10 ottobre 2022

Quattro vincitori per il Carapelli for Art 2022: ecco chi sono

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Chiara Mecenero, Nicola Bizzarri, Paolo Bufalini e Greta Alfaro sono i vincitori delle due categorie in gara per il premio Carapelli for Art 2022: un'occhiata alle loro opere

Paolo Bufalini (Roma, 1994) Proposal 2020, cuscini, gommapiuma, stampa 3d, powerbank, schede xbee, arduino, elettronica; due elementi 50x50x20cm ciascuno.

Più di mille candidature, provenienti da oltre 20 Paesi, e quattro vincitori per il Carapelli for Art 2022, il premio promosso dall’azienda toscana specializzata nel settore dell’olio d’oliva, giunto alla quinta edizione e dedicato alla promozione sia di artisti emergenti che di già noti. La giuria ha decretato Chiara Mecenero e Nicola Bizzari  come vincitori per la categoria Academy, rivolta agli studenti delle Accademie di Belle Arti, mentre Paolo Bufalini e Greta Alfaro si aggiudicano la sezione Open, aperta ai professionisti. Pari a 12mila euro il montepremi complessivo, suddiviso in due premi da 5mila euro per la categoria Open e 2mila euro per la categoria Academy. Assegnate anche due menzioni speciali: per Open ad Anouk Laure Chambaz (Losanna, Svizzera, 1993) con “Marica”, e per Academy a Marco Curiale (Torino, 1998), con “Gardening not architecture (AKIRA)”.

«Con questo bando, l’impegno di Carapelli per l’arte si rende concreto anno dopo anno, dando corpo a una vocazione che va oltre la semplice passione», ha spiegato Roberto Sassoni, direttore generale della BU Italia Carapelli Firenze Spa. «La straordinaria varietà delle opere candidate e la qualità dei curricula degli artisti dimostrano che l’arte rimane una delle forme espressive più fervide e intense, in grado di provocare sensazioni uniche, proprio come quelle che anche il cibo genera in tutti noi. Il tema del Rispetto, inoltre, è molto caro all’azienda, che deve il suo successo proprio a un approccio rispettoso nei confronti dei frutti di Madre Terra».

La giuria che ha decreto i vincitori del Carapelli for Art 2022 era composta da Lorenzo Balbi, Elisa Del Prete, Matteo Innocenti, Nicola Zanella, Gabriele Tosi.

 

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Carapelli for Art 2022: le opere dei vincitori

Classe 1998, originaria di Busto Arsizio, Chiara Mecenero ha partecipato con “Dalle 12.00 alle 00.00 in piazza”, un’opera scultorea-installativa che ha come nucleo la relazione con lo spazio partendo dall’osservazione del movimento circolare che il cane fa per sedersi. L’opera si compone di una serie di elementi simili a sgabelli con zampe canine a sostegno e disegni sulle sedute, posizionati a cerchio per invitare il pubblico a compiere lo stesso movimento dell’animale. La giuria ha scelto di premiare l’opera per l’equilibrio tra stratificazione semantica e resa formale, in relazione al tema del rispetto.

«In questo gioco di sovrapposizioni tra uomo e animale e nel rapporto con lo spazio, che viene determinato, viene suggerito il concetto di rispetto. Infatti nonostante si parli di possedere, di conquistare un luogo il tono che queste affermazioni assumono visivamente non è violento ma bensì votato al rispetto della determinazione del proprio luogo e in conseguenza di quello degli altri, in maniera pacifica. Non c’è rispetto senza comunità e viceversa», ha raccontato Mecenero.

Chiara Mecenero (Busto Arsizio, Varese, 1988) Dalle 12.00 alle 00.00 in piazza 2022, mdf, matita, gesso, cartone, 150 x 150 x 55 cm

Nella medesima categoria ha vinto anche “Double Self-Portrait as Vases”, opera del bolognese Nicola Bizzarri, classe 1996, composta da due vasi in terracotta identici contenti due palme da interni, anch’esse uguali, prodotti in serie come le piante che ospitano. Alla base di ognuno dei vasi è modellato l’autoritratto dell’artista, scelta che riporta ai concetti di ripetizione e individualità, aprendo a dubbi e domande su identità collettiva e individuale, pubblica e privata. La giuria ha deciso di premiare l’opera per l’abilità di declinare, con originalità e intelligenza, un genere tipico qual è l’autoritratto.

«L’arte è una lotta dialettica. Nella mia pratica gli oggetti e le situazioni hanno spesso uno status ambiguo. Attualmente sono particolarmente interessato al ruolo delle immagini e degli oggetti pubblici e privati nella costruzione dell’identità, soprattutto politica e nazionale, su diversi livelli», nelle parole dell’artista.

Nicola Bizzarri (Bologna, 1996) 2021, 2 vasi in terracotta identici, 2 piante identiche (Dypsis lutescens) – installazione a due parti 130x100x60 cm (ca.)

Per la categoria Open ha vinto “Proposal” del romano Paolo Bufalini, classe 1994, composta da due cuscini robotizzati che silenziosamente si alzano e abbassano in sincrono, simulando un processo di respirazione. «Ho utilizzato questa tecnologia pensando al potenziale poetico del dialogo apparentemente immateriale tra entità diverse, una sorta di telepatia, nell’accezione etimologica di “sentire da lontano”, tradotta in respiri armonici. Animati da un unico codice – anche questo una sorta di soffio vitale – i cuscini si trovano in una relazione di assoluta interdipendenza, rimandando a un’idea di legame con l’Altro inscindibile e necessaria», spiega Bufalini.

La giuria ha apprezzato la chiarezza formale dell’opera, che apre al contempo ad aspetti problematici: l’interconnessione che distingue la tecnologia del presente ha tra i suoi caratteri sostanziali l’uniformità linguistica (di codice) e la pervasività, fattori non necessariamente favorevoli per la qualità delle relazioni umane.

Greta Alfaro (Pamplona, 1977) Narcissus 2022, Single channel video. HD, colour, sound, 16:9. 1h 45 min

Ha meritato il favore dei giurati anche “Narcissus, 2022”, video di Greta Alfaro, artista di Pamplona classe 1977, in cui l’immagine di una bella stanza signorile, espressione simbolica di un momento storico passato, piano piano si allaga. Questo inesorabile processo esprime il bisogno di interrompere un sistema basato sulla mancanza di rispetto nei confronti della Terra, che la stessa autrice riconduce all’egoismo, al capitalismo e al colonialismo, con la conseguente la voglia di una nuova rinascita. La giuria ha inteso premiare la capacità di interpretare la questione, complessa, del rispetto, attraverso un’opera visiva di forte impatto e rigore.

«Questo lavoro esprime la volontà di porre fine a un sistema basato sulla mancanza di rispetto e il conseguente desiderio di ricominciare. La devastazione prodotta sulla terra dagli uomini è avida ed egoistica», ha commentato Alfaro.

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