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13
maggio 2009
fino al 23.V.2009 Davide Bramante Roma, LipanjePuntin
roma
Mille visioni contratte in un unico fotogramma. Monumenti emblematici e angoli inconfondibili di città e grandi metropoli, sovrapposti in inediti panorami. Per un annullamento dello spazio e del tempo...
“Ogni foto è un viaggio”. È così che a Davide Bramante (Siracusa, 1970) piace presentare il proprio lavoro. E, un po’ alla Marzullo, si potrebbe completare la frase dicendo che “ogni viaggio è una foto”.
Il modo di operare di Bramante è, fuor di dubbio, elaborato e dispendioso. L’artista siciliano è una sorta di cacciatore, paziente e scientifico, che si apposta in attesa della preda. Si reca sul posto, annusa l’aria, osserva la città, studia e registra dettagli, prendendo appunti con la sua macchina fotografica. In seguito, dopo aver riordinato le annotazioni, costruisce le sue originali prospettive. Torna sul luogo del delitto e scatta, premendo il “grilletto” senza indugio: sa già dove colpire, perché conosce bene la preda. Ma il suo bottino non è mai avido.
In questa fase, i suoi scatti sono sempre non meno di quattro e, al massimo, nove. Così, con la tecnica dell’esposizione multipla, in un unico fotogramma contrae tutta una città: una sorta di Lonely Planet in pillole. Ovviamente, quando Bramante dipinge sulla pellicola il nuovo panorama, c’è sempre il fattore non calcolabile della casualità: il transito di una macchina o di un passante, varianti incontrollabili, ma che possono ugualmente creare qualcosa di nuovo e interessante. Anche se, come confessa l’artista, “ho sempre il timore che possano rovinare tutto. Siccome il risultato è visibile solo al momento dello sviluppo, non sono mai sicuro della riuscita”.

Da ogni viaggio, sempre in virtù di quella certa scientificità, crea non più di sette lavori. Così, di fronte alle fotografie di grande formato, con un andamento da fast forward – non a caso, nel titolo dei suoi lavori compare sempre il sostantivo rave -, si respira di colpo l’atmosfera della città ritratta. Si sente il caos di New York, il romanticismo di Parigi o la monumentalità di Roma. Sì, perché in ogni fotografia è centrale l’elemento architettonico: la Porta di Brandeburgo, il Colosseo o la London Eye. Mentre in altre metropoli pressoché spersonalizzate (leggasi, ad esempio, Hong Kong) è sottolineata proprio la perdita di una specifica fisionomia. Ecco allora il confuso scintillio delle luci di Broadway o del Porto Profumato.

Sono quindi le luci che diventano il fil rouge dei lavori esposti, ancor più nei due light box. Tutte le opere sono infatti vedute notturne, come annuncia il titolo della mostra, ovvero quelle grandi città che, con la loro forza intrinseca, illuminano le notti. Le fotografie si caricano pertanto di diversi significati: sono sì una sorta di diario personale dell’artista ma, allo stesso tempo, anche la storia congelata in un unico scatto fotografico, testimonianza della puntuale contemporaneità.
Il modo di operare di Bramante è, fuor di dubbio, elaborato e dispendioso. L’artista siciliano è una sorta di cacciatore, paziente e scientifico, che si apposta in attesa della preda. Si reca sul posto, annusa l’aria, osserva la città, studia e registra dettagli, prendendo appunti con la sua macchina fotografica. In seguito, dopo aver riordinato le annotazioni, costruisce le sue originali prospettive. Torna sul luogo del delitto e scatta, premendo il “grilletto” senza indugio: sa già dove colpire, perché conosce bene la preda. Ma il suo bottino non è mai avido.
In questa fase, i suoi scatti sono sempre non meno di quattro e, al massimo, nove. Così, con la tecnica dell’esposizione multipla, in un unico fotogramma contrae tutta una città: una sorta di Lonely Planet in pillole. Ovviamente, quando Bramante dipinge sulla pellicola il nuovo panorama, c’è sempre il fattore non calcolabile della casualità: il transito di una macchina o di un passante, varianti incontrollabili, ma che possono ugualmente creare qualcosa di nuovo e interessante. Anche se, come confessa l’artista, “ho sempre il timore che possano rovinare tutto. Siccome il risultato è visibile solo al momento dello sviluppo, non sono mai sicuro della riuscita”.

Da ogni viaggio, sempre in virtù di quella certa scientificità, crea non più di sette lavori. Così, di fronte alle fotografie di grande formato, con un andamento da fast forward – non a caso, nel titolo dei suoi lavori compare sempre il sostantivo rave -, si respira di colpo l’atmosfera della città ritratta. Si sente il caos di New York, il romanticismo di Parigi o la monumentalità di Roma. Sì, perché in ogni fotografia è centrale l’elemento architettonico: la Porta di Brandeburgo, il Colosseo o la London Eye. Mentre in altre metropoli pressoché spersonalizzate (leggasi, ad esempio, Hong Kong) è sottolineata proprio la perdita di una specifica fisionomia. Ecco allora il confuso scintillio delle luci di Broadway o del Porto Profumato.

Sono quindi le luci che diventano il fil rouge dei lavori esposti, ancor più nei due light box. Tutte le opere sono infatti vedute notturne, come annuncia il titolo della mostra, ovvero quelle grandi città che, con la loro forza intrinseca, illuminano le notti. Le fotografie si caricano pertanto di diversi significati: sono sì una sorta di diario personale dell’artista ma, allo stesso tempo, anche la storia congelata in un unico scatto fotografico, testimonianza della puntuale contemporaneità.
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Davide Bramante – Metropoli che illuminano le notti
a cura di Mariagrazia Costantino
Galleria LipanjePuntin
Via di Montoro, 10 (zona campo de’ Fiori) – 00186 Roma
Orario: dal martedì al sabato 14-20 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: +39 0668307780; fax +39 0668216758; roma@lipuarte.it; www.lipanjepuntin.com
[exibart]













CHE NOIA!!!!!
“che noia!” hai per caso una pistola puntata alla tempia?
Vai a lavorare da h&m …. sei vecchio diranno che sei vecchio… ricordatelo