Fleurs 2 del 2008.

Fu Gaber a procurare a Battiato un contratto con la casa discografica Jolly, conosciuta per le sue proposte impegnate. I primi singoli incisi con l’etichetta furono La torre e Le reazioni. La prima apparizione televisiva dell’artista avvenne il primo maggio del 1967, nel programma “Diamoci del tu” condotto da Giorgio Gaber in coppia con Caterina Caselli. Nella stessa puntata si esibì anche un altro giovane cantautore, ancora sconosciuto: Francesco Guccini. E fu proprio in questa occasione che Gaber propose a Battiato di cambiare il nome, da Francesco a Franco, proprio per non confondersi con Guccini. «Da quel giorno in poi tutti mi chiamarono Franco – ricorderà il musicista – persino mia madre».

Cambiò casa discografica, passando alla Philips, con la quale registrò È l’amore, canzone che diverrà in breve il primo successo commerciale dell’artista con oltre centomila copie vendute. Ma dal 1971 decise di abbandonare il formato della canzone per dedicarsi alla musica sperimentale. Nella prima metà degli anni ‘70 pubblicò alcuni album per l’etichetta indipendente Bla Bla, fra cui Fetus, che recava in copertina l’immagine di un feto, all’epoca censurata, vendendo circa 7mila copie. Tra atmosfere mediterranee e ispirazioni letterarie, con influenze krautrock, si era ormai delineato il suo stile, così riconoscibile ma difficilmente inquadrabile.

Con Pollution, pur continuando il percorso di sperimentazione, raggiunse un certo successo, risultando il 59mo album più venduto dell’anno. Iniziarono anche le prime esperienze internazionali, con i concerti di supporto per Brian Eno, Magma, Tangerine Dream, John Cale e Nico. Fortemente suggestionato dalla lezione di Karlheinz Stockhausen, Battiato iniziò a seguire sonorità ancora più d’avanguardia e dai risvolti intimisti. Nel 1973 arriva Sulle corde di Aries, considerato il suo lavoro più rappresentativo di questo periodo, in cui la musica acustica di derivazione araba, ibridata con l’elettronica, arriva a sintetizzare una nuova forma di minimalismo. Nel 1979, con il brano L’Egitto prima delle sabbie, tratto dall’omonimo album pubblicato con la Dischi Ricordi, vince il Premio Stockhausen di musica contemporanea.

All’inizio degli anni ’80, il passaggio alla EMI Italiana, segna il suo ritorno al genere della canzone, pur mantenendo il suo interesse per la musica orientale, che lo avrebbe fatto avvicinare all’esperienza spirituale del sufismo. Studiò l’arabo e si iscrisse all’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente. Il primo album di Battiato degli anni ottanta è Patriots, che ottiene un discreto successo arrivando fino alla trentesima posizione in classifica e segnando un nuovo approccio alla canzone, con due pezzi che sarebbero diventati iconici nella sua produzione: Prospettiva Nevski e Le aquile, il cui testo è ispirato al romanzo Statue d’acqua, della scrittrice svizzera Fleur Jaeggy.

Ma il grande successo arrivò nel 1981, con La voce del Padrone, che ebbe degli ottimi riscontri sia di critica che di pubblico. Colto, raffinao e orecchiabile, l’album fu presentato alla Mostra Internazionale di Musica Leggera, con il singolo Bandiera Bianca, ispirato alla poesia L’ultima ora di Venezia di Arnaldo Fusinato. Nello stesso album, anche Centro di gravità permanente, basata sulle teorie psicofisiche del filosofo Georges Ivanovič Gurdjieff. L’album successivo, L’arca di Noè, pubblicato nel 1982, riuscì a vendere in poche settimane circa 550mila copie, risultando poi il disco italiano più venduto nell’anno, preceduto soltanto da Thriller di Michael Jackson.

La seconda metà degli anni ’80 fu quindi caratterizzata da una intensa attività di concerti a livello internazionale, in particolare in Francia e in Spagna, mentre la sua vena si arricchiva con le suggestioni della neonata letteratura cyberpunk, come nel caso di No Time No Space, brano contenuto nell’album Mondi Lontanissimi. Nello stesso album, anche altri brani conosciutissimi e identificativi del peculiare stile compositivo di Battiato, come Temporary Road e Chan-son egocentrique. Negli anni ’90, significativa la collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, con il quale, tra le altre cose, avrebbe realizzato l’opera teatrale Il cavaliere dell’intelletto e l’album L’ombrello e la macchina da cucire, citazione di una frase contenuta nel poema epico in prosa Canti di Maldoror, del poeta francese Lautréamont.

Ne L’imboscata, album che raggiunse una grande popolarità, ricordato anche per la caratteristica copertina raffigurante un ritratto di Napoleone Bonaparte realizzato da Antoine-Jean Gros, il brano di enorme successo La Cura, che sarebbe stato poi suonato in quasi tutti i suoi successivi concerti di musica leggera. Gli anni 2000 furono contraddistinti da un ritorno alla canzone cantautoriale di tipo sentimentale, riarrangiando pezzi famosi, come Era de maggio del poeta napoletano Salvatore Di Giacomo e Ruby Tuesday, dei Rolling Stones. Nel 2003 gli fu attribuita la Medaglia ai benemeriti della cultura e dell’arte dal Presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo, nel 2011, con il brano L’Alieno, il disco d’oro di Apriti sesamo, con oltre 30mila copie vendute, e una serie di tour, nel corso del 2014, il ritiro dalle scene. Il 17 settembre 2017 tiene il suo ultimo concerto, al Teatro romano di Catania.

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