20 maggio 2011

L’Accademia oggi: incontro con Sebastiano Guerrera

 
Come si concilia l'insegnamento dell'arte classica con un'arte contemporanea sempre più lontana dai canoni classici di bellezza? Come si pone l'accademia in un mondo sempre più globalizzato? Quali garanzie cerca di dare ai suoi studenti? Sebastiano Guerrera, direttore dell'Accademia di belle arti di Urbino, ci spiega come le Accademie italiane sono diventate contemporanee...

di

Ritiene che il ruolo delle Accademie in Italia abbia subito cambiamenti negli ultimi decenni? Quali?

Per lungo tempo l’attività delle Accademie è stata finalizzata quasi esclusivamente alla formazione di pittori, scultori, decoratori o scenografi. Dagli anni sessanta/settanta  del secolo scorso, l’attenzione si è spostata sulla ricerca artistica vera e propria per poi, nell’ultimo decennio, allargarsi ad altre professionalità grazie alla riforma -peraltro non ancora conclusa- che ha ampliato e modificato nei contenuti l’offerta formativa. Inoltre, oggi le Accademie non sono più luoghi “di conservazione”: il fatto che la ricerca sia diventata l’elemento fondante della didattica permette alle Accademie di entrare a pieno titolo nel panorama della contemporaneità.


Quali sono gli elementi che differenziano l’Accademia di Urbino rispetto ad altre accademie italiane?

L’elemento caratteristico più evidente della nostra Accademia è la forte e radicata vocazione laboratoriale. Ogni insegnamento che si fonda sul “fare” ha uno spazio dedicato. E questo spazio non è un’”aula” ma, appunto, un laboratorio, un luogo dove gli allievi trovano mezzi e materiali per realizzare i loro progetti: officine in cui si salda il ferro, si fanno calchi, si lavora la resina, si producono edizioni d’arte, si dipinge, si realizzano video, installazioni, scenografie. Insomma, le opere degli studenti prendono forma quasi del tutto all’interno dei laboratori e questo comporta un vantaggio che è poi un’altra caratteristica della nostra Accademia: allievi e docenti lavorano insieme, in un clima reso possibile anche dal numero degli studenti che, non essendo spropositato, permette ai professori di poter seguire i giovani con regolarità, instaurando con loro un rapporto diretto e costante. 

In che modo si compenetrano fra loro gli insegnamenti previsti nei vari percorsi formativi?

Fermi restando gli insegnamenti “di indirizzo”, ad esempio Pittura nella scuola di Pittura, vi è una serie di materie “trasversali” che permette ai vari Corsi di interagire tra loro. Faccio un esempio: quando si sviluppa un progetto scenografico, poiché è nell’insegnamento di Modellistica che si realizzano calchi e sculture in resina, ecco che il laboratorio di Modellistica fa da punto di connessione tra il Corso di Scultura e quello di Scenografia. Lo stesso dicasi per gli insegnamenti teorici che, nella logica di una progettualità che vada oltre le sole lezioni “frontali”, sono i punti di riferimento nell’organizzazione di mostre e di eventi che coinvolgono gli allievi.

Come si concilia, all’interno dell’Accademia, l’insegnamento pratico dell’arte classica e moderna con quello dell’arte contemporanea, avendo ormai quest’ultima, spesso e volentieri, poco a che vedere con i canoni classici di bellezza?

Nell’Accademia di Urbino la ricerca è sempe stata la priorità. Il rapporto col contemporaneo è quindi centrale nella formazione degli studenti. Tuttavia, le pratiche che potremmo definire “classiche” o “moderne” trovano posto in molti insegnamenti a carattere propedeutico come Disegno, Tecniche Pittoriche ed altri. In queste materie, fondanti nei trienni, la “grammatica” basilare si mette al servizio della ricerca senza motivi di conflitto.

L’Accademia ha contatti con l’estero?

Oltre ai canali istituzionali come l’Erasmus o il Turandot, abbiamo aderito al progetto Leonardo, che prevede, per allievi già diplomati, borse di studio/residenze all’estero che si tengono presso importanti istituzioni. Inoltre, da poche settimane, grazie alla Columbus Citizens Foundation e al Fondo Zeffirelli di New York, abbiamo avviato uno scambio con l’Accademia di Newington-Cropsey di Manhattan: in autunno due nostri studenti andranno negli Stati Uniti per una borsa di studio. Con l’Accademia di Newington-Cropsey stiamo valutando altre forme di scambio che svilupperemo nei prossimi anni.


Quanto è importante, nella formazione di un artista, la “contaminazione” con altre realtà?

Più che importante, direi essenziale. Per questo sono fondamentali non solo gli scambi con l’esterno, ma occorre anche un’offerta formativa molto ampia, possibilmente basata sull’apporto di docenti diversi tra loro per formazione. In questo senso, sono convinto che i docenti/artisti più giovani siano i veri portatori di questa irrinunciabile contaminazione.

Com’è strutturato il corpo docente?

Vi è un blocco, circa la metà del numero complessivo, costituito dai docenti in organico (di ruolo e non) che rappresentano la “spina dorsale” dell’Accademia. L’altra metà è costituita da docenti a contratto, la cui presenza si è resa necessaria per via dei nuovi insegnamenti nati con la riforma. Questa nuova generazione di professori, non inquadrabile sul piano giuridico, sta diventando essenziale nel processo di rinnovamento che vivono le Accademie: è un peccato, quindi, che si possa contare sul loro contributo soltanto nella misura delle poche ore di lezione previste dai loro contratti.

In che modo si differenzia il suo ruolo di direttore rispetto ai precedenti?

In generale, con l’istituzione di organi come il Consiglio Accademico, oggi il direttore è meno “decisionista”. E a me piace molto la collegialità.

Per quanto riguarda la nostra Accademia, essa viene da un decennio -quello della riforma- in cui abbiamo avuto un direttore, Umberto Palestini, che ha gestito molto bene la fase di trasformazione. Da questo punto di vista, il mio lavoro guarda alla continuità. Per il resto, sento molto la necessità di una partecipazione diretta e attiva degli studenti, ritengo fondamentale ascoltare la loro voce.

In questo momento storico-sociale di enorme difficoltà economica, l’Accademia come mette in relazione i suoi studenti con il mondo del lavoro e con quali garanzie?

Gli studenti che si formano con l’obiettivo di intraprendere la carriera artistica sono quelli che andranno incontro ad una selezione più spietata e intransigente: ad essi diamo la possibilità di confrontarsi con luoghi “istituzionali” (ad esempio il Centro Arti visive “Pescheria” di Pesaro o il Rossini Opera Festival); inoltre, le conferenze, gli stages, i workshop sono finalizzati anche a stabilire un rapporto diretto tra gli allievi, le personalità invitate e gli Enti coinvolti: molti nostri studenti che hanno intrapreso una carriera artistica e professionale in linea con le loro aspettative hanno mosso i primi passi grazie alle opportunità e ai contatti nati in queste occasioni.

Quanti dei “suoi” studenti dell’Accademia oggi sono artisti affermati? Può farci qualche  nome?

Quand’ero studente all’Accademia di Urbino insieme a me ha studiato Alessandro Bazan; dopo di lui, quando già io insegnavo, si sono formati Di Piazza e Di Marco e persino Francesco Pantaleone, che oggi è un apprezzato gallerista: in pratica una parte importante della “scuola palermitana”. Poi Alessandra Ariatti, che di strada ne ha fatta molta. Fino ad arrivare agli emergenti come Matteo Fato, Gabriele Arruzzo, diventati nostri docenti, Simone Pellegrini e Marco Bernacchia.

a cura di lorenza bessone, damaride d’andrea, giorgia salerno, bianca terracciano

[exibart]

2 Commenti

  1. Ok, vale solo per Urbino però? Com’è la situazione nelle altre accademie? Forse questa intervsita potrebbe servire da spunto per un reportage sul panorama delle Accademie italiane..

  2. per esperienza personale di quando ho preso il diploma di accademia diciamo che non siamo stati aiutati dai docenti. all’nterno c’erano anche simpatie “particolari” i concorsi per diventare assistente “pilotati” in più non c’è mai stato un corso che potesse informarci per quanto riguarda la nostra tutela a livello di leggi che poteva essere utile per affrontare il mondo del lavoro.negli anni in cui ho vissuto l’accademia personalmente eravamo isolati con il mondo esterno.sicuramente l’impostazione la formazione era molto esigente nei nostri confronti. ritengo che le istituzioni dovrebbero proteggerci aiutandoci a sapere come muoversi in questo sistema dove pieno di critici,curatori,biennali,ecc che poi andando a fare una ricerca non sono persone che operano nel settore artistico ma sono solo teorici dell’arte. una volta gli istituti d’arte gli insegnanti erano maestri del mestiere oggi non è più così. concorsi e aggiornamenti fittizzi che danno titoli senza conoscenza, ecc io personalmente ho subito questo ma fortunatamente sono e riesco ancora oggi a vivere del mio mestiere ma oggi i giovani come possono essere aiutati? vivono l’illusione di essere o diventare ma il vero mercato è un altra cosa e dovrebbero essere istruiti e qualcuno questo lo fa? un mondo di squali pronti a rubarti idee, professionalità ecc perchè più grossi e le istutuzioni riguardo a questo cosa fanno?

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui