10 dicembre 2003

fino al 31.I.2004 Richard Hughes Roma, Roma Roma Roma

 
Un sacco pieno di stracci, una bottiglia d’acqua, copertoni di bicicletta. Rifiuti e oggetti trovati. Calchi, per giocare sullo slittamento tra realtà e finzione. Per alterare, più che riprodurre. Lui, Richard Hughes esordisce così in Italia. Un altro cuginetto degli Young British Artists?

di

Richard Hughes, nato nel 1974 a Birmingham, esordisce in Italia –lo spazio è quello di RomaRomaRoma, che inizia così la sua season– con un’installazione minimale, fredda, come se ne vedono molte. Un sacco pieno di stracci, una bottiglia d’acqua appoggiata in un angolo, un materasso incenerito, una serie di stickers attaccati ad una colonna della galleria ed altri oggetti di rifiuto riciclati e reassemblati.
Percorrendo il breve corridoio all’entrata, la parete appare ricoperta di spilli con Richard Hughes piccoli pezzi di carta colorata attaccati. In realtà, avvicinandosi, si scopre che tutto è disegnato, o meglio, ricalcato. L’interesse dell’artista sta proprio nello spiazzamento che si ha di fronte alla replica di un oggetto, nel giocare sullo slittamento tra realtà e finzione. L’idea di copia come alterità anziché riproduzione fedele di un qualcosa.
Se la mensola col fiammifero perennemente acceso è divertente, altri lavori sono meno originali e interessanti come i tre cerchioni di bicicletta ripresi dai bordi di un’autostrada e ricontestualizzati nello spazio espositivo o una piccola scultura di una pantera in porcellana prima distrutta e poi riassemblata.
Una ricerca, quella di Richard Hughes, che per certi versi può ricordare Rachel Whiteread, autrice del famoso calco di una casa in via di demolizione, ma con un gesto più sottile, meno monumentale e sicuramente più estetico, riscontrabile tanto nelle opere quanto nell’allestimento.
Un artista su cui forse è prematuro dare un giudizio visto il ristretto numero di opere prodotte, ma che dimostra –almeno fin’ora- una ricerca meno originale di altri artistiRichard Hughes inglesi della sua generazione come Jonathan Monk o Martin Boyce (scozzese, che ha esposto in questa galleria l’anno scorso). L’impressione è che sia maggiore l’attenzione sul come presentare il lavoro rispetto al contenuto del lavoro stesso.

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mostra vista il 22 novembre 2003


Richard Hughes
RomaRomaRoma, via dell’arco de’ tolomei 2 (trastevere, isola Tiberina), 065881761, mail@romaromaroma.biz , mar_sab 12-19.30


[exibart]

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