17 febbraio 2014

Fino al 15.III.2014 Subterfuge The Gallery Apart, Roma

 
Una collettiva molto politica. Mike Watson presenta parte di un lavoro di ricerca che mira ad attivare attraverso l'arte un nuovo modello educativo e di walfare

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In questo inizio d’anno che si ricorderà per la sua durezza e per la grande confusione che regna in tutti i campi, dalla politica alla cultura, un rappel ci viene da The Gallery Apart. Questa mostra sembra riprendere tematiche ormai lontane.
Sembra di riavvicinarsi ai panorami di J.P. Faye, che negli anni ’80 tracciava interessantissimi rapporti tra politica e linguaggio, allargando la prospettiva di intervento e di presa di coscienza collettiva, al di là dei bisogni individuali. 
Ana Pecar + Oliver Ressler, In the Red, 2014, video, 00:19:28, courtesy The Gallery Apart - Roma

Faye superava la dimensione della rivendicazione e del bisogno, come si poteva leggere in Marx, e investigava le strategie attraverso le quali il Capitalismo cercava di diventare credibile agli abitanti del XX° secolo. Nel nuovo secolo, occorre ammettere, le condizioni di sfruttamento e precarietà non sono cambiate. Queste urlano le loro urgenze sempre in modo forte, sebbene appaiano spiacevoli attraverso il condizionamento mediatico subìto da tutti, che vuole una cortina di silenzio sugli argomenti scomodi. Ma accanto a Faye c’erano anche il Situazionismo, la coppia Deleuze e Guattari, Baudrillard, così una ripresa di questo movimento di idee, che ha dato importanti risultati, mi sembra decisamente opportuna. Per l’arte il paragone sarebbe piuttosto difficile, poiché sono notevoli le differenze con le proposte di quegli anni. Nelle opere di oggi c’è maggiore disinvoltura multimediale, e relazioni ben più ardite sono tentate, con un’attenzione all’impatto visivo allora certamente minore. 
La mostra di The Gallery Apart è decisamente interessante poiché raccoglie opere provenienti da tutto il mondo, a testimonianza che questo atteggiamento di critica radicale è sempre più diffuso e necessario. Si comincia col collettivo Chto Delat che ha un atteggiamento di critica aperta nei confronti del sublime, la cui ineffabilità è irrisa, infatti sul soffitto della galleria sono appesi dei pesci, simbolo di mutismo. La sensibilità nei confronti di situazioni politiche continua con l’opera di Julia Brown, che presenta foto di una spiaggia in cui, siamo agli inizi degli anni ’60, ancora vigeva il segregazionismo e la separazione dei bianchi dai neri. Alessandro Rolandi vive da anni in Cina, e da questo punto di osservazione studia fenomeni sociali relativi al Capitalismo. Qui presenta un’opera realizzata con carte di caramelle, rari oggetti colorati e relegati all’infanzia nel mondo cinese, tutto in bianco e nero. Ana Pečar e Oliver Ressler propongono un nuovo attivismo e un nuovo atteggiamento contro la cultura del debito, che, attraverso la paura, è uno degli strumenti più utilizzati nel Capitalismo per frenare il rinnovamento sociale. Visivamente risulta più complessa l’opera di Jacopo Natoli, che riproduce uno degli spazi occupati della zona. Nelle pareti di questo ambiente si può leggere la parola “limitare”, chiara indicazione di una poco tollerabile condizione di segregazione.
Ed infine il titolo, Subterfuge, è decisamente indovinato, il proposto messaggio di critica sorda, radicale e sotterranea, mai come oggi appare necessario.
Paolo Aita
mostra visitata il 18 gennaio 
Dal 18 gennaio al 15 marzo 2014
Subterfuge
The Gallery Apart, Via Negri 43, Roma
Orari: Martedì – Sabato ore 15.00 – 19.00 e su appuntamento
Info: info@thegalleryapart.it www.thegalleryapart.it

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