15 marzo 2004

Torino racconta Torino. Guido Curto

 
Incontro Guido Curto all’Accademia Albertina. Affabile come sempre, rende immediatamente inutile il canovaccio dell’intervista, che si trasforma in una lunga chiacchierata. Ne pubblichiamo i passaggi più significativi...

di

Cominciamo dalla tua attività, frenetica. Articoli, corsi, curatele…
Sì, l’attività “frenetica” riguarda, per La Stampa, la collaborazione con “TorinoSette” e “Tuttolibri”. Poi sono titolare della cattedra di Storia dell’arte all’Accademia e, nell’ambito del corso specialistico di “Arti Visive e Discipline dello Spettacolo”, abbiamo una collaborazione col Castello di Rivoli. Inizialmente era un discorso sul sistema dell’arte e da quest’anno è focalizzato sull’essere artisti oggi. Invitiamo artisti contemporanei italiani e stranieri, come Pistoletto, Marina Abramovic, Jenny Holzer, Joseph Kosuth… Tentiamo di mettere i ragazzi in contatto con i grandi artisti.

Non mi pare finisca qui…
Vero! Fra le altre cose che ho fatto, la rassegna Outside per Palazzo Bricherasio, con interventi site specific sulla facciata (il prossimo sarà Cesare Viel). Poi Nuovi Arrivi, insieme a Farsi Spazio, cioè arte fuori dai luoghi deputati, che ho portato in sei ospedali torinesi…

Con Gioia & Dolore
…E mi hanno anche dato Gemine Muse, che a Torino ha avuto sede al Museo d’Antichità.

Una Torino stimolante?
Stimolante, effervescente…

Guardando agli anni ‘90 e a questo inizio millennio, l’arte a Torino ha avuto un ruolo importante. Un’autentica fucina di giovani artisti…
Mi potrei vantare di aver inventato la definizione “Torino capitale dell’arte contemporanea” per una brochure di Turismo Torino. Avevo mappato quello che di arte contemporanea c’è a Torino, a cominciare dalle istituzioni per arrivare alla Fondazione Sandretto, Big e l’arte pubblica (Luci d’artista, le opere per il passante, il Museo d’arte urbana promosso da Edoardo Di Mauro). Poi le sculture disconosciute nel parco della Pellerina, gli angeli di Brazzani al Valentino… Le opere disseminate per la città, talvolta nascoste. Una mappa che purtroppo non ha avuto una buona distribuzione e non è stata più ristampata…

Credi che il “fenomeno arte contemporanea” a Torino sia destinato a scemare?
Corriamo un grosso rischio. Torino è diventata capitale dell’arte contemporanea nell’arco di oltre 50 anni. Tutto comincia con Felice Casorati, poi vengono galleristi come Tazzoli e Pistoi, collezionisti come Giovanni Agnelli. Negli anni ’60 Sperone, quindi il ruolo di liberi imprenditori e artisti con tutto il gruppo dell’Arte Povera e dei “fuoriusciti” con Gilardi. Questi soggetti singoli, insieme al ruolo della Gam e di Luigi Carluccio, hanno fatto di Torino una grande capitale dell’arte contemporanea, almeno in Italia. Oggi credo ci sia il rischio di una crisi, perché non vedo artisti “forti”. In ogni caso, quelli torinesi di 30-40 anni faticano ad affermarsi, anche solo a livello nazionale. Mentre quelli dell’Arte Povera erano riusciti a fare il salto grazie a Celant, Sperone, Pistoi. Inoltre c’è crisi di possibilità: non vedo più galleristi in grado di portare i loro artisti all’estero… Nonostante il pregevole lavoro di Tucci Russo in primis, di galleristi “storici” o più giovani. Oggi, non a caso, Luigi Franco chiude e Giorgina Bertolino è disoccupata… C’è anche una forte concorrenza esterna. La principale viene dal Trentino. Poi c’è Roma, con Maxxi e Macro; i finanziamenti statali non sono infiniti, quelli comunali sempre più risicati, anche le Regioni hanno problemi, e Roma sarà privilegiata…

Anche grazie all’asse Roma-Napoli, con Trisorio che apre anche nella capitale…Sandro Scalia - Ritratto di Guido Curto - fotografia in bianco e nero
Esatto! C’è poi la Toscana, con il Centro Pecci ora diretto da Soutif, le Papesse, anche se si diceva che avrebbe chiuso, l’area di San Gimignano con la Galleria Continua e Arte all’Arte… Nel mercato dell’arte è importante avere concorrenti, il problema è essere all’altezza! Certo che se Gli Impressionisti e la neve (alla Promotrice di Torino da novembre 2004. ndr) costa 9 miliardi, sottrarrà fondi all’arte contemporanea. Puntando su altri fronti, rischiamo di perdere un primato. E anche guardando alle cifre, se Africa ha avuto 110 mila visitatori, non è molto… Per l’ennesima volta rischiamo di essere stati leader in un settore, come la moda o l’auto, per ritrovarci marginali. Anche la Gam e il Castello di Rivoli si tirano indietro: la prima non organizza più Avvistamenti, il secondo innesta un Museo della pubblicità che toglie spazio alle collezioni. Piuttosto, col Castello di Rivoli organizziamo in residence, magari collegandoci con l’Accademia, internazionalizzandola.

Tornando alla tua attività di curatore, si nota uno spiccato interesse per i luoghi non tradizionali. Manca solo un luogo come The Flat, dove c’era il tuo zampino…
Non il white cube! Per la prossima edizione di Farsi Spazio seguo il tuo consiglio: lo faremo in alloggi privati, con interventi site specific.

Si sottolinea molto il tuo legame coi giovani artisti. Però hai anche fatto un grosso lavoro sulla “generazione di mezzo”, creando un fil rouge nella storia di una città che ha poca memoria…
Ho cercato anche di appoggiare gli artisti non dell’Arte Povera, per esempio con una mostra di Stoisa.

E la rassegna Profili
Un’idea soprattutto di Luca Beatrice, che abbiamo curato insieme e dedicata – hai ragione – alla generazione di mezzo, con Maurizio Vetrugno, ma anche con artisti più anziani come Corrado Levi, torinese, uomo straordinario, grande collezionista…

E Montesano, Molinari, Ramella, Nini Maccagno. Per chiudere con Carol Rama…
Eh sì, concludo con un’ottuagenaria, forse la più grande artista italiana del ‘900. Potrebbero farle concorrenza solo Carla Accardi e Marisa Merz, ma Carol le surclassa tutte. Con una produzione enorme e variegata. Ha affrontato l’idea di identità, del femminile, del corpo, ha saputo anticipare linguaggi e tematiche. Quello che oggi vediamo di moda a Londra da Saatchi, lei l’ha fatto negli anni ’40!

Se diamo uno sguardo ai giovani, senza voler fare un discorso di “scuole”, non si può negare una certa “somiglianza di famiglia”, per dirla con Wittgenstein. Quando hai portato il “gruppo” all’Istituto Italiano di Cultura a Berlino si aveva l’impressione di un patrimonio comune, con Berruti, Pugno, Viapiano, Rabbia…
Quella mostra non ha goduto di molta visibilità, anche perché l’Istituto avrebbe potuto appoggiarci di più. Era un mix di artisti torinesi e italiani, fra installazione, scultura, ritorno alla figurazione, senza eccedere nella concettualità che diventa concettuosità…

Ma per essere competitivi non bastano gli artisti, ci vogliono le infrastrutture. E qui veniamo alla polemica su Africa
Non si può utilizzare un museo come la Gam per svuotarlo e far spazio a mostre temporanee… Bisogna trovare nuovi spazi!

Tu citavi le Ogr, ma c’è anche l’area di Ponte Mosca, dove a breve si sposterà la Fif
Giustissimo. Al Ponte Mosca c’era un grande progetto, a tutt’oggi è bloccato. Però ci vuole! Dobbiamo continuare a organizzare mostre che conferiscano un’identità forte alla città, senza sfociare nel gigantismo o nella cultura spettacolo!

In questo panorama, quale collocazione ha il fenomeno “fiera”? Quella del libro è in calo e Artissima quest’anno ha deluso molti galleristi…
So che hanno avuto il problema di Frieze. Molti galleristi hanno preferito Londra. Ma bisogna sostenere Artissima! Si vocifera che sia stata comprata dalla Regione. Se non ci fosse più sarebbe un dramma! Le ultime edizioni sono state molto belle e ho visto una crescita sia a livello di gallerie, sempre più internazionali, sia per la qualità delle opere. Insomma, era una bella fiera… Speriamo che continui! Se invece chiude o si declassa, come notavi per il caso della Fiera del Libro, sarà una perdita veramente grave per Torino. A forza di chiudere, diventa una città in implosione totale.

Per chiudere, una curiosità. Prima della Biennale, avevi definito Bonami “un talent scout geniale” – e qui nulla da eccepire – e sostenevi che eravamo “davvero in buone mani”…
Continuo a pensare che Bonami sia una persona intelligente, che la Biennale sia stata allestita in fretta ma, a parer mio, resta molto interessante. Molti degli artisti presentati – erano 300, una massa sconsiderata – li vedremo in gioco fra 5 o 6 anni. Ristudieremo questa Biennale sui cataloghi! E poi Bonami è una persona di grande disponibilità: se si fa la mostra di Carol Rama a Torino è grazie a lui, mentre la Gam non le ha mai dedicato una mostra…

bio
Guido Curto (Torino, 1955. Vive a Torino) è critico d’arte, giornalista, docente, curatore di mostre, rassegne ed eventi culturali.

a cura di marco enrico giacomelli

Il prossimo appuntamento con “Torino racconta Torino” avrà come protagonista Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

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“Profili”: Corrado Levi
“Profili”: Maurizio Vetrugno
“Outside”: Marco De Luca
“Outside”: Ferdi Giardini
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