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16
luglio 2008
fino all’1.IX.2008 Jonas Dahlberg Roma, Magazzino d’Arte Moderna
roma
Tre sequenze fotografiche. Tre grandi still. Tre video. Tre, il numero portante della videoinstallazione dell’artista svedese. Di ritorno dalla recente Fiera d’Oltralpe...
Per chi non l’avesse notata, per confusione o stanchezza, nella sezione Art Unlimited di ArtBasel, la nuova videoinstallazione di Jonas Dahlberg (Uddevalla, 1970; vive a Berlino e Stoccolma) è nuovamente visibile nella galleria romana di Mauro Nicoletti.
Oltre al numero, il recente lavoro dell’artista svedese ruota attorno a un preciso pensiero, quello del tempo. E alle sue conseguenze. Anticamente, il giovane titano Kronos teneva fra le sue mani la cupa falce e la scarna clessidra, a continuo monito del suo inesorabile trascorrere e del suo sicuro compimento.
Con una puntuale ed elaborata simbologia, Dahlberg ha trasposto, e così attualizzato, il concetto dello scorrere cronologico del tempo in una forma del tutto originale. All’idea del suo passare, solitamente è associata quella dell’inevitabile distruzione, del disfacimento, della fine, della morte. E l’artista, concetto e idea, li ha interpretati per tutti i gusti. Per l’osservatore paziente, per quello mordi e fuggi e per quello che tenta di prendersene un po’, di tempo.
L’osservatore paziente, infatti, può sedersi con calma e comodità su una delle tre panche all’interno della stanza, tassativamente tutta nera, compresa la moquette del pavimento. Dalla panca può vedere un video. Con inquadratura fissa, in bianco e nero, è ripreso un diverso ambiente domestico, le Three rooms, appunto. Una camera da letto, una sala da pranzo e un salotto. Immerse nel più totale silenzio e illuminate da un particolare taglio di luce. E nulla accade, in apparenza.

Perché se si ha, appunto, quella famosa pazienza di aspettare, qualcosa di infinitesimale accade. Ci vogliono, sì, circa ventisette minuti perché l’evento giunga al suo compimento, ma alla fine il tempo ha fatto il suo innegabile decorso. Quegli ambienti, per il lento trascorrere temporale, si disintegrano letteralmente. Dapprima la lampada, poi il tavolino, in seguito le sedie, l’armadio, e via via tutti gli oggetti di arredamento, e rimane, alla fine, solamente lo spazio vuoto.
Immersi è il termine più appropriato per descrivere la situazione. Perché Dahlberg, con pazienza e cura certosina, ricostruisce in scala e in cera gli ambienti domestici che poi immerge nell’alcol. È la reazione chimica che si viene a creare che lentamente erode le maquettei. E quest’immersione riesce a creare anche un certo effetto ralenti, perché gli oggetti, man mano che si disintegrano, cadono lentamente, come fiocchi di neve, fino all’assoluta dissoluzione.

Mentre l’osservatore che cerca di prendersi un po’ di tempo può guardare, in maniera leggermente più rapida, tutto il decorso dell’evento attraverso la sequenza fotografica che ripropone ogni singolo still del video. Infine, l’osservatore mordi e fuggi, attraverso tre singoli scatti fotografici di medie dimensioni, ha la sincopata sintesi del tutto.
Oltre al numero, il recente lavoro dell’artista svedese ruota attorno a un preciso pensiero, quello del tempo. E alle sue conseguenze. Anticamente, il giovane titano Kronos teneva fra le sue mani la cupa falce e la scarna clessidra, a continuo monito del suo inesorabile trascorrere e del suo sicuro compimento.
Con una puntuale ed elaborata simbologia, Dahlberg ha trasposto, e così attualizzato, il concetto dello scorrere cronologico del tempo in una forma del tutto originale. All’idea del suo passare, solitamente è associata quella dell’inevitabile distruzione, del disfacimento, della fine, della morte. E l’artista, concetto e idea, li ha interpretati per tutti i gusti. Per l’osservatore paziente, per quello mordi e fuggi e per quello che tenta di prendersene un po’, di tempo.
L’osservatore paziente, infatti, può sedersi con calma e comodità su una delle tre panche all’interno della stanza, tassativamente tutta nera, compresa la moquette del pavimento. Dalla panca può vedere un video. Con inquadratura fissa, in bianco e nero, è ripreso un diverso ambiente domestico, le Three rooms, appunto. Una camera da letto, una sala da pranzo e un salotto. Immerse nel più totale silenzio e illuminate da un particolare taglio di luce. E nulla accade, in apparenza.

Perché se si ha, appunto, quella famosa pazienza di aspettare, qualcosa di infinitesimale accade. Ci vogliono, sì, circa ventisette minuti perché l’evento giunga al suo compimento, ma alla fine il tempo ha fatto il suo innegabile decorso. Quegli ambienti, per il lento trascorrere temporale, si disintegrano letteralmente. Dapprima la lampada, poi il tavolino, in seguito le sedie, l’armadio, e via via tutti gli oggetti di arredamento, e rimane, alla fine, solamente lo spazio vuoto.
Immersi è il termine più appropriato per descrivere la situazione. Perché Dahlberg, con pazienza e cura certosina, ricostruisce in scala e in cera gli ambienti domestici che poi immerge nell’alcol. È la reazione chimica che si viene a creare che lentamente erode le maquettei. E quest’immersione riesce a creare anche un certo effetto ralenti, perché gli oggetti, man mano che si disintegrano, cadono lentamente, come fiocchi di neve, fino all’assoluta dissoluzione.

Mentre l’osservatore che cerca di prendersi un po’ di tempo può guardare, in maniera leggermente più rapida, tutto il decorso dell’evento attraverso la sequenza fotografica che ripropone ogni singolo still del video. Infine, l’osservatore mordi e fuggi, attraverso tre singoli scatti fotografici di medie dimensioni, ha la sincopata sintesi del tutto.
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MAM – Magazzino d’Arte Moderna
Via dei Prefetti, 17 (centro storico) – 00186 Roma
Orario: da martedì a venerdì ore 11-15 e 16-20; sabato ore 11-13 e 16-20
Ingresso libero
Info: tel. +39 066875951; fax +39 0668135635; info@magazzinoartemoderna.com; www.magazzinoartemoderna.com
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