20 luglio 2013

Fino al 27.VII.2013 Felix Gonzalez-Torres Roma, Franz Paludetto

 
Attaccamento verso l'altro, sapore dolce del ricordo e consapevolezza di un presente amaro. L'amore che non muore raccontato da Gonzalez-Torres, in un'installazione delicata quanto emotivamente letale -

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Nel 1991 Felix Gonzalez-Torres (Guáimaro 1957 – Miami 1996) ci ha lasciato una delle più laconiche e agrodolci dediche d’amore mai prodotte in materia di arti visive. Castello di Rivara, l’artista cubano combina le opere Untitled (Loverboy) e Untitled (March 5th) #1, creando un’installazione in cui l’importanza del legame con il compagno scomparso è dichiarata attraverso la duplicità – vincolante e paritetica – di due tende (a loro volta doppie) e due piccoli specchi tondi accostati tra loro. Con questi pochi mezzi il concetto di “coppia” è presto reso assoluto, riformulato in una fondamentale condizione di sussistenza sperimentata sulla propria pelle e restituita pubblicamente con semplicità vera, pura e più forte di qualsiasi preconcetto umano. Una lezione di vita che nasce dall’incondizionata e obbiettiva coscienza degli eventi, pronunciata senza il bisogno di salire in cattedra, fregandosene delle convenzioni (poiché nemmeno contemplate) e procedendo ben oltre il minimo valore degli oggetti manipolati in un razionalismo minimalista sempre carico di sentimento. 
Felix Gonzalez-Torres – Untitled (March 5th) #1 e Untitled (Loverboy) – installazione presso il Castello di Rivara – courtesy Franz Paludetto – photo Giorgio Mussa
Oggi, passati ventidue anni da quel ’91 e diciassette dalla morte dell’artista, scarseggiano le personalità che come Gonzalez-Torres annoverano tra le loro capacità quella di una riflessione personale e universale al contempo, nonché quella di saper penetrare nei propri simili e magari permettersi di far crollare qualche loro convinzione di troppo. Ben venga allora il recupero dell’installazione organizzato nella piccola sala della Franz Paludetto di Roma, attento, rispettoso e accompagnato in più da un bellissimo scatto estrapolato dal primo allestimento. Tuttavia si dà il caso che proprio lo scatto getti qualche ombra sull’effettiva validità di questa riesposizione, specialmente se si considera che un’opera (d’arte) non è mai solo questione formale e che ciò vale a maggior ragione per il lavoro di Gonzalez-Torres sotto esame. 
Quel che a Rivara possedeva una connotazione peculiare e incomparabile qui si perde a malincuore nel vagamente pedissequo. Se la disposizione precisa di tutti i materiali (compresa l’altezza da terra degli specchi) non cambia certo di una virgola la lettura formale d’insieme, a venir meno è la qualificazione poetica di alcuni dettagli, come l’effimera leggerezza delle tende azzurrine in origine mosse dal vento e attualmente statiche per mancanza di finestre, nonché il loro contrasto con la ruvidezza bruna del cotto poroso, nel caso sostituito da un resinato lucido di tono non troppo dissimile. Anche il cambio pareti, da vissute e massicce a perfettamente lisce e bianche, rimarca la natura unica di un lavoro che a Rivara assumeva nel complesso un’energia interiore ora percepibile solo in versione depotenziata. 
Forse troppa emotività ha coinvolto in modo irreparabile quegli oggetti utilizzati come simboli arbitrari dall’artista; troppo li ha radicati in un hic et nunc difficilmente ripetibile altrove con la stessa identica efficacia.
Andrea Rossetti
mostra visitata il 28 giugno 2013
dal 24 giugno al 27 luglio 2013
Felix Gonzalez-Torres
Franz Paludetto
Via degli Ausoni 18 – (00185) Roma
Orari: da lunedì a venerdì, ore 17 – 20

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