07 aprile 2024

I troll e i mostri tecnologici dell’artista islandese Egill Sæbjörnsson

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Nel lavoro dell’artista che ha rappresentato l’Islanda alla Biennale di Venezia del 2017, queste creature mostruose prendono parte ai dibattiti per rivelare verità scomode. Ne abbiamo parlato con lui

Installation shots from the exhibition:
Egill Sæbjörnsson and Infinite Friends of the Universe
Curator: Arnbjörg María Daníelsen
The National Gallery of Iceland
14.10.2023-25.02.2024
Installation shots from the exhibition:
Egill Sæbjörnsson and Infinite Friends of the Universe
Curator: Arnbjörg María Daníelsen
The National Gallery of Iceland
14.10.2023-25.02.2024

Egill Sæbjörnsson ama giocare con le tecnologie, la geologia e i troll, creature fantastiche proprie della tradizione culturale islandese e scandinava. La prima apparizione ufficiale dei troll è stata a Venezia nel 2017, quando Sæbjörnsson ha rappresentato l’Islanda alla 57a Biennale d’Arte. Le animazioni dei troll Ugh eBoogar erano proiettati nelle pareti del padiglione, mentre chiacchieravano e riflettevano su questioni riguardanti la gentrificazione di Venezia e la politica internazionale, accompagnati da effetti speciali e musica techno. Umorismo e speculazioni filosofichecaratterizzavano l’atmosfera del padiglione creando un microcosmo in cui nulla è come dovrebbe essere.

Egill Sæbjörnsson
Ugh & Boogar Looking at Wired magazine, 2020

Con Out of Controll in Venice, questo è il titolo del progetto,Sæbjörnsson ha mostrato la vitalità e l’interdisciplinarità del suo lavoro. Nato a Reykjavik nel 1973 e residente a Berlino Sæbjörnsson è musicista, ha pubblicato 5 Album, l’ultimo per The Vinyl Factoryintitolato Moonlove, realizza installazioni con ambienti 3D, realtà aumentata, chatbot e algoritmi di intelligenza artificiale generativa. Le sue opere sono state esposte al Martin Gropius Bau, Royal College of Art London, PS1 MoMA New York, Museum of Contemporary Art Seoul, e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, nella collettiva INTERTWINGLED – The Role of the Rug in Arts, Crafts and Design. Si è da poco conclusa la sua personale alla National Gallery of Iceland intitolata Egill Sæbjörnsson& Infinite Friends Of The Universe che raccoglie opererealizzate dagli anni ’90 ad oggi, dipinti, installazioni multimediali e sculture, che mettono in relazione lo spazio virtuale e quello analogico. Il suo lavoro è ironico e dissacrante, pur riguardando temi comel’ecosistema e l’evoluzione degli esseri viventi. Lo abbiamo intervistato.

Hai esplorato le possibilità delle tecnologie fin dall’inizio della tua carriera, quando negli anni Novanta vivevi a Parigi. Nella mostra EgillSæbjörnsson & Infinite Friends Of The Universehai presentato App per gli iPhone dei troll Ugh, Boogar. Puoi parlarcene?

«I troll mi accompagnano da diversi anni. Ho sempre disegnato amici immaginari ma ho iniziato a presentarli solo dopo aver visto la personale di Tove Jansson, l’autrice dei Moominsall’Ateneum di Helsinki nel 2015. Oltre ad essere iprotagonisti della grande installazione per cui ho rappresentato l’Islanda alla 57a Biennale Arte di Venezia, ho realizzato per loro un vinile, un profumo,iPhone e alcuni chatbot. Gli iPhone hanno le dimensioni di Ugh e Boogar, sono alti circa 2,5 metri ciascuno e hanno un filtro di Augmented Reality che altera l’immagine di chi si avvicina, che viene mostrata connaso e capelli da troll. In uno di questi iPhone vi è lacantante e musicista Peaches trasformata nel troll Gubb, la sorella maggiore di Ugh e Boogar, a cui dice diaver insegnato tutto. Gubb afferma che è lei il motivo per cui Ugh & Boogar si occupano d’arte, non è grazie a me…»

Installation shots from the exhibition:
Egill Sæbjörnsson and Infinite Friends of the Universe
Curator: Arnbjörg María Daníelsen
The National Gallery of Iceland
14.10.2023-25.02.2024

Hai anche progettato dei chatbot

«Si ho collaborato con Mideind, azienda leader nelladigitalizzazione della lingua islandese, che ha progettato un Prompt di IA generativa per permettere ai troll di parlare delle opere di alcuni artisti, tra cuiGabríela Friðriksdóttir, Kjarval, Tori Vrånes e ToveJansson. Ho ideato anche due nuove sculture autogenerative intitolate “Macho Sculpture From the 80’s” e “Macho Sculpture From the 50’s”.»

Nell’installazione The Egg or the Hen, Us or Them?, ti sei occupato degli ecosistemi naturali, mettendo in discussione la visione antropocentrica che considera i soggetti non-umani, in particolare quelli appartenenti al mondo minerale, solo come risorsa da sfruttare, come ricorda Federico Luisetti nel libro Essere pietra. Ecologia di un mondo minerale. Come è nata quell’opera?

«Ho letto molto sull’origine della vita nel 2011, durante la mia residenza a Villa Concordia a Bamberga, nel sud della Germania. In quel periodo stavo collaborando anche con il Naturkundemuseum, sempre di Bamberga,che ha una straordinaria collezione di minerali. Per me pietre, sassi e minerali sono presenze, che non si comportano come gli esseri umani, ma sono altrettanto importanti. Da quelle suggestioni è nata The Egg or the Hen, Us or Them? composta da 49 sassi parlanti che si scambiano idee sulla loro vita, sui loro desideri e sogni. Sono sculture realizzate in cartapesta su cui vengono proiettati video astratti e volti antropomorfi, e alla fine cantano una canzone insieme. Sulla base di queste osservazioni ho scritto il libro Stones according to EgillSæbjörnsson.»

Nel libro affermi che le opere d’arte, proprio come i minerali, sono vive e possono essere visti come una “specie” che esiste accanto agli esseri umani, che ci influenzano, proprio come noi influenziamo lo sviluppo delle arti. Potresti parlarne?

«Ho parlato di specie di oggetti nella mia performance Object Species che è stata presentata in anteprima all’Hamburger Bahnhofmuseum für Gegenwart a Berlino 2021. Lì ho spiegato come l’arte possa essere vista come un’entità non umana che coesiste con l’uomo. Gli esseri umani si sono evoluti in dialogo con molte entità esterne e l’arte è una di queste. La storia dell’arte che vediamo e leggiamo nei libri, è una descrizione dell’evoluzione di una specie di oggetti non umani chiamata Arte.

Le opere d’arte irradiano informazioni 24 ore al giorno. Queste informazioni possono non corrispondere a quello che l’artista aveva intenzione di dire con l’opera. L‘informazione è indipendente da ciò che l’artista ha fatto. Chiamo le opere d’arte specie di oggetti” che non sono umani, ma esistono a modo loro.»

A proposito di questo, vorrei concluderel’intervista con una domanda sulla conferenza performativa From Magma to Mankind. Ero alla GNAM a Roma quando l’hai presentata e l’ho trovata straordinaria… mindblowing!

«Nella conferenza cito lo stile degli episodi televisivi di Sir David Attenborough. Come metafora scherzosa ho scelto il titolo From Magma to Mankind per sottolineare il fatto che la vita non ha avuto origine da singole cellule. È un fatto noto che l’intero pianeta Terra era una palla di lava incandescente che si raffreddò, formò la crosta terrestre, gli oceani e tutto ciò che si trova sul pianeta si è evoluto da lì. Un altro aspetto che mi interessa sottolineare è la definizione di specie e esseri viventi. La definizione odierna delle specie è che si auto-replicano, attraverso il sesso o qualche tipo di processo di moltiplicazione. Ma anche questa idea è superata. Gli esseri umani non possono replicarsi senza l’aiuto di microbi, acqua, funghi, calore e altri tipi di elementi esterni. Quindi: veniamo dal magma, non da cellule uniche.»

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