11 marzo 2003

fino al 20.III.2003 Olaf Nicolai – un chant d’amour Roma, Volume!

 
Un muro di gesso ed una cannuccia per evocare il set di una scena scabrosa, che a suo tempo scandalizzò e fece clamore. E ancora un progetto ‘troppo’ scorretto che va incontro alla censura. È la seconda personale romana di Olaf Nicolai...

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Come sempre avviene nel caso di Volume!, anche Olaf Nicolai (Berlino, 1962) ha ideato un progetto da realizzare in loco. Un lavoro complesso, politicamente scorretto come testimoniato dalla censura subita per una parte del progetto.
Nicolai prende ispirazione da Un Chant d’ Amour”, l’unico film girato da Jean Genet, molto discusso per il realismo delle scene e la scabrosità del tema affrontato.
Il film narra dei difficili e torbidi rapporti passionali che avvengono all’interno di un carcere tra tre detenuti e una guardia penitenziaria. La scena più celebre, riprodotta nell’invito (anch’esso ideato dall’artista), vede i due amanti tentare una comunicazione fisica – ma soprattutto psichica – resa possibile solo da una cannuccia inserita in un piccolo foro nel muro che li divide. Attraverso l’esile mezzo, riusciranno a mandarsi reciprocamente delle boccate di fumo.
Nicolai ricrea proprio questa scena, costruendo un muro di gesso, con cui olaf nicolai, un chant d divide lo spazio della galleria in due aree indipendenti (metafore per le stanze carcerarie), che comunicano unicamente attraverso una cannuccia.
Incluso nel progetto dell’artista, era prevista l’affissione in tutta la città di poster con un brano tratto dall’Angelus Novus di Walter Benjamin: quello celeberrimo sulla critica alla violenza, dove il grande pensatore tedesco compie una dura requisitoria contro la polizia ed i comportamenti non sempre ortodossi che usa, giustificati dallo Stato quando non è più in grado di garantirsi con l’ordinamento giuridico gli scopi empirici che intende raggiungere ad ogni costo. Il Comune di Roma non ha rilasciato il permesso e alla fine i poster sono stati distribuiti al pubblico presente all’inaugurazione.
In tutti i suoi lavori Olaf Nicolai indaga l’ambiguità che sta alla base dei rapporti tra gli individui nella società contemporanea. L’artista ama agire da insider nel sistema politico – economico – sociale imposto da questa società. Compreso – ovviamente – quello dell’arte. Usandone i suoi stessi strumenti, lo mette in crisi, svelandone le contraddizioni, stimolando il pubblico a creare le leggi da seguire a farsi una personale idea di concetti chiave come la bellezza. Del resto era avvenuto così anche nella prima personale romana di Nicolai, 30 Farben, dove ogni persona era invitata a formare una propria opera costituita da 30 poster colorati, che ogni visitatore poteva disporre a suo piacimento.

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luca lopinto
mostra vista il 27 febbraio 2003


Olaf Nicolai-Un Chant d’Amour, a cura di Mario Codognato
Volume! Via San Francesco di Sales 86/88 (trastevere, via della lungara) 0670301433, info@volumefnucci.it, www.volumefnucci.it , mar_sab 18-20


[exibart]

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