26 marzo 2007

fino al 31.III.2007 Domenico Mangano Roma, Magazzino d’Arte Moderna

 
C’è tutto: video, fotografia e pittura (che rappresenta una novità). Una documentazione dello sviluppo della ricerca dell’artista palermitano. Dominata da toni cupi e sinistri, ma anche ironici e paradossali…

di

Domenico Mangano (Palermo, 1976; vive tra Palermo e Roma) usa il video e la fotografia, media che gli permettono di prelevare e congelare frammenti di realtà, lacerti della personale quotidianità palermitana. A questi ha aggiunto ora anche la pittura. Ed è sulle tele che scioglie le briglie della fantasia. Nei tre quadri esposti a Roma ha creato, con tinte decise che non lasciano spazio a sfumature, paradossali scenari, apparentemente sereni e rassicuranti. Come nei quadri cinquecenteschi, dove nello sfondo si contrapponevano un paesaggio duro e roccioso e uno idilliaco e lussureggiante, così Mangano ha portato in primo piano scenari tra loro stridenti, fondendoli. In Ducks 4 sale montagne ghiacciate si trasformano in un panorama tropicale, con tanto di anatra in volo e altissime palme. In Early Sunday morning with Dromedary imponenti, hopperiane architetture si affacciano sulla Main Street, dove cammina tutto solo, gettando un’ombra incongruente, un sornione dromedario. Infine, in Moon Landing, uno spiritoso astronauta saluta, dopo aver fatto una passeggiata sul suolo lunare, di cui si possono vedere ancora le impronte vicino ad una sorta di bucranio -onnipresente nei deserti dei film western- non molto distante da un piccolo accampamento indiano, con tanto di tende e fuocherello fumante.
Il teschio di bue fa da trait d’union con il video The Pine Float. Dallo zio, indimenticabile protagonista dei primi video, Mangano passa qui alla figura del padre, raccontata però con un certo distacco. Il genitore viene osservato senza il coinvolgimento filiare, con uno sguardo che è quello dell’artista verso l’oggetto della propria ricerca. Un uomo di mezz’età vaga nei campi e svolge attività contadine tra alberi di cachi. Mentre sarchia il terreno, con zappa e piccone, dissotterra un teschio di bue, che poi porta con sé, come un trofeo o come un amuleto, lungo il suo peregrinare per campi. Sempre con riprese “sporche”, servendosi di uno sfocato molto spinto, di forti primi piani e dissolvenze, Mangano cerca di dare una lettura psicologica del soggetto.
Domenico Mangano, Ducks 4 Sale, 2006 - Olio su tela - 102 x 156.5 cm
Nei video c’è un’altra novità: per la prima volta hanno un carattere narrativo. Soprattutto Dark Messages, dove, con fare quasi giornalistico, l’artista crea una storia di cui lascia aperto il finale. Dopo aver dato una connotazione ambientale -un porto, ovviamente quello di Palermo-, dalle finestre della propria abitazione è ignaro testimone di un ambiguo incontro serale tra due macchine di giovani: l’indomani una delle due vetture verrà ritrovata capovolta fuori strada, un’autombulanza condurrà via uno dei passeggeri. Non sappiamo se vivo o morto.
La stessa sinistra atmosfera è presente nelle recenti fotografie, dove si aggiunge anche un certo cinismo e un forte senso di desolazione. Carcasse di animali morti lungo il ciglio della strada o motociclette incendiate esprimono un chiaro sentimento di abbandono. E di morte.

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Dal 9 febbraio al 31 marzo 2007
Domenico Mangano – Happy Ending
MAM – Magazzino d’Arte Moderna, via dei Prefetti 17 (centro storico – Pantheon) Roma – info 06 6875951 – f. 06 6875951
info@magazzinoartemoderna.comwww.magazzinoartemoderna.com
orario: martedì/venerdì 11.00/15.00 – 16.00/20.00 – sabato 11.00-13.00 – 16.00/20.00 – lunedì chiuso (possono variare, verificare sempre via telefono)
ingresso libero


[exibart]

8 Commenti

  1. ripeto mai cosa piu’ noiosa e’ vedere artisti che seguono il fare pittura germanico vedi l’intromissione del cervo ma senza nuovi contributi.
    Nella foto yellow car vedo la pittura di un siciliano molto noto e qui sono daccordo con certi commenti su exibart tv.
    Niente di nuovo e mi dispiace.
    Si vede si avverte la pochezza delle forzature intellettuali.

  2. complessivamente tutta l’opera di questo ragazzo é un controsenso, diciamo che va piú o meno volontariamente (forse gli viene chiesto) dove lo porta il mercato. poi non capisco perché tutti gli artisti che non riescono a vivere del proprio lavoro video, fotografico o d’installazione, debbano fare per forza della pittura, suona a qualcosa come: “si, peró la famiglia la devo pur campare”. pittura tedesca comunque non mi pare proprio, forse un po americana, diciamo, giovanile. il cervo e tutto quest’uso di inglese poi non lo capisco, si, fa molto cool, ma mangano non ci parlava della sicilia?
    comunque, premio celeste 2007 a domenico mangano, sicuro, se lo merita.

  3. Fare pittura germanica? Ma avete visto la mostra dal vivo? Conoscete personalmente l’artista? Avete mai parlato con lui? Almeno il comunicato stampa della mostra, prima di incartarvi, potreste leggerlo. Il titolo della mostra è “Happy Ending” (non è ne tedesco ne parla di pittura anzi…) si avverte, ma ribadisco bastava leggere il comunicato stampa, che la mostra in generale riecheggia e cita un certo tipo di cultura cinematografica… pitture comprese…per gli ignoranti e i cechi ecco i riferimenti: Carnivals of Souls di Herk Harvey, Detour di Edgar G. Ulmer, The Night of Hunter di Charles Laughton, Badlands di Terrence Malick, Persona di Ingmar Bergman, Stalker e Solaris di Andrej Tarkovskij e soprattutto David Lynch…. le citazioni sono ricercate e volute … questione di background…altro che copia di Perrone etc… facile a dirsi… e come chiedere ai superlativi Maresco e Ciprì: conoscete Pasolini? o Ernest lubitsch ? Tod Browning etc…
    Gli “artisti” bravi senza presunzione conoscono, studiano, citano, rielaborano e reinterpertano il “mestiere” ed è questo che fa la differenza e la durata di un “idea”.
    Il contrasto è la nota preponderante di tutti questi nuovi lavori e quindi molteplici sono i modi in cui opera l’immaginazione. Mangano ricerca tracce continue da trasformare in spazio mentale, dove il pensiero in divenire diventa materiale da utilizzare. Pensiero plastico, flusso ininterrotto di registrazioni e modificazioni, espressione singolare delle proprie intuizioni, ossessioni, seguendo appunto “una logica plastica”. Fantasma come fantasia, l’artista si propone di invitare il fruitore ad avere un rapporto con l’immagine molto più forte di quanto non lo abbia con la realtà, incontrando l’apparizione, intesa come improvviso verificarsi di eventi sinistri e desueti. Il percorso della mostra è attraversato da Texture visive e sonore, immagini rarefatte, immagini mute, fessure buchi che amplificano gli aspetti comuni come in un continuo fuso orario.
    “Per raccontare storie esecrabili occorre utilizzare materiali altrettanto esecrabili”, occorre fare un tuffo in quella zona infinita che si trova dietro le apparenze delle persone e delle cose,
    immergersi in atmosfere di sospensione che hanno la funzione di innescare uno sguardo perturbante. Storie di doppi, quindi di identità scambiate, di repliche e duplicazioni, universi paralleli oppure intersecatisi, vite scambiate, rivissute, desiderate.
    Un flusso emotivo che intensifica le zone del reale, ne amplifica le potenze, lasciando al reale il suo statuto aleatorio, indecidibile, emozionante.
    Visto che vi interessa la cultura tedesca, spero che voi conosciate almeno Theodor Wiesengrund Adorno…costui diceva : … che il nuovo è fratello della morte… tanto per chiarire l’etica del lavoro di Mangano.
    nuovi contributi…niente di nuovo… sono di norma i termini usati da gente frustrata, borghese, pigra e annoiata… scusate senza offesa per nessuno ma dubito a priori di chi propone demagogicamente codesti termini senza pensare e osservare bene un lavoro e poi credete ancora agli artisti che vi impallinano con i nuovi contributi e innovazioni? Che presuntuosi!
    Mangano mi ha parlato del suo lavoro in divenire, lui mi ha descritto con una grande vitalità la sua mostra all’inaugurazione, lo seguo da 7 anni, ho comprato delle sue opere e nemmeno a poco prezzo perché lo trovo sincero e puro. Questi ultimi lavori sono interessanti perchè hanno un ingenuità disarmante, la mostra è un percorso da scoprire pezzo per pezzo, c’è molta carne al fuoco, Mangano gioca con gli stereotipi e lo fa con una sua cifra personalissima, si mette in discussione, si confronta con la pittura e lo fa con consapevole leggerezza, anche un ceco percepirebbe quel tipo di atmosfera noir che Mangano a saputo ricreare in galleria, una tensione sonora e non solo apparentemente immagini.
    Poi si sa, l’invidia annebbia la vista anzi acceca…

  4. collezionisti italiani?
    achille! avresti potuto investire meglio i tuoi soldi, magari nella stessa galleria… ma se tu sei contento cosí… comunque molto divertente il tuo commento, con tutte le citazioni colte che fai la mia nonnina nel paese rimarrebbe stupefatta davanti a tanta cultura…

  5. i riferimenti citati sono tutti dei capolavori, questo è indiscutibile, alcuni tuttoggi sono ancora insuperabili, visto la moltitudine di banalità del cinema contemporaneo e dell’arte contemporanea. non so se per un giovane artista sia proprio una cattiva idea riscrivere determinate idee.

  6. achille rasenti la tristezza provinciale tristezza!
    ma a chi difendi!
    ma stai dicendo vero?
    sono commenti mica siamo in un processo!
    non lo mettiamo a rogo mangano non ti preoccupare ma quando si cerca di difendere qualcuno come fai tu vuol dire che il lavoro di quel qualcuno non si riesce a difendere da solo!

    quello era gia’ evidente a tutti.

  7. ma che invidia se nell’arte c’e’ posto per tutti!
    sempore piu ridicolo Achille.

    L’unico che fa invidia nell’arte sono certi critici che non fanno nulla e hanno le tasche piene di soldi.

  8. Ma fategli fare alla gente quello che ritiene piú opportuno. Tutti criticano, tutti assolvono, ma a lavorare non ci pensa mai nessuno…

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