07 ottobre 2019

Mecenati del 21mo secolo. Intervista a Francesca E. Peterlongo

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Continua la nostra rassegna dedicata al mecenatismo contemporaneo. Stavolta parliamo di una famiglia che da sempre si è dedicata alla musica

Francesca Peterlongo
Francesca Peterlongo

Il mercato della liuteria antica ha conosciuto uno degli sviluppi più straordinari negli ultimi decenni e gli strumenti antichi a firma italiana sono considerate vere e proprie opere d’arte con capacità illimitate di espressione per gli artisti. Oggi questi strumenti sono talmente preziosi che costituiscono un vero e proprio investimento rifugio, e la grande maggioranza di questi tesori rimane nascosta, conservata nei caveaux delle banche.

Dei mille e 100 violini che si ipotizza Antonio Stradivari abbia creato nella sua carriera, se ne contano solo 650 e i Guarneri sono ancora più rari.

La Fondazione Pro Canale onlus, la più importante collezione italiana, opera per favorire il coinvolgimento dei privati nell’acquisto di strumenti musicali da dare in prestito ai concertisti. Non solo. Mette in gioco risorse economiche e competenze organizzative per favorire la carriera degli artisti in ottica internazionale. Francesca Emma Peterlongo, ci spiega perché.

Che cosa si eredita veramente quando si gestisce una fondazione?

«Andrew Carnegie disse “Spenderò la prima metà della mia vita creando ricchezza e la seconda metà donandola agli altri”. Si eredita onore e onere e, sicuramente, responsabilità ma anche entrare a far parte della storia dei grandi filantropi e diventare un punto di riferimento nel proprio paese con la possibilità di realizzare un cambiamento a lungo termine».

Qual è la missione della Fondazione Pro Canale?

«La nostra è la più ampia fondazione italiana di strumenti storici frutto di donazioni di privati e l’unica realtà in Italia che presta tutti gli strumenti a solisti meritevoli. Tuttora coinvolgiamo i privati sensibili al tema del mecenatismo nella musica classica per altre acquisizioni e prestiti, e per dare opportunità di performances ai nostri artisti. I solisti che affrontano repertori con le grandi orchestre necessitano di uno strumento importante che difficilmente possono permettersi di acquistare. Fondazioni e privati compensano questo squilibrio e la nostra, in particolare, fa da tramite per l’inserimento dei solisti nelle programmazioni concertistiche per avviare le carriere internazionali».

Quali sono le vostre procedure di selezione?

«La selezione degli artisti avviene in modo naturale, sono i vincitori dei concorsi internazionali e prime parti della grandi orchestre italiane, come La Scala, Santa Cecilia, San Carlo, Regio e Rai di Torino e altre. Strumentisti affermati come Kavakos, Berman, Quarta, Rizzi, Krylov Dindo, Tifu e molti altri hanno iniziato la loro carriera con i nostri strumenti e oggi abbiamo le nuove stelle come Prandi, Cardaropoli, Marzadori, Piccotti e Tagliamento».

Gennaro Cardaropoli
Gennaro Cardaropoli

Che cosa contraddistingue una buona relazione tra mecenate e istituzione culturale?

«Il fatto di completarsi e la fiducia artistica. Si sa, la carriera di un solista è molto chiara: dopo la formazione supportata da borse di studio, inizia il periodo più difficile in cui, oltre alla necessità di uno strumento, è fondamentale la formazione del repertorio solistico con le orchestre davanti al grande pubblico. Le programmazioni sinfoniche raramente prevedono solisti, inoltre, altrettanto raramente le istituzioni e i direttori d’orchestra italiani investono sul prodotto nazionale e soprattutto sui giovani. All’estero vale il contrario. In Giappone, per esempio, è il pubblico a decidere se invitare un artista o meno, indipendentemente dalle politiche di scambio delle agenzie o dalla moda, privilegiando i giapponesi. Così avviene in Cina, Russia, in Germania, Francia, Norvegia, Austria e così via».

Quanto è importante mantenere in vita – e quindi prestare – gli strumenti storici?

«L’investimento in strumenti storici italiani è una pratica iniziata agli inizi degli anni ’70 che si è diffusa in tutto il mondo, dall’America al Giappone. Oggi, con circa 50 milioni di violinisti, è la Cina ad affacciarsi sul mercato. In paesi come Norvegia, Austria, Giappone e Stati Uniti i fondi d’investimento acquistano strumenti ad arco favorendo di una defiscalizzazione totale. Le grandi fondazioni che acquistano strumenti ad arco italiani li danno in uso ai solisti, ma raramente promuovono gli artisti. Gli strumenti storici si mantengono in vita comunque, ma prestandoli e sostenendo gli artisti si passa a un livello superiore. Si accetta una responsabilità sociale e di restituzione alla comunità. Siamo i custodi di un patrimonio mondiale e il nostro compito è proteggerlo e preservarlo il più a lungo possibile, ma nello stesso tempo valorizzarlo e condividerlo con il grande pubblico. Gli strumenti vanno anche restaurati e assicurati, per questo servono risorse importanti e soprattutto una pianificazione che richiede del tempo prezioso».

Che cosa rende efficace un progetto mecenatistico?

«La collaborazione con i privati e i partenariati con le altre fondazioni. Il percorso di un artista è molto chiaro, ma senza i passaggi giusti e la possibilità di farsi conoscere sui palcoscenici, la carriera non decolla, è fondamentale la collaborazione degli artisti, direttori artistici, orchestre, privati e fondazioni. Per funzionare, un progetto deve coinvolgere tutti gli attori.Gli sponsor sono molto importanti, un artista necessita di un planning che comprende lo strumento, la formazione del repertorio solistico con un maestro mentore, una comunicazione mirata, gestione del sito e dei social, gestione dell’immagine, public relations, registrazioni con case discografiche prestigiose, una promozione tramite un’agenzia, e soprattutto far crescere l’autostima. L’istituzione dovrebbe garantire tutto questo e l’artista dovrebbe potersi concentrare sulla preparazione dei concorsi internazionali e sull’approfondimento della partitura. Vorrei concludere con un pensiero di Claudio Abbado: “La Fondazione pro Canale si è sempre adoperata con costanza e dedizione affinché un patrimonio artistico d’eccellenza per l’umanità, sia messo a disposizione dei talenti musicali e del grande pubblico. Auspico che sempre più sforzi siano orientati verso i professionisti e i giovani della Fondazione per dar loro la possibilità di esibirsi sui palcoscenici di tutto il mondo”».

Francesca Emma Peterlongo gestisce la Fondazione di famiglia Pro Canale, che valorizza e presta strumenti storici ad arco collaborando con le principali orchestre italiane. Parteciperà al simposio “Sinfonie d’Intenti: passioni, visioni e progetti di mecenatismo musicale” (Conservatorio della Svizzera italiana, 18 ottobre 2019. www.conservatorio.ch/simposio).

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