25 agosto 2023

Un anno dalla scomparsa di Claudio Poleschi

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«Claudio amava l’arte, la sentiva, la odorava. Diceva, da buon toscano, di averla nelle budella»

Claudio Poleschi

Ha sempre avuto le idee molto chiare Claudio. Adrian Paci, Santiago Sierra, Osvaldo Licini, Wael Shawky, Jannis Kounellis, Gilberto Zorio, Botero, Sandro Chia, Pawel Althamer, Gian Marco Montesano, Bertozzi & Casoni. Quanti, tanti nomi mi vengono in mente, ricordando la sua audacia all’avanguardia, l’istinto che lo guidava, la passione che lo animava fervidamente e la costanza che non lo abbandonava. Mai, neanche alla fine. 

Iniziò la sua attività nel 1973, esattamente cinquant’anni fa. È sempre stato sagace nelle reazioni e meticoloso nelle soluzioni, e tanto generoso, elegante e con un grande cuore. Siamo stati compagni, complici, amici nella vita e nella professione. Anche quando scelsi di intraprendere l’impegno socio-politico, siamo sempre stati uniti. Vincenti e forti, perché tale è sempre stata la nostra intesa. 

«Non ricordo se te l’ho mai raccontato, Ida. Un anno fa, poco prima che Claudio venisse a mancare, in un giorno di malinconia gli scrissi. Conservo ancora quel messaggio in cui mi disse “sappi che quando c’è amore, c’è anche litigio, è normale”». 

Claudio era uno scorpione, proprio come te, istintivo e fermo, passionale e autorevole. A volte quando eravate in casa tutti e due non sapevo più da che parte guardare. Lui era fatto così, era sempre al fianco di chi ne aveva bisogno, affinché la crescita fosse reciproca e il risultato condiviso. Nel bene e nel male, nella vita privata e nel lavoro. Tra noi il confronto era all’ordine del minuto, non del giorno, costante e inesauribile. Oggi Claudio non manca solo a me, e mi manca davvero tanto. Manca a tante persone nel mondo dell’arte e a livello personale. Ti ricordi il suo carisma, la sua generosità e la sua simpatia? 

«Si, ho tanti ricordi di Claudio. Il suo Pelone, i suoi piatti preferiti che quando rientravamo gli preparavi a sorpresa, il suo caffè corretto Sambuca, dopo pranzo e dopo cena, che tu immancabilmente assaggiavi prima di portargli quando si ritirava in sala con i suoi fedeli fogli bianchi su cui annottava tutto. Idee, impressioni, attività, non gli sfuggiva niente. Ho voluto molto bene a Claudio. Ricordandolo l’anno scorso scrissi che c’erano un milione di cose che avrei voluto dire di lui per parlare ancora una volta con lui. Anche oggi vorrei dirgli tante cose».

Anche io. L’ho amato tanto e lo amo sempre, Claudio non è più qui ma è nei nostri cuori, sempre a insistere, persistere e resistere.

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