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Morto Robert Wilson: artista visionario, riscrisse la grammatica del teatro
Personaggi
di redazione
Direttore teatrale, regista e drammaturgo ma anche coreografo, performer, pittore, scultore, light designer, sempre nel segno di un’idea visionaria dell’arte a tutto tondo, incarnazione di quella figura rinascimentale che il teatro contemporaneo aveva dimenticato: Robert Wilson, detto Bob, è morto oggi, 31 luglio 2025, a 83 anni, nella sua casa di Water Mill, a Long Island, New York. La notizia è stata diffusa dalle pagine social dello stesso Wilson e del Watermill Center, centro artistico fondato dallo stesso Wilson.
Nato a Waco, in Texas, il 4 ottobre 1941, Wilson è stato uno degli autori più radicali e influenti del secondo Novecento, capace di ridefinire le coordinate del teatro attraverso un’estetica in cui luce, tempo, gesto e silenzio diventano sostanza drammaturgica.
Il suo nome resta indissolubilmente legato a Einstein on the Beach, opera-manifesto del 1976 creata insieme a Philip Glass, punto di svolta nella storia della musica e del teatro. Ma nella sua lunga carriera Wilson ha collaborato con artisti e autori di ogni ambito, da William S. Burroughs ad Allen Ginsberg, da Tom Waits a David Byrne, in una costellazione di incontri che ha ridefinito la scena internazionale.

Scandito da movimenti rallentati fino all’estasi, da raffinate partiture visive geometriche, da un tempo disteso fino a diventare pura percezione, il suo linguaggio ha rotto ogni schema narrativo, restituendo al pubblico un’esperienza quasi rituale. Opere come The Life and Times of Joseph Stalin (12 ore) o KA MOUNTAIN and GUARDenia Terrace (svolta per sette giorni su una montagna iraniana) hanno segnato un punto di non ritorno nella concezione dello spettacolo come evento immersivo.

Formatosi inizialmente in Business Administration all’Università del Texas, Wilson fu profondamente influenzato dall’esperienza con bambini disabili e dai metodi della danzatrice Byrd Hoffman, che gli insegnò a superare la balbuzie attraverso il movimento lento. Da questa esperienza nacque, nel 1968, la Byrd Hoffman School of Byrds, compagnia madre di molti suoi progetti pionieristici. Dopo essersi trasferito a New York nel 1963, si laureò in architettura al Pratt Institute, studiando con Sybil Moholy-Nagy, George McNeil e Paolo Soleri.

Nella sua vasta produzione figurano anche The CIVIL warS (1984), progetto ambizioso e incompiuto per le Olimpiadi di Los Angeles, Doktor Faustus alla Scala (1989), Persephone e Der Ozeanflug per il Premio Europa per il Teatro (1997-1998), Hamletmachine di Heiner Müller (2017) con gli allievi dell’Accademia Silvio D’Amico.

La sua ricerca non si è mai fermata al palcoscenico, coinvolgendo scultura, disegno, design e soprattutto video. I celebri Voom Portraits, realizzati a partire dal 2004 per Lab HD, ritraggono celebrità e sconosciuti con la stessa ieratica lentezza: attori e cantanti come Brad Pitt e Lady Gaga, premi Nobel, membri di famiglie reali, animali, mendicanti, ogni volto diventa icona.

Nel 1993 vinse il Leone d’Oro alla 45ma Biennale di Venezia per un’installazione scultorea. Nel 1997 ricevette il Premio Europa per il Teatro, a Taormina, uno dei massimi riconoscimenti internazionali alla carriera. Fu protagonista del documentario Absolute Wilson (2006) di Katharina Otto-Bernstein e nel 2009 curò una spettacolare mostra sui ritrovamenti egizi del Mar Rosso alla Venaria Reale. Esponeva regolarmente presso la prestigiosa galleria internazionale Thaddaeus Ropac. Nel 2015 firmò Adam’s Passion con Arvo Pärt, un’opera di misticismo sonoro e visivo.
Tra le ultime opere, nel 2025, per il Salone del Mobile di Milano, Mother, l’intervento scenografico per la Pietà Rondanini di Michelangelo al Castello Sforzesco, ancora con la musica di Arvo Pärt. Nello stesso ambito, The Night Before – Objects, Chairs, Opera, in scena al Teatro alla Scala, che lo ha ricordato così: «Dopo il balletto Edison su musiche di Michael Riesman al Teatro Nazionale nel 1979, la sua prima produzione alla Scala è Salome, memorabile spettacolo del 1987 con la direzione di Kent Nagano, i costumi di Gianni Versace e Montserrat Caballé protagonista. Torna due anni più tardi con Doktor Faustus di Giacomo Manzoni, direzione di Gary Bertini e ancora costumi di Versace. Tra il 2011 e il 2015 firma Il ritorno di Ulisse in patria, L’Orfeo e L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi con la direzione di Rinaldo Alessandrini. Nel 2025 cura al Piermarini la serata The Night Before. Objects, Chairs, Opera, per l’inaugurazione del 63mo Salone del Mobile, con Marina Rebeka e l’Orchestra del Teatro alla Scala diretta da Michele Spotti».














