20 marzo 2021

I poeti sono pericolosi: intervista a Milton Fernandez

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In occasione della Giornata Mondiale della Poesia, il 21 marzo, abbiamo incontrato Milton Fernandez, creatore del Festival della Letteratura di Milano e del rituale settimanale "Liturgia Laica della Parola"

Milton Fernandez, foto di Gaia Gulizia

Si chiamerà “Ben venga maggio” il Festival della Letteratura e della Poesia in programma a Milano da maggio fortemente voluto da Milton Fernandez suo creatore e curatore fin dall’inizio nel 2011.
Incontriamo Fernandez, scrittore, attore ed editore (sua la casa editrice Rayuela Edizioni) dandogli immediatamente del dispensatore di bellezza per tutto l’impegno profuso in questo anno horribilis per la Cultura.
Con tutti i mezzi, che siano i social o la protesta fra la gente, sempre intelligente e corretta, messa in campo nei confronti di chi ha lasciato il mondo delle Arti ed i suoi operatori soli, considerandoli parte quasi accessoria della nostra vita quotidiana.
“Senza Cultura una città lentamente muore” è scritto sul cartello con cui lo si può incontrare ultimamente nei luoghi simbolo di Milano in occasione della Liturgia laica della parola l’evento di protesta realizzato ogni sabato in Piazza Duomo.
«Noi che facciamo questo mestiere – inizia a raccontarci Fernandez – artisti, scrittori, poeti adesso più che mai avvertiamo la necessità di esprimerci, di cercare la Bellezza. Una necessità di vita. Io sono uno che ama la narrazione della Vita. Ho lavorato moltissimo in teatro avendo una formazione teatrale, lavoro come editore in quanto negli ultimi dieci anni ho creato una casa editrice ed ho creato il Festival della Letteratura seguendo il filo comune della narrazione della Vita».

Personaggio poliedrico Fernandez dato che è anche traduttore, e dei più importanti poeti sudamericani.
«Io vivo tra i poeti. Abbiamo creato qualche anno fa il primo Festival della Poesia a Milano e ogni tanto mi dico che abbiamo realizzato un mostro dato che sono arrivate negli anni una infinità di persone interessate alla Poesia».
Il Festival della Poesia nasce, infatti, grazie a lui da quello della Letteratura creato nel 2011.
«Mi ero accorto – continua Fernandez – che a Milano capitale dell’editoria non esisteva un festival della letteratura. E così è nata l’idea, proseguita insieme ad un gruppo di appassionati con il sentimento di coinvolgere in maniera indipendente le persone e creando, in cinque giorni, novanta eventi in settanta posti della città. Ricordo che nella prima edizione giravo la città con una Vespa per presentarli tutti ed andò cosi bene che l’anno successivo gli eventi raddoppiarono. Fino a cinque anni fa è stato fatto tutto con i volontari e nell’indifferenza delle istituzioni, poi l’Assessorato alla Cultura mi ha invitato a collaborare proponendomi di fare un un evento. Ho colto l’occasione al volo e così, un sabato al MUDEC, è nato anche il Festival della Poesia dove un mondo poetico mai sospettato si è messo in moto. Il primo anno mi era stato dato quello spazio un solo giorno, dalle 10 del mattino a mezzanotte. Realizzammo più di 40 eventi in una giornata mettendo in moto un mondo poetico mai sospettato. Poi è diventato su due giorni, sempre con una infinità di eventi. Quest’anno, dopo un anno di fermo, abbiamo deciso per i dieci anni della nascita del Festival della Letteratura di unire a questo il Festival della Poesia e di realizzare tutto questo in maggio. Di farli insieme sia pure nella incertezza totale. Abbiamo deciso con volontà ferma che a maggio arriva la primavera e, infatti, lo chiameremo: “Ben venga maggio” come il verso del Poliziano ripreso anche da Guccini e De Andrè. Saranno unite, così, questa volta le due realtà, quella della letteratura e della poesia. Con l’idea di continuare anche d’estate dato che abbiamo tanto tempo perso e il progetto è di rimettere in moto la creatività. Questo, ovviamente, nel rispetto certamente delle regole della pandemia ma con la voglia di ribadire che possiamo e dobbiamo essere presenti comunque quest’anno. Anzi che più che mai bisogna esserlo, oggi».

Liturgia Laica delle Parole, piazza Duomo, Milano

Le proposte che stanno arrivando sono tante, continua a raccontarci Fernandez.
«Partiremo il Primo di maggio recuperando la tradizione del Calendimaggio che era la festa dei lavoratori che si festeggiava soprattutto in Toscana. Siamo nella incertezza totale ma noi diciamo che comunque ci saremo anche se non dovesse essere nei luoghi abituali che ormai sono la nostra casa. Se questo non sarà possibile torneremo all’origine, come abbiamo fatto nei primi anni. Utilizzando cortili, piazze, giardini, terrazze».
Qualcosa che, in realtà, Milton Fernandez con altri operatori della Cultura ed appassionati in qualche modo sta già facendo dato che da qualche tempo dato che ogni sabato ha creato davanti al Duomo quella che ha chiamato, appunto, Liturgia laica delle parole.

«Abbiamo iniziato a camminare in circolo con dei cartelli ogni sabato prendendo spunto dalle Madri di Plaza de Mayo argentine. Quelle che iniziarono a girare in piazza per protesta intorno ad un obelisco in senso antiorario quando la polizia disse loro di non radunarsi in più di tre persone al grido di “Circolate! Circolate!”. Noi ripetiamo questa protesta, civile e silenziosa. Tenendo la distanza camminiamo in circolo e chi vuole va al centro per recitare un testo o una poesia. Con la ferma idea di ribadire che la Cultura non sparisca e non venga, soprattutto, considerata superflua. Questa è la Liturgia laica della parola per noi. Un rituale che ripetiamo in Galleria ed in Piazza della Scala. Cosi che, invece di aspettare risposte a domande cadute nel silenzio, noi iniziamo ad uscire. Ci siamo domandati in tanti di noi operatori della Cultura perché, per esempio, la Messa sia permessa. Noi siamo disposti a fare delle cose,esattamente con le stesse accortezze».

Locandina Festival della Letteratura e della Poesia

Per il 21 Marzo, Giornata Mondiale della Poesia, Milton Fernandez ed il suo Festival della Letteratura sono stati invitati a partecipare al palinsesto mondiale di questa giornata da Comune ed Unesco.
«Parteciperemo – ci racconta – rappresentando Milano proprio con la Liturgia laica della parola. In questo caso presenteremo una raccolta di poesie arrivateci da quasi quattrocento poeti grazie ad una iniziativa lanciata nel marzo scorso come festival.
Iniziativa che chiamammo “La poesia nei giorni della paura”. Tutto questo come cronaca emotiva e reale dei giorni che stavamo vivendo. Una antologia ricchissima, che spero diventerà cartacea, che gli stessi poeti reciteranno. Durerà l’intera giornata spostandosi in vari luoghi e che si concluderà ai Navigli nel pomeriggio vicino alla casa di Alda Merini».

Ma cosa è oggi la Poesia per te, Milton, gli chiediamo.
«Poesia per me è quello che diceva Borges quando raccontava che noi uomini abbiamo imparato ad animare il mondo che ci circonda con un linguaggio poetico. Nascendo questo assolutamente prima di quello razionale. Poi la razionalità subentra dando parole, nominando quello che prima vedevamo magicamente. Facendoci rinunciare a pensare e nominare il mondo in maniera emotiva. Facendo organizzare al cervello quelle parole. Quello che i poeti veri io ritengo mantengano, è proprio il linguaggio infantile e magico di stupore. Anche nella realtà di tutti i giorni. Neruda, per esempio, ha fatto poesie bellissime anche su oggetti minimi, quotidiani. Insomma il poeta è colui che si ferma anche davanti al miracolo di cose semplici, quelle davanti alle quali nessuno cerca di capire il miracolo che rappresentano. Insomma il poeta, se è un poeta vero, mantiene questo linguaggio di stupore che va oltre quello quotidiano, quello comune che si limita a determinare le cose in base a come funzionano. Mantenere lo sguardo stupito del mondo e verso il Mondo è Poesia.
Ma anche verso di noi», aggiunge Fernadez. Ed è in questo incontro che nasce un’altra interpretazione della realtà.

«Amo ricordare che Borges, ancora, diceva a proposito di “verba volant e scripta manent” di adorare le “volant”, quelle che volavano. Quelle che continuavano a cercare significati diversi. Oggi io credo che anche tutta la nostra formazione scolastica porti a sviluppare , purtroppo, una visione della realtà esclusivamente razionale».

Perché i poeti sono pericolosi?
Milton Fernandez ha vissuto parte della sua giovinezza sotto una dittatura militare ed è consapevole della dimensione incontrollabile della parola detta, declamata, viva come solo può essere a teatro.
«Sì, i poeti hanno il potere della potenza dei loro versi. Per questo quello veri sono generalmente invisi al potere. “Voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi” scrisse Neruda e questo arriva al cuore, fortissimo, diretto. Per questo i poeti diventano pericolosi, così come gli scrittori e gli artisti e chi comunque creda alla reinterpretazione del mondo e continui a cercare questa durante tutta la propria vita».

Come siamo oggi? Che tipo di umanità siamo diventati?
«Noi siamo infinitamente migliori di quello che dimostriamo. C’è però una organizzazione creata per farci vivere in comunità che tende a castrare la nostra capacità di essere creatori di bellezza e soprattutto di crescere imparando la capacità di saper fare domande. Nel nostro piccolo noi come Festival della letteratura e della Poesia anche proprio per questo siamo voluti rimanere indipendenti. Con una sorta di anarchica esibizione di libertà cercando di essere meno burocratizzati possibili, aperti a tutte le proposte, riuscendo ad ascoltare».

Un percorsi importante da seguire con attenzione questo di “Ben venga maggio”, festival della Letteratura e della Poesia di Milano.
Con il poetico dovere, ora più che mai , di ascoltare la Bellezza e di seguirla oggi ovunque venga proposta sostenendo chi lotta perché questa sia, e resti, presenza e parte viva del nostro quotidiano.

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