19 marzo 2003

fino al 11.IV.2003 Flavio Favelli – Interno con vista Roma, Galleria Pino Casagrande

 
Due specchi divisi in riquadri, per suggerire l’idea di un ricordo. Una stanza ricostruita, per rendere percorribile lo spazio della memoria. Pochi elementi sospesi nel tempo. Ed un sottile gioco dialettico...

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La seconda personale di Flavio Favelli (Firenze, 1967) nello spazio di Pino Casagrande è un atto poetico di esplorazione della memoria. Una lastra di ardesia appesa all’ingresso della galleria guida lo spettatore verso le tracce disposte nella sala principale a ricordo di un interno e di due architetture.
L’utente, prima ancora di riuscire a sviluppare considerazioni sull’opera, si ritrova fisicamente nello spazio della memoria con il semplice atto di entrare nella stanza di Favelli, posta immediatamente oltre la soglia di quella di Casagrande e contenuta nella stessa.
Ai nostri piedi un grande tappeto formato da pezzi di tappeti diversi cuciti flavio favelli insieme, alle pareti due specchi dalla superficie divisa in riquadri della stessa dimensione. Lo spazio si ricompone come un mosaico per suggerire l’idea di un ricordo che subisce il peso delle dimenticanze del tempo. O per suggerire altrimenti un contesto nato dalla somma di ricordi diversi, messi insieme a formare un mosaico della memoria. L’idea della memoria è del resto contenuta già nei titoli degli elementi di questo primo insieme: Archivio. La sensazione di un tempo sospeso è alimentata dagli specchi, oggetti privi di funzionalità in ragione della superficie nera od opaca e dunque incapace di riflettere – se non in maniera sfocata – il presente. La prima installazione fa da contrappunto ai frammenti architettonici disposti in fondo alla sala che – sintesi di ciò che solitamente sta fuori – si confrontano dialetticamente con lo spazio che li ospita. Architetture impraticabili ed instabili perchéflavio favelli dimensioni in primo luogo mentali di cui si materializza soltanto una piccola parte. Favelli espone una memoria che diventa di tutti in ragione della sua visibilità: il binomio pubblico/privato si affianca a quello dentro/fuori. L’artista lavora sulla frammentazione e ricostruzione della memoria attraverso tessere che stimolano anche il vissuto personale dello spettatore. Nel gioco di scambi che ne deriva, gli imput di Favelli si attaccano ai tasselli degli utenti per dare forma ad un insieme che vive nello spazio impalpabile di un ricordo. Che è in primo luogo soggettivo ma non esclusivamente tale. Ogni visitatore chiude il cerchio di un potenziale percorso che dal vissuto personale dell’artista passa al pubblico attraverso il suo divenire fenomeno. Per ritornare infine ad una dimensione interiorizzata di cui lo spettatore può liberamente disporre.

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matilde martinetti
mostra vista il 6 marzo 2003


Flavio Favelli, Interno con vista, a cura di Angelo Capasso
Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Via degli Ausoni 7/a, (san Lorenzo) lun_ven 17.00 – 20.00, 06.4463480, gallcasagrande@libero.it , catalogo in galleria


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