14 maggio 2007

fino al 24.V.2007 Lisa Wade Roma, Galleria Z2O

 
Bandiere dai colori aggressivi e violenti. E se questi stessi vessilli fossero fatti di pizzi e trine? Certo, sventolerebbero meno vistosi. Ma potrebbe essere un passo avanti verso la conquista della pace...

di

Giallo, rosso, blu, verde, nero, oro. Le stelle, il mondo, la croce. Nette, assolute, insindacabili: le bandiere. E su tutte una: la stars and stripes, il drappo a stelle e strisce degli Stati Uniti d’America. È americana, Lisa Wade (Washington D.C., 1972; vive in Italia), e sente tutto il peso di questo simbolo, così oneroso per lei, così problematico per il resto del mondo. Un simbolo spesso associato alla guerra, alla forza -anche economica-, all’imposizione di modelli e stili di vita. Un’icona del profitto ad ogni costo, della non sottoscrizione del protocollo di Kyoto, del machismo delle armi e delle conseguenti stragi nei college. Ecco, è tutto questo che Wade mette in evidenza. E lo fa con l’esplicita richiesta di poterlo non vedere mai più. Le sue sono bandiere della soffitta, dell’archivio dei ricordi, dei sentimenti, del dialogo, della saggezza dei più anziani. E soprattutto delle donne. Le stoffe pesanti damascate ma anche i ricami, i pizzi e le trine, disegnano pacati le geometrie di questi gonfaloni della dolcezza, della riflessione, della stasi. I colori sono neutri, rarefatti, spenti, tanto da sembrare polverosi. Un’antica saggezza che muove verso una neutralità del fare, una predilezione per il gesto semplice, non invasivo, quotidiano e domestico. Il mondo come una casa. Accogliente. E il suo stendardo fatto con metraggi di broccato color cipria.
Anche una scrittura oggi identificata come “nemica”, quella araba, viene riprodotta sul tessuto come se fossero arabeschi decorativi, leggeri e delicati. E un’altra immagine pugnace, quella della mimetica militare, trova il suo simulaLisa Wade, Stelle dalle Strisce (Stars from Stripes), 2006 - Bitume e colore su tessuto montato su legno - cm 200 x 160; 12-18 cm di diametro ciascuno cro in ciò che può essere un suo netto opposto, la tela per la raccolta delle olive. Qui il verde suggerisce un rapporto con la natura non opportunista, non giocato sulla mimèsi camaleontica col fine della distruzione, ma rispettoso, di reciproca cura, e perché no, di amore. Il tenue come linimento delle ferite imposte dalla violenza, il neutro come la neutralità mantenuta in un conflitto, la delicatezza di un gesto, quello del tessere, che emerge espressivo nella fievolezza dei colori e dei disegni. E la reinterpretazione delle stelle, sezionate e ricomposte, come a voler riconoscere una non raggiunta identità dell’uomo –e della donna– della pace, come se ancora si fosse, nel definire questo concetto, nel caos più assoluto. Paradossalmente proprio quello dal quale, secondo Nietszche, può nascere l’astro luminoso e danzante. E così, ridotte a festoncini di tessuto, si limitano a puntellare la parete come piccoli embrioni di serenità, colorati, sì, ma armoniosi e innocui, tentando di diventare un simbolo di quieta convivenza davvero impossibile da equivocare.

valeria silvestri
mostra visitata il 2 maggio 2007


dal 27 aprile al 24 maggio 2007 – Lisa Wade – Empire
Z2o Galleria – Sara Zanin, Via Dei Querceti 6 (zona centro, San Giovanni)
orario: martedì a sabato 14.30 – 19.30 (lunedì chiuso) o su appuntamento
(possono variare, verificare sempre via telefono) – ingresso libero
catalogo: con testo a cura di Antonio del Guercio
Per informazioni: tel. +39 0670452261 fax +39 0677077616 (fax)
info@galleriaz2o.it – www.z2ogalleria.it


[exibart]

2 Commenti

  1. Mi piace molto l’idea di rivisitare le bandiere , l’idea di farne qualcosa di diverso da un simbolo guerresco o comunque ” assoluto “.
    Ecco qualcosa di davvero geniale, finalmente !

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