24 gennaio 2021

Pop Corn #42. La lunga strada di Whoopi Goldberg

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The long walk home racconta dei movimenti della comunità afroamericana per rivendicare i propri diritti come cittadini e individui, con Whoopi Goldberg ispirata al personaggio di Rosa Parks

La famiglia Thompson, che vive in un quartiere residenziale di Montgomery, è composta da Rebecca (Sissi Spacek), dal marito e Mary Kathrine, una delle due figlie, perché l’altra studia fuori città. Al loro servizio ci sono due domestiche afroamericane, una delle quali, Odessa (Whoopi Goldberg) si occupa anche della bambina. Siamo nel 1955 e la comunità afroamericana, soprattutto nel Sud degli Stati Uniti, inizia a ribellarsi alle ingiuste imposizioni dei bianchi, partendo dal boicottaggio degli autobus e iniziando a spostarsi a piedi e in collaborazione con i tassisti neri della città. Ma i cittadini americani si ribellano a questo cambiamento e, anche con violenza, si oppongono alla necessità di maggiori diritti per i neri.

La vicenda si ispira alla storia di Rosa Parks, la donna afroamericana pioniera nell’affermazione dei diritti della comunità nera che, nel 1955, a Montgomery (Alabama) ha iniziato a boicottare l’uso degli autobus perché ai bianchi era riservato un numero maggiore di posti e nelle prime postazioni, mentre i neri ne avevano solo alcuni sul fondo.

Da questo momento, che scatenò azioni violente da parte dei bianchi con guerriglie, bombe e pestaggi, una volta ottenuto piano piano il diritto al posto a sedere ovunque, la black community si è mossa verso altre conquiste.

Odessa ha tre figli e un marito, è molto legata alla sua famiglia e al gruppo cattolico con cui si raduna in chiesa. Di temperamento mite, ha comunque una forza d’animo che la aiuta a portare avanti le sue idee e le sue azioni in modo risoluto. Dalla sua, ha una donna come datore di lavoro che le offre conforto e sostegno, anche mettendosi contro all’ottusità del marito che vede nei neri una minaccia, ha paura che possano acquistare spazio nella comunità e li ritiene inferiori al punto che non giustifica il supporto che Rebecca offre non solo a Odessa, ma a tante altre donne che si trovano nella stessa situazione in cui, a ogni età, senza prendere l’autobus, devono camminare moltissimo peggiorando le loro performance lavorative e trascurando famiglia e stato di salute. Non solo, il carattere forte di Odessa si riflette anche nei suoi figli, allegri e vivaci ma molto consapevoli di cosa voglia dire essere neri in una città di razzisti, ma con grande orgoglio proprio come i loro genitori.

Molto interessante anche la figura di Rebecca, uno spiraglio innovativo e consapevole delle difficoltà di essere una persona intelligente e aperta, oltre ad avere lo sguardo rivolto al futuro, che la costringe a ripensare le sue scelte di vita: il marito, il cognato e la suocera, persino le amiche contestano la sua scelta di sostenere Odessa nella lotta ma lei, certa di essere nel giusto, va avanti.

Ci sono alcuni aspetti curiosi in questa pellicola, che è un po’ ingenua sotto molti punti di vista, porta abbastanza male i suoi trent’anni e non possiede le stesse doti carismatiche, e forse anche un po’ ruffiane, de Il Colore Viola di Spielberg.

Va lodato il fatto che in questa rivoluzione, la chiave di lettura offerta dal regista è concentrata prevalentemente sulle donne, di tutte le età, di tutti i colori, a partire dal fatto che la voce narrante è un flash back della piccola Mary Kathryne che, cresciuta, rielabora la sua infanzia e i fatti che vi appartengono. Incredibile anche vedere come è cambiato, per le donne, e in particolare per le attrici, il modo di affrontare il tempo che passa perché nel 1990 non era una sorpresa vedere delle rughe sui volti delle diverse interpreti in una pellicola a colori. Infine, sono trascorsi 66 anni dall’ambientazione di questo racconto, eppure lo scorso anno le piazze di tutto il mondo si sono gremite di popolazioni di etnie di origini africane che rivendicavano i loro diritti a condurre una vita non meglio dei bianchi, ma almeno di pari livello a causa dell’ennesimo pestaggio di un uomo nero da parte della polizia.

Whoopi Goldberg è stata la seconda donna afroamericana a vincere un Oscar per la miglior interpretazione (per Ghost, stesso anno di uscita di questo film), oltre a un Emmy e a un Grammy. È attrice, cantante, scrittrice, cabarettista, sceggiatrice, conduttrice televisiva, produttrice e attivsta. Praticamente è brava in tutto, altrimenti come poteva riuscire a toccare vette così alte da femmina, e pure nera.

Whoopi Goldberg, The long walk home, 1990, regia di Richard Pearce

Per tutti gli altri Pop Corn, la rubrica di exibart dedicata ai grandi personaggi femminili della storia del cinema, potete cliccare qui.

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