13 marzo 2007

fino al 29.IV.2007 Renato Mambor Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna

 
Oggettivarsi, attraverso la bidimensionalità dei piani. Prendere individualmente consapevolezza dell'Altro, per cambiare il proprio modo di essere al mondo. Non c'è io senza noi. Questo sembra dirci Mambor…

di

Separè: chiara sintesi di tutto un percorso conoscitivo ed esperienziale che Renato Mambor (Roma, 1936) ha compiuto dagli anni Cinquanta sino ad oggi. Dalla prima esposizione alla Galleria Appia Antica insieme a Cesare Tacchi e Mario Schifano, al coinvolgimento nella cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, che riconosce il primo grado dell’avanguardia romana, fino ad una relazione appassionata che intreccia con il teatro e il Gruppo Trousse, da lui fondato nel 1975. Sono tutti elementi questi che giocano un ruolo fondamentale nella poetica di Mambor: un percorso biografico che traspone sulle tele quello slittamento del significato che da soggettivo si apre all’oggettivo. Obiettivo formale della sua carriera artistica è infatti il perseguimento di un’oggettività dichiarata, cavillo di bonaria contestazione all’Informale pittorico che assillava gli animi artistici della metà dello scorso secolo. Un’oggettività che l’artista assume mediante una presa di posizione che è quella della propria virtualizzazione. Mambor c’è e non c’è. Le figurine nere, che campeggiano sulla superficie dei suoi quadri sono ridotte alla semplificazione estrema: sagome ritagliate come perimetro della sua immagine, recinti della sua assenza.
La sala articola un percorso espositivo che vuole ricalcare quella stessa dinamica che permette all’uomo, soggetto-osservatore, di stagliarsi prima all’interno del quadro (Timbri, 1963; Uomini Statistici, 1962), in immagini iconiche rubate alla segnaletica convenzionale, poi al limite della cornice della rappresentazione, sempre ridotta alla semplificazione delle linee e al minimo dell’ornamento (Osservatore, 1990), infine quindi alle dodici installazioni, protagoniste della sala Dossier della Galleria d’Arte Moderna.
Renato Mambor, Uomini timbro, timbri con tecnica mista su carta, 1963
“Separé allude ai dispositivi che rimarcano una separazione. Pannelli-paravento. Ciò che separa è proprio il nostro modo di guardare” (Renato Mambor). C’è un assunto fondamentale nell’arte di Mambor: la volontà di aprirsi al destinatario dell’opera, rendere coabitabili spazi nel connubio fra arte e vita. L’Osservatore scende dalla cornice per varcare una soglia, quella predisposta dalle sagome intagliate nei differenti pannelli, tutte proiettate su altrettanti piani le cui superfici ospitano materiali (ad esempio bulloni, pellicce, stecche di rame): pannelli-ambienti preceduti da sagome vuote “in attesa di una relazione”.
Come nota Achille Bonito Oliva, Mambor porta a tre dimensioni quel gioco di alternanze tra piani che era proprio di Magritte, vi crea uno spazio interno, abitabile da chiunque voglia farsi attore della propria rappresentazione e percezione (evidenti qui le influenze dell’esperienza teatrale). E aprirsi all’oggettività della relazione: quella fra ambiente e individuo, e fra diversi individui: “il cambiamento della percezione, lo sguardo nuovo è già in sé un cambiamento umano”, scrive l’artista. Il critico parla di “un intervallo in cui cova la vita”, “un universo coreografico in cui Mambor riduce la presa soggettiva per favorire lo scambio sociale”.
Renato Mambor, L
La collocazione delle opere garantisce così un coinvolgimento fisico di chi le “attraversa”, partecipa della vita dell’artista, che per primo sostiene l’idea di un’Opera Totale, che si moduli lungo la continuità di una propria produzione, e coinvolga attivamente tutte le relazioni che essa innesca, siano queste con gli spettatori, ora attori in scena, siano i luoghi che la ospitano. Perché “un lavoro nasce per uno spazio”: ogni elemento apporta qualcosa, tutto si relaziona con tutto.

articoli correlati
Renato Mambor – Progetto per un’Antologica III
Mambor in mostra a Roma

chiara li volti
mostra visitata il 25 febbraio 2007


Renato Mambor – Separè. Oggetti scultorei.
Galleria Nazionale d’Arte Moderna a cura di Marina Gargiulo, Angelandrina Rorro. Viale delle Belle Artii,131 ROMA dal 25 febbraio 2007 al 29 aprile 2007
ingresso Euro 9,00 Intero – Euro 7,00 Ridotto(per i cittadini UE sotto i 18 e over 65) – Ai visitatori di Stati non UE si applicano le disposizioni sull’ingresso gratuito a condizione di reciprocità. Tel. 06 32298221 – Fax 063221579
email: comunicazione.gnam@arti.beniculturali.it
da martedì a domenica ore 8:30 – 19:30. Chiuso lunedì.
www.gnam.beniculturali.it


[exibart]

4 Commenti

  1. Bisogna avere un bel coraggio alla Galleria Nazionale di Roma fare mostre così pessime, di artisti così mediocri e poi non aprire ai giovani italiani che son qualitativamente parlando totalmente superiori.
    Non comprendo ancora come mai in questo paese non si cerchi di imitare (chiaramente impossibile sperare che si eguagli) il sistema contemporaneo dell’arte tedesco, inglese o americano dove le istituzioni sponsorizzano e mostrano oltre a grandi artisti storici (e non è questo il caso…), i giovani artisti emergenti!
    Signori… ci vogliono le PALLE per fare cultura … non basta raccontarle!

  2. A mio avviso Mambor è un artista mediocre, anche meno, l’attenzione su di lui mi fa pensare alla mancanza di idee che vi è nei curatori italiani e alla loro provincialità.

  3. Separè è un’installazione coinvolgente
    Mambor è un artista importantissimo per il panorama romano, e non solo, da quasi 50 anni e continua a stupirci con creazioni sempre nuove e ricche di contenuti e messaggi per tutti

  4. Non sono in accordo con i commenti negativi su Mambor come artista; è un concettuale, quindi come gli artisti di questo genere meno facile da interpretare rispetto ad altri; tuttavia riscontro nelle sue opere una autentica genialtà che in altri non ritrovo; l’invenzione dell’uomo statistico, dei timbri e da ultimo, come sviluppo della concettualità che lo ha sempre contraddistinto, l’osservatore, li trovo di una superiorità concettuale ed ideativa assolutamente geniale; in verità non è facile “fare” pittura concettuale; ci vuole un coraggio ed una convinzione ideologica che non è da tutti ma solo dei grandi; ho visto la mostra dei suoi lavori e mi ha entusiasmato come poche altre; ritengo sia uno degli artisti in assoluto più creativi, innovativi, ed originali che l’italia abbia prodotto negli ultimi anni; è un autentico e puro concettuale ed in lui si vede l’influenza della vicinanza di un altro grande con cui ha condiviso un lungo percorso di maturazione artistica, Tano Festa; ritengo Mambor il suo erede ma, a mio personale parere, con un qualcosa in più; lo trovo assolutamente geniale ed anche le opere che ha esposto a Venezia in biennale erano assolutamente straordinarie ed hanno destato l’interesse profondo di tutti i visitatori della mostra, in particolare dei critici d’arte, specie stranieri; Mambor è veramente geniale ed i suoi lavori ti restano in mente, ti fanno pensare, ti suscitano sempre emozioni ed interrogativi; lo ritengo uno dei più grandi artisti italiani degli ultimi anni e spero che gli venga riconosciuto il successo che merita.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui